BioWare, un tempo uno degli studi più amati nel mondo dei videogiochi, è oggi al centro di una riflessione amara da parte di David Gaider, storico autore e mente dietro l’universo narrativo di Dragon Age. Dopo 17 anni trascorsi tra capolavori come Baldur’s Gate 2 e le prime tre iterazioni della saga fantasy, Gaider ha deciso di parlare apertamente della parabola dello studio, segnata – secondo lui – da una lenta ma costante erosione dell’indipendenza creativa in seguito all’acquisizione da parte di EA.
“All’inizio era un team glorioso,” racconta Gaider in un’intervista (grazie a GamesRadar), ripercorrendo i tempi in cui scriveva freneticamente sceneggiature per D&D e Dragon Age. “Mi chiamavano la macchina. Era dura, ma ci divertivamo. Ogni giorno portava qualcosa di nuovo, e avevo davvero voglia di andare al lavoro.”
Ma dietro all’entusiasmo, c’era già l’ombra del crunch: turni massacranti, accettati come norma in nome della passione per il genere RPG. Tuttavia, quello spirito autentico, basato su creatività e scrittura di qualità, ha iniziato a sbiadire con l’entrata di EA. All’inizio, racconta Gaider, sembrava esserci una visione comune: fare giochi “di prestigio” con l’obiettivo di qualità prima del profitto. Ma con il cambio della leadership in EA, quella visione si è infranta.
I co-fondatori Greg Zeschuk e Ray Muzyka, che speravano di riformare EA dall’interno, si sono presto resi conto che “il serpente stava inghiottendo l’elefante”, e hanno lasciato lo studio. Dopo la loro uscita, il cambiamento è diventato evidente: BioWare non aveva più carta bianca. Ogni concessione ottenuta da Electronic Arts, come una proroga nei tempi di sviluppo, veniva scambiata con qualcosa, come l’abolizione delle ferie natalizie, in nome di un allineamento con la politica aziendale.
Secondo Gaider, BioWare ha gradualmente perso il controllo delle sue decisioni fino a diventare una versione depotenziata di sé stessa. “Non posso parlare di ciò che è accaduto dopo il 2016,” ammette, “ma credo che i risultati parlino da soli.” Con Anthem come esempio negativo e la saga di Dragon Age in fase di stallo, il quadro dipinto è quello di una casa di produzione una volta leggendaria, ora smarrita sotto il peso delle logiche aziendali.
Aggiungiamo inoltre che Dragon Age: The Veilguard ha realizzato vendite molto negative, imponendosi come un flop anche su PlayStation Plus.