In un panorama videoludico dove il successo è spesso misurato con il consenso unanime, Hideo Kojima ha fatto qualcosa di inaudito: ha rallentato lo sviluppo di Death Stranding 2: On the Beach per renderlo meno perfetto. Il motivo? Era troppo apprezzato. A rivelarlo è stato Yoann Lemoine, in arte Woodkid, musicista e collaboratore stretto di Kojima, che ha curato la colonna sonora dinamica del gioco.
Durante un’intervista concessa a Rolling Stone, Lemoine ha raccontato un episodio sorprendente: a metà sviluppo, Kojima gli avrebbe detto chiaramente che i test stavano andando “troppo bene” e che questo rappresentava un campanello d’allarme. Ebbene sì, per il celebre game designer, se un’opera è amata da tutti fin da subito, significa che è stata preconfezionata per piacere, e proprio per questo motivo ha deciso di riscrivere alcuni snodi fondamentali della trama, cambiando elementi chiave per disturbare, sorprendere e costringere i giocatori a confrontarsi con l’inatteso.
Secondo Lemoine, Kojima avrebbe affermato quanto segue durante lo sviluppo di Death Stranding 2: On The Beach:
“Sarò veramente onesto, stiamo facendo dei test con i giocatori e i risultati sono troppo buoni. Lo apprezzano troppo. Questo significa che qualcosa non va bene; dobbiamo cambiare qualcosa”.
Il pensiero di Kojima è radicale ma coerente con la sua visione autoriale: un videogioco deve stimolare emozioni contrastanti, dividere il pubblico, creare dibattito. “Voglio che le persone finiscano per apprezzare qualcosa che non amavano al primo impatto”, ha confidato a Woodkid. Per lui, il rischio di diventare mainstream è una minaccia concreta alla propria integrità artistica.
E in questo clima di continua tensione tra accessibilità e sperimentazione, la musica di Death Stranding 2 diventa parte attiva dell’esperienza. Woodkid ha composto centinaia di ore di musica procedurale, brani che si adattano in tempo reale alle azioni del giocatore senza interrompere la narrazione. Ogni traccia ha decine di versioni e stratificazioni che mutano in modo fluido, dando al suono la stessa complessità e imprevedibilità del gameplay.
Dietro tutto questo, non c’è solo una visione geniale, ma anche un’intensa collaborazione tra Kojima e i suoi artisti. Woodkid parla del processo come di un “giardino da coltivare insieme”: lui forniva semi musicali, Kojima li trasformava in scene narrative. Persino Elle Fanning, attrice coinvolta nel progetto, ha inciso una versione alternativa della canzone principale “To the Wilder”, trasformandola in un dialogo emotivo tra due personaggi.
Il risultato è un’opera che si rifiuta di accontentare. Non cerca il consenso facile, ma vuole farsi digerire a fatica, come ogni forma d’arte realmente trasformativa. In un settore sempre più dominato da formule e sequel prevedibili, Death Stranding 2: On the Beach si pone come un’eccezione: un tripla-A che sceglie di essere incompreso pur di restare vero. Un rischio raro, e forse per questo, necessario.
Consigliamo infine di recuperare il video che riassume la storia del primo capitolo. Aggiungiamo che è stato svelato di recente il peso di Death Stranding 2: On The Beach.