In attesa di scoprire cosa ci attenderà per il prossimo Dragon Quest XII, l’ennesimo spinoff della celebre saga di JRPG firmata Square Enix si aggiunge alla lista nel tentativo di rendere meno spasmodica la stessa. Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai è l’adattamento dell’omonima serie manga ispirata al brand edita a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, un vero e proprio fenomeno commerciale in Giappone.
Sviluppato da Game Studio Inc. e Kai Graphics, il titolo si discosta dai canoni del JRPG a turni della serie principale per proporre una formula più orientata verso l’action. Un ottimo antipasto in vista della dodicesima iterazione o un contentino non all’altezza delle aspettative? Scopritelo nella nostra recensione di Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai.
Dalla carta ai pixel
Dragon Quest: The Adventure of Dai è un manga piuttosto popolare in Giappone, edito da Shonen Jump dal 1989 al 1996, e dal quale è stata tratta anche una serie anime. Lo stesso manga è stato pubblicato anche da noi in Italia grazie a Star Comics nel 1997, senza però riscuotere lo stesso successo, ma comunque lasciando indelebile il ricordo in alcuni fan.
La storia, ambientata nell’universo narrativo di Dragon Quest, racconta di Dai, un ragazzo di dodici anni nato in un’isola popolata da mostri e strane creature. In un mondo dove mostri, draghi e umani si contendono il potere, Dai sogna di diventare un potente guerriero sotto l’egida del maestro Avan così da poter sconfiggere il malvagio Hadler.
Così come la sua controparte cartacea e al pari della serie principale di videogames, Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai eredita il proprio stile artistico da Akira Toriyama, il creatore di Dragonball. Pur non avendo lavorato direttamente né al manga né tantomeno al videogioco, l’art direction è stata affidata al team dello Bird Studio, di sua fondazione, e la sua influenza è ormai uno dei tratti distintivi di Dragon Quest. Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai è però ben diverso dalla serie principale e, come vedremo, poco ha a che fare con l’attesissimo Dragon Quest XII sul quale permane ancora un alone di mistero.
Dragon Quest in azione
La serie di Dragon Quest non ha bisogno di presentazioni. Fra le più longeve nel panorama dei JRPG assieme alla “sorella” Final Fantasy, del quale potete leggere qui una recensione del XVI e ultimo capitolo, “l’Avventura del Drago” si è distinta per aver conservato in tutti questi anni il suo spirito classico a turni, pur essendosi concessa a numerosissimi spinoff. Il prefisso Infinity Strash apposto al titolo di questo gioco dovrebbe quindi far suonare un campanello d’allarme, almeno a coloro che prediligono di gran lunga la formula della serie principale.
Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai è infatti un Dragon Quest atipico, maggiormente incentrato sull’azione e con una quasi totale assenza di elementi esplorativi. Gli incontri, il vero fulcro di questo Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai, si svolgono infatti all’interno di alcune arene delimitate al cui interno sarà possibile muoversi in totale libertà. I controlli sono piuttosto semplici: Dai, e gli amici che si uniranno al party con l’avanzare della storia, potranno eseguire un attacco semplice oppure selezionare un’abilità speciale fra quelle assegnate ai diversi pulsanti.
Chiudono il quadro la classica parata, la schivata e il coup de grâce, la proverbiale mossa finale anch’essa personalizzabile fra quelle che sbloccheremo via via nel corso dell’avventura. Lo spostamento sulla mappa da un luogo all’altro sarà automatico, eliminando di fatto la componente esplorativa se non per i dungeon presenti nel gioco che però, anche in questo caso, sono piuttosto limitati.
Se come da tradizione la scelta ponderata del party sarà cruciale per la buona riuscita delle battaglie, il cast di Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai non ci è parso così variegato rispetto agli standard della serie, poiché spesso anche le magie e le skill apparentemente differenti fra loro finiscono spesso per sortire gli stessi effetti.
Un mobile game mancato?
In Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai tutto si svolge in maniera piuttosto semplice, forse anche troppo. Le meccaniche di gioco durante i combattimenti sono piuttosto scarne e il livello di difficoltà, anche selezionando quello superiore, è piuttosto basso. Non c’è mai una sensazione di sfida, né di appagamento poiché l’utilizzo delle skill si riduce a un mero button smashing intervallato solo dall’attesa del debuffer. Niente a che vedere quindi con ciò che la serie di Dragon Quest ha saputo dimostrare in tutti questi anni.
Un punto a favore è costituito invece dal sistema di ottenimento dei potenziamenti, visto che a ciascun potere è associato a uno specifico artwork tratto dal manga che svolge la doppia funzione di potere/collezionabile. Anche in questo caso però, i preparativi di ogni battaglia si riducono a poche rapide selezioni, il che ricorda terribilmente da vicino l’esperienza del titolo mobile. Una sensazione ricorrente in tutta l’esperienza di gioco avuta con Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai.
Non aiutano nemmeno le fasi tra un combattimento e l’altro, fin troppo sbrigative e caratterizzate da cutscene statiche che, seppur doppiate in maniera eccellente, non riescono a intrattenere il giusto e finiscono per essere soltanto d’intralcio. DRAGON QUEST The Adventure of Dai è quindi un titolo fin troppo scarno per il peso del nome che porta, ma soprattutto per il prezzo al quale è proposto, un po’ troppo “alto” per un titolo che ha tutte le caratteristiche di un free-to-play.
Fan service a metà
In generale, si potrebbe dire che Game Studio Inc. e Kai Graphics abbiano puntato sul fattore nostalgia, vista la popolarità dell’opera in patria. Anche in questo caso però qualcosa non sembrerebbe tornare, visto che Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai copre soltanto una parte, più o meno la metà, della trama del manga e dell’anime, interrompendosi bruscamente sul più bello.
Che gli sviluppatori si siano riservati la seconda metà per un ipotetico DLC o sequel non ci è dato a sapere, quel che è certo è che un opera fortemente fan-centrica come questa avrebbe potuto – e dovuto – quantomeno fornire una panoramica completa sulla storia di The Adventure of Dai. Il risultato è, invece, un’operazione commerciale con davvero pochi spunti positivi.
VERSIONE TESTATA: PS5
La recensione in breve
Infinity Strash: DRAGON QUEST The Adventure of Dai di Dragon Quest purtroppo, ha solo il nome. Un action JRPG insipido, caratterizzato da un sistema di combattimento abbozzato e una totale assenza di fasi esplorative che possano spezzare la monotonia degli incontri. Nemmeno il fattore fanservice funziona a dovere: le cutscene sono semplici carrellate di artwork doppiate e la trama del gioco, fatto assai più grave, copre soltanto la metà del manga. La mancanza di Dragon Quest XII si fa sempre più sentire.
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Voto Game-Experience