A qualche mese di distanza dall’uscita di Immortals Fenyx Rising torno a parlare di questo gioco di Ubisoft che tanto mi piacque e mi seppe stupire (come si può evincere dalla recensione che pubblicai), stavolta in occasione del suo secondo DLC intitolato Miti del Regno D’Oriente, un DLC che per la prima volta cala il gameplay del titolo all’interno di un differente contesto narrativo che, come si può evincere dal nome, si rifà ai miti orientali e più nello specifico a quelli cinesi. Sviluppato da Ubisoft Chengdu, divisione del publisher francese che opera nell’omonima città cinese, Miti del Regno D’Oriente ci metterà nei panni di Ku, un giovane che dovrà avere successo lì dove gli Dei hanno fallito, ma non è l’unico che ha qualcosa da dimostrare a questo giro.
Prima di trattare la trama di questo DLC, vorrei fare una riflessione sull’ambientazione e paragonarla a quella del gioco principale: stando ai miei ricordi risalenti agli anni del liceo, le storie riguardanti gli Dei dell’Olimpo narrate da Prometeo erano comunque coerenti con i miti e le leggende delle quali ero a conoscenza, ad eccezione di qualche licenza poetica presasi dal team di sviluppo atta ad edulcorare alcune tematiche piuttosto ricorrenti nei miti greci che non facevano che sottolineare i vizi sfrenati degli Dei e la loro brutalità. Partendo dai miti, lo studio che ha sviluppato Immortals Fenyx Rising ha creato intorno ad essi l’art design dei luoghi che visiteremo, enigmi e missioni richiamano elementi riconducibili in maniera incontrovertibile ad uno specifico Dio. Questa stessa cura non si può riscontrare minimamente in Miti del Regno D’Oriente: certo, essendo un DLC da 5-6 ore con un budget pen più contenuto non poteva chiaramente avere la stessa qualità dell’avventura di Fenyx, ma non mi aspettavo nemmeno che la storia di Ku non fosse altro che un anonimo racconto di lotta fra bene e male condito con elementi che richiamassero blandamente nella mente di noi occidentali la cultura orientale. Sin dall’inizio dell’avventura ci verrà introdotta Nüwa che nella mitologia cinese è la dea creatrice degli umani e degli animali il cui mito più celebre è indubbiamente quello in cui ella ripristina il pilastro che tiene separato il Cielo (Tian) dalla Terra (Dì), pilastro distrutto in seguito alla battaglia fra il signore delle acque Gong Gong e quello del fuoco Zhu Rong. E sì, queste informazioni le ho prese da Wikipedia perché di miti cinesi so ben poco. Ora, Miti del Regno D’Oriente parla effettivamente di questa leggenda, ma lo fa unicamente attraverso le sequenze animate che portano avanti la trama della quest principale ed a collezionabili sotto la forma di pergamene nelle quali vi troviamo trascritte informazioni sul mondo di gioco. Ad eccezione di un paio di punti come il monumento a Xiang Liu e la tomba dei draghi celesti, vagare per la mappa a forma di Yin e Yang non ti da la sensazione di essere in una regione ispirata ai miti cinesi, ma di essere sull’Isola d’Oro di Immortals Fenyx Rising con le pagode al posto dei templi greci:
Pur volendo accettare la minor assenza dell’elemento mitico nella costruzione del mondo così come alcune inspiegabili riscritture delle leggende (per esempio Lord Gong Gong qui viene descritto come un condottiero portatore delle fiamme di Yard Di e non come il Dio delle acque) che però non mi hanno dato noia mentre giocavo in quanto del tutto estraneo ai miti cinesi, la storia di Ku rimane piuttosto scarna e anonima: il ragazzo che per senso di dovere decide di aiutare Nüwa nella sua missione per salvare il Tian e la Terra ha anche una buona caratterizzazione, ma i pochi personaggi che fanno di contorno alla vicenda non riescono a sorreggere il resto dell’impianto narrativo. La presenza malvagia che vuole il ritorno ad uno stato di caos attraverso il collasso di Tian e Terra è un personaggio assolutamente dimenticabile e non riesce minimamente a reggere il confronto con Tifone, che voleva liberare la Terra da un Pantheon di Dei noti per essere meschini e pieni di vizi. Manca poi tutto l’impianto narrativo che mi aveva accompagnato per ore nell’esplorazione dell’Isola d’Oro: i dialoghi fra Ku e Nüwa effettuati tramite uno speciale bracciale sono pochi e poco incisivi ed i botta e risposta fra i personaggi non hanno quella verve comica che caratterizzava le battute di Zeus e Prometeo. La mancanza di intuizioni geniali nella trama e nella narrativa non rende comunque il DLC poco godibile, ma non riesce ad essere un elemento rafforzativo del gameplay come invece era in Immortals Fenyx Rising.
Avviando una nuova partita per la prima volta in Miti del Regno D’Oriente ci si rende subito conto che il feeling con l’avventura di Fenyx non sia poi molto differente. A differenza del protagonista greco, Ku possiede sin da subito la maggior parte delle abilità che Fenyx ha dovuto ottenere sudando, ad eccezion fatta per i poteri divini dei quali Ku ne è inizialmente sprovvisto per ragioni propedeutiche alla trama. Ciò che cambiano sono i poteri divini che, oltre a perdere i riferimenti agli Olimpi nel nome, donano un maggior senso all’indicatore di combo all’interno del gioco. Realizzare combo in Immortals Fenyx Rising era propedeutico unicamente all’utilizzo di alcune armi ed armature che attivavano i loro effetti solo dopo aver raggiunto una certa soglia dell’indicatore di combo, per il resto non era che un vezzo che permetteva al giocatore di ottenere una certa soddisfazione nel vedere il contatore aumentare. In Miti del Regno D’Oriente viene introdotta la meccanica del sigillo divino, un counter delle combo che si svuota progressivamente con il passare del tempo ma più esso viene mantenuto alto e più i poteri divini di Ku ne beneficeranno, nello specifico le Spade di Huang Di e l’Ascia di Yan Di (che altro non sono che l’Ira di Ares e il Martello di Efesto): ciascuna ha degli effetti secondari aggiuntivi suddivisi in tre livelli di potenza, attivabili una volta riempito il corrispondente indicatore nel sigillo. Per il resto il DLC presenta ben poche modifiche da Immortals Fenyx Rising: le Rovine del Tian hanno sostituito i Covi del Tartaro variando l’ambientazione ma mentendone invariata la formula (che per carità, funziona comunque anche grazie alla qualità degli enigmi ambientali), le sfide delle costellazioni hanno cambiato nome in Bagua, così come quelle di movimento si focalizzano sull’inseguimento di un volatile mitologico e non sul raggiungimento dell’obiettivo entro lo scadere del senso, ma la sensazione di essere di fronte ad un lavoro di reskin è terribilmente forte. Tuttavia se ancora posso sorvolare l’idea di ritrovarmi a raccogliere dello Xi Rang al posto dell’Ambrosia per comunque beneficiare dello stesso tipo di gameplay e di missioni secondarie che avevo tanto apprezzato in Immortals Fenyx Rising, la sensazione di aver a che fare con un lavoro estremamente pigro diventa insostenibile quando si incontrano i primi gruppi di nemici: tutti i mostri che andremo ad affrontare sono una versione esteticamente diversa di quelli presenti sull’Isola d’Oro, il che include Gorgoni, Ciclopi e Grifoni. Nono solo i pattern di attacco sono i medesimi visti nel gioco di 4 mesi fa, ma l’operazione di mero reskinning di ciascun mostro dà vita ad un bestiario che tutto ricorda fuorché il folklore cinese e se ancora ancora posso soprassedere sul ciclope trasformato in un oni (nonostante sia un demone giapponese e non cinese) la presenza di mostri come l’Arpia modificata per sembrare altro ma che comunque risulta essere palesemente un’Arpia va a sminuire il valore del DLC e pare che il team di sviluppo non abbia minimamente compreso cosa renda Immortals Fenyx Rising il prodotto che è.
Anche tecnicamente Miti del Regno D’Oriente non fa che peggiorare quanto fatto per il gioco principale: il riciclo di assets è vastissimo, si va dalle animazioni di Ku ai modelli dei mostri passando per le texture degli elementi naturalistici dello scenario ed a questo si affianca una peggiore pulizia tecnica che nel corso dell’avventura mi ha fatto riscontrare diversi glitch grafici che non hanno inficiato la mia esperienza di gioco ma di certo mi ha stupito riscontrarli considerando quanto Immortals Fenyx Rising girasse fluidamente sulle console di nuova generazione. Anche dal punto di vista del sonoro il DLC non si rivela memorabile: il doppiaggio in italiano rimane di buona qualità recitativa, ma la colonna sonora fatica a decollare, utilizzando sonorità che richiamano indubbiamente le atmosfere orientali del gioco ma senza mai brillare o rimanere impressa, salvo forse per la “fanfara” udibile al termine di una missione o di un combattimento, riarrangiamento in chiave cinese del tema di vittoria presente nell’avventura di Fenyx.
Versione testata: PlayStation 5
Versioni disponibili: PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch, Google Stadia PC
La recensione in breve
Alla fine Miti del Regno D'Oriente riesce a strappare comunque una sufficienza: trattandosi di un prodotto derivato da un gioco che tanto apprezzai l'anno scorso, non posso certo mentire dicendo che per quella manciata di ore che è durato non mi sia dispiaciuto tornare sul gioco di Ubisoft che sotto l'aspetto del gameplay inserisce anche qualche piccola ma interessante novità. Tuttavia con il cambio di ambientazione e di studio di sviluppo speravo che la divisione cinese avrebbe portato il suo tocco e la sua conoscenza della cultura cinese all'intento di questo DLC, invece quello che mi sono ritrovato tra le mani non è altro che un gioco che non osa per nulla e che ricicla fin troppo da Immortals Fenyx Rising finendo per assomigliare ad un semplice reskin in salsa orientale. Un'occasione persa, davvero peccato.
-
Voto Game-Experience