Sono state settimane dure, intense per il mondo dei videogiochi. Non tanto per le nuove uscite o per i The Game Awards di Geoff Keighley, quanto invece per il discorso leak. Il mese è iniziato con la clamorosa anticipazione del trailer di presentazione di GTA 6, ed è poi proseguito con i leak e gli attacchi hacker a Insomniac Games e Ubisoft, che hanno riacceso un dibattito da tempo considerato un pilastro dell’informazione di settore: questo tipo di contenuti sono legittimi per la stampa e il pubblico?
I pensieri su questo tema sono discordanti ma interessanti. La redazione ha deciso di proporre le sue arringhe conclusive alla giuria popolare (i lettori), con l’obiettivo di spiegare nel dettaglio le posizioni, i pregi e i difetti di ciò che, per molti, è il male del settore dei videogiochi. Parola ai nostri due avvocati “per un giorno”, Raffaele Fasano e Andrea Peroni.
Leak da condannare senza condizionale: l’arringa dell’accusa
Signori della corte, esimia giuria popolare, signori lettori. Siamo qui oggi riuniti per disquisire sulla bontà dello sfruttamento dei così detti “leak” da parte del giornalismo per farne notizia. Prenderemo ad esempio due fatti accaduti abbastanza di recente nel mondo videoludico: l’anticipo da parte di Rockstar del suo primo teaser dedicato al nuovo GTA VI, ed all’avvenuto furto di dati e anticipazioni da parte di un gruppo di hacker agli sviluppatori di Insomniac, braccio sviluppante di Sony.
Da parte mia, signori giurati, troverete una strenua opposizione all’uso di tali fonti per farne notizie per attrarre visitatori sui nostri lidi. Si tratta, per l’appunto, di furti che vanno a ledere il lavoro di tante persone, rovinando anche la gioia dell’attesa (il così detto “hype”) a tutti i lettori che si imbattono, volenti o nolenti, in tali notizie sbattute in prima pagina. Ne va, signore e signori, della nostra onorabilità di giornalisti videoludici. Se un ladro entrasse in casa vostra e scoprisse i vostri dati d’accesso alla vostra mail e pubblicasse le vostre missive, ne sareste contenti? Io sicuramente no.
A questo si aggiunge che questo tipo di pubblicazioni stimolano i gruppi hacker od il singolo leaker a cercare il proprio quarto d’ora di notorietà, andando sempre di più a scavare e cercare notizie all’interno di perimetri che dovrebbero e sono per lo più protetti da segreto industriale. Mi si dirà, vostro onore, che una volta pubblicato su qualsiasi pagina sia, forum, Reddit o altra testata, sarà leggittimo da parte di tutte le altre testate pubblicare le notizie rubate tanto è già stato fatto altrove. Ma io a questa teoria mi oppongo. Per poter fermare il circolo vizioso di “furto, pubblicazione, altro furto, nuova pubblicazione” bisogna cominciare proprio dal non replicare l’errore altrui, spezzando una catena che piano piano ci sta stringendo tutti alla gola rendedoci schiavi della ricerca di notorietà facile.
Ed io a questo punto mi rivolgo a voi, signori della giuria: vi ha fatto piacere farvi anticipare di così tanto le prossime uscite di Insomniac? Ne avevate spasmodico bisogno? O, piuttosto, il bisogno vi è stato creato dalla pubblicazione dei leak? Anche da parte vostra, non sarebbe ordunque meglio evitare di cliccare su queste notizie rubate, e leggervi invece una sana recensione, un articolo di approfondimento, una news leggittima?
Mettetevi nei panni degli sviluppatori di GTA VI, che dopo 10 anni di lavoro e fatica, si vedono rubare la pubblicazione del primo teaser da parte di qualcuno che evidentemente non ha rispetto per loro? Certo, Rockstar poi è stata intelligente a pubblicare a sua volta sul suo profilo il teaser, ma non erano di certo contenti all’interno dei loro uffici, e credo che se beccato il pubblicatore sarà sottoposto a giudizio morale e monetario. Volete voi esser ancora complici di tali furti in cambio di notorietà? Vogliamo noi giornalisti entrare in questo circolo vizioso o cercare di spezzare questa fatidica catena e render più limpide le nostre azioni? Mi rimetto al vostro giudizio!
L’accusa, Raffaele Fasano.
Il vero problema non sono i leak: l’arringa della difesa
Per quanto rispetti il mio esimio collega, che certamente ha approfondito a fondo il tema prima di pronunciarsi, non posso fare altro che manifestare tutta la mia contrarietà. Signore e signori della giuria, qui si parla della professione di un giornalista.
Il dibattito principale di questi giorni ruota intorno non tanto all’attacco hacker subito da Insomniac Games prima e Ubisoft poi, ma anche e soprattutto sui doveri della stampa di settore che, secondo alcuni, dovrebbe prendere posizione e non dare spazio a notizie che riguardano questi danni più o meno ingenti per le varie aziende coinvolte, ma mettendo di fronte il pubblico del web, che spesso non dimentica, a ipocrisie un po’ troppo pronunciate. Uno dei casi più emblematici è quello di Greg Miller, giornalista conduttore del podcast Kinda Funny Games nel quale, il 19 dicembre, si è espresso duramente nei confronti dei responsabili di questo attacco informatico, annunciando di non voler dare alcuna risonanza al materiale trafugato per rispetto verso gli sviluppatori. Peccato solo che più o meno tre anni fa lo stesso giornalista analizzò perfettamente nel dettaglio il gigantesco leak che colpì Capcom, rivelando in anticipo giochi come Dragon’s Dogma 2 e Street Fighter 6. Non è un po’ bizzarro tutto ciò?
Spezzo una lancia a favore di Miller, lasciando col beneficio del dubbio. Non è da escludere che il presentatore di KFG potrebbe essersi spiegato molto, molto male, o comunque che non abbia avuto la possibilità di raccontare nel dettaglio la differenza (forse) con i leak di Capcom che alcuni utenti hanno prontamente ricordato sotto il suo tweet. Il grande attacco hacker subito dagli autori di Ratchet & Clank e Marvel’s Spider-Man non ha infatti toccato solo i videogiochi in sviluppo, con interi video gameplay di Marvel’s Wolverine finiti in rete e spiattellati in home page da TikTok, Twitter e altri social, ma i dati privati degli stessi sviluppatori, che chiaramente, in quanto oggetto di privacy, non possono essere diffusi. Diverso è invece il discorso per il materiale trafugato riguardante i videogiochi che costringe un giornalista a fare il suo lavoro, ossia parlare di ciò che accade.
Da una semplice ricerca sul web, si può verificare che con giornalista si identifica un soggetto che opera nel settore dell’informazione, e che si occupa di scoprire, analizzare e descrivere notizie per poi diffonderle. Notizie che possono essere un nuovo annuncio, un trailer di gameplay, l’intervista di uno sviluppatore, un imminente nuovo Direct di Nintendo, oppure, appunto, un attacco hacker. Del resto, viviamo in una società che non è facile da comprendere e descrivere, ricchissima di sfaccettature e di eventi che bombardano la nostra vita ogni giorno. E gli attacchi informatici, che ci piaccia o no, fanno parte della vita del 2024, proprio come le fughe di notizie.
In tal senso, è interessante osservare che il pensiero del sottoscritto, signore e signori della giuria, non è unico al mondo. Del resto, il concetto di leak non può essere additato alla stampa di settore, quando questa si limita a fare il suo lavoro. Ossia, riportare una notizia o un evento rilevante. Anche David Jaffe, il padre di God of War, è di questo pensiero. Mentre ha espresso tutto il suo dispiacere verso Insomniac Games, i cui dipendenti sono comunque stati psicologicamente colpiti da questo fatto, l’ex sviluppatore ha anche spiegato che incolpare la stampa per la diffusione di queste notizie è assurdo, poiché non solo il lavoro di un giornalista è riportare e parlare dei fatti che avvengono nel mondo, ma anche dare ai lettori quello che i lettori cercano.
E ciò non si limita solamente all’ambito videoludico, ovviamente. Sebbene la febbre da MCU si sia molto raffreddata nell’ultimo anno, sapete quante persone chiedono ancora oggi di conoscere tutti i piani per storie, personaggi, film e serie tv dei Marvel Studios? Oppure, quanti attendono con ansia anticipazioni sul nuovo iPhone, nuovi iPad, gli smartphone Samsung pieghevoli, le auto, i televisori, le cuffie wireless e quant’altro?
Ed è brutto da dire, perché comunque tutto ciò fa parte di una società malata che non sa mai accontentarsi di ciò che possiede, ma il lettore medio del 2024 (o l’utente medio in generale, anche perché oggi qualsiasi informazione viaggia alla velocità della luce su infiniti social network) desidera ardentemente rumor, indiscrezioni, leak, footage, voci di corridoio e chi più ne ha più ne metta. Anche e soprattutto quando questi sono incredibili.
Lo sa bene Davide Soliani, il boss di Ubisoft Milano che nel 2017, prima del reveal ufficiale, si ritrovò spiattellato in rete tutto il suo inedito progetto, la serie crossover tra Mario e i Rabbids. In quel caso, però, non ricordo grande indignazione per quello che, a tutti gli effetti, è stato un leak importante. Lo sviluppatore, in varie interviste, ha affermato di essersi sentito molto male di fronte a queste fughe di notizie, che fortunatamente non hanno funestato il successo del titolo.
A memoria, però, non ricordo attacchi di Soliani alla stampa specializzata, così come non sono arrivati da Insomniac. O da Rockstar Games, il cui annuncio del reveal di GTA 6 è stato anticipato poco prima da un certo Jason Schreier, una delle firme più autorevoli del settore e autore di reportage che includono ricerche di informazioni tenute segrete in precedenza, alcune delle quali sono passate alla storia. Così, su due piedi, mi sovviene il report dell’estate 2019 sull’assurdo caos dell’ambiente lavorativo di Treyarch a causa della politica asfissiante di Activision, la quale voleva a tutti i costi mantenere il ritmo annuale di Call of Duty.
Si apre poi un altro capitolo interessante, in questo discorso: chi può realmente decidere qual è il limite di leak? Ossia, chi sceglie cosa si può e non si può dire? Il mio modestissimo parere è che evitare di parlare di questi attacchi hacker sarebbe come cercare di nascondere la polvere sotto il tappeto, girare la testa dall’altra parte e fare finta di nulla, ignorare il problema sperando che questo non esista. No, signore e signori. Non sono i leak il problema. Il vero problema è l’attacco hacker, un atto illegale con tentativo di estorsione, nel caso di Insomniac. Ma di questo non se ne parla abbastanza.
La difesa, Andrea Peroni.