“Cyberpunk 2077 è stato un disastro… per fortuna”. È con parole controintuitive ma lucide che Charles Tremblay, vicepresidente senior della tecnologia presso CD Projekt RED, riflette sull’ormai famigerato lancio del gioco nel corso del 2020. Ebbene sì, nel corso di una nuova intervista, Tremblay ha spiegato come proprio quella crisi abbia spinto lo studio a ridefinire il proprio approccio allo sviluppo, trasformando un fallimento iniziale in un successo a lungo termine.
Parlando con il The Mirror, Tremblay ha ammesso che se il lancio fosse andato come previsto, Cyberpunk 2077 non sarebbe mai diventato il titolo di oggi: migliorato, curato, rispettato. Paradossalmente, i bug, le critiche e le delusioni hanno costretto il team a riversare nuove energie nel progetto, elevandolo oltre ciò che sarebbe stato in condizioni “normali” (come dimostra il recente rilascio dell’update 2.3). Il VP non esita a definirlo un bene, anche se non intenzionale: “Abbiamo investito così tanto per rimediare, che ora è un gioco molto migliore. Sono felice del risultato.”
Ma le lezioni non si fermano a Cyberpunk. La crisi ha scatenato un’esplorazione interna più ampia. Tremblay racconta che il salto da The Witcher 3 a Cyberpunk 2077 ha portato alla quasi duplicazione del team, con l’inevitabile aumento delle difficoltà comunicative e gestionali. Se prima era possibile “parlarsi camminando per l’ufficio”, oggi la distanza fisica e numerica impone un’organizzazione completamente diversa. L’esperienza ha convinto lo studio a non inseguire una crescita infinita, ma piuttosto a mantenere una scala sostenibile, orientata all’efficienza e alla multidisciplinarietà.
Tremblay fa anche un confronto tecnico interessante tra Night City e il mondo fantasy di The Witcher. Il primo, una città organica, verticale e sporca, piena di veicoli e NPC complessi; il secondo, un mondo naturale fatto di foreste vive e dinamiche, con sfide completamente diverse, come simulare vita selvaggia credibile. Anche il design dei protagonisti impone vincoli differenti: mentre V è una mercenaria modellabile dal giocatore, Geralt e Ciri hanno personalità fisse, che limitano certi comportamenti narrativi.
Tremblay ha spiegato quanto segue:
“Alla fine, se ci pensi, se il successo del gioco fosse stato quello che originariamente ci aspettavamo, sarebbe lo stesso gioco che stiamo giocando ora? Non credo. Ed è strano se ci pensi considerando tutti i problemi che abbiamo avuto, ma la conseguenza è stata che abbiamo investito così tante energie e credo che ora è un titolo veramente migliore di quanto sarebbe stato in caso contrario, quindi sono alquanto felice del risultato. Penso che questo gioco passerà la prova del tempo”.
Guardando al futuro, CD Projekt RED sta sviluppando The Witcher 4 con l’Unreal Engine 5, in collaborazione stretta con Epic Games. Un cambio epocale dopo anni con il proprio motore REDengine. L’obiettivo? Creare mondi aperti all’avanguardia, belli da vedere ma anche performanti, senza mai scendere a compromessi sulla qualità. L’ambizione resta alta, ma oggi più consapevole dei propri limiti.
In definitiva, la catastrofe iniziale di Cyberpunk 2077 ha costretto lo studio a crescere sul piano tecnico, organizzativo e creativo. Un errore che ha segnato una svolta. E, come Tremblay ha sottolineato, “penso che questo gioco passerà la prova del tempo”.