La mancanza di Westeros s’è fatta sentire? Niente paura, la trasposizione televisiva dell’universo fantasy ideato dalla penna di George R.R. Martin è tornato con un nuovo, scoppiettante spin-off/prequel di Game of Thrones incentrato sul passato dei signori dei draghi: la casata Targaryen. House of the Dragon è la nuova mastodontica produzione HBO che ci riporterà ad Approdo del Re, laddove risiede il famigerato Trono di Spade, e dintorni, per uno spettacolo che promette fuoco, ma soprattutto fiamme. Grazie a Sky abbiamo potuto visionare i primi sei dei dieci episodi di House of the Dragon in lingua originale e queste sono le nostre impressioni a caldo. Ma che dico a caldo, a caldissimo.
Legami di sangue
127 anni prima della morte del Re Folle Aerys Targaryen e della nascita di Daenerys Targaryen il regno di Westeros era ben lontano da quel groviglio di intrighi politici e da quel sanguinolento susseguirsi di sovrani dalle più disparate casate narrato in Game of Thrones. House of the Dragon ci racconta di un epoca in cui i Targaryen sedevano indisturbati sul Trono di Spade da generazioni grazie all’immenso potere esercitato su tutto il continente dovuto allo strapotere dei draghi. Ai quei tempi Viserys I governava sui Sette Regni, ignaro della tempesta che di lì a poco si sarebbe abbattuta sulla casata dei Targaryen, un lungo e turbolento percorso che avrebbe portato alla fine dell’egemonia del popolo originario di Valyria. I signori dei draghi sono gli assoluti protagonisti di questa serie spin-off, un racconto incentrato sul tramonto dei Targaryen che dà ampio spazio a questa famiglia soltanto intravista nella serie di Game of Thrones attraverso la lunga epopea che vide Daenerys partire per reclamare il Trono di Spade.
La protagonista di House of the Dragon è invece Rhaenyra Targaryen, rampolla della casata e primogenita di Viserys I. Nonostante un rapporto alquanto burrascoso con il padre, il quale per anni attese la nascita di un figlio maschio per consolidare la propria linea di sangue, Rhaenyra si affermerà ben presto una degna erede al Trono, la prima della sua stirpe a vestire i panni di regina. Fin dai primi istanti della serie si evince quanto il personaggio di Rhaenyra, anche e soprattutto dal punto di vista estetico, sia fortemente ispirato a quello di Daenerys, nonostante però le due principesse abbiano un background e un percorso completamente diversi. Interpretata nella sua versione più giovane dalla bravissima Milly Alcock e in età più adulta da Emma D’Arcy, Rhaenyra è un’eroina ben diversa, dotata di uno spirito di rivalsa mosso dall’intelletto e dal raziocinio, in netto contrasto con il cieco e spietato desiderio di vendetta che caratterizzò la Madre dei Draghi nelle otto stagioni del Trono di Spade.
Oltre alla giovane Rhaenyra conosceremo ovviamente anche Viserys Targaryen, il docile detentore del Trono di Spade interpretato da un irriconoscibile Paddy Considine, uno dei due poliziotti demenziali nel comedy-crime movie Hot Fuzz. Viserys sente tremare sotto di se la terra, e il suo posto è sempre più minacciato dalla scomoda presenza del fratello minore Daemon Targaryen, nientepopòdimeno che l’undicesimo Dottore di “Doctor Who” Matt Smith. Nonostante il legame di sangue che li unisce, il rapporto fra i due fratelli è completamente deteriorato e Daemon accusa il fratello maggiore di noncuranza e pigrizia. Sarà questa la scintilla che segnerà l’inevitabile rottura fra i due, con il Trono di Spade conteso questa volta da due membri della stessa casata. Viserys ha però riposto tutte le sue speranze in un’unica persona: sua figlia Rhaenyra.
La fiamma ardente dei Targaryen
House of the Dragon espande ulteriormente l’universo narrativo ideato da George R.R. Martin, perlomeno quello visto in televisione, con dieci episodi che, più che svolgere la funzione di prequel alla serie firmata HBO campione d’incassi, costituiscono un vero e proprio spin-off godibile anche da chi non ha visionato le otto stagioni di Game of Thrones, seppur con un esperienza limitata dalla presenza di elementi geopolitici imprescindibili per cogliere ogni sfumatura delle vicende narrate. In questi primi sei episodi abbiamo ritrovato i combattimenti, il sangue, gli intrighi e i dialoghi che hanno caratterizzato la serie di Game of Thrones, con però un unico filone narrativo, quello dei signori dei draghi. Non più quindi un intreccio complesso di sottotrame e personaggi con storie e lignaggi differenti, ma un unico, grande focus su quella casata che per anni ha stuzzicato la fantasia degli spettatori della serie senza però essere mai stata davvero approfondita sul piccolo schermo.
Una storia ben nota ai lettori delle opere scritte di Martin, ma fin qui sconosciuta ai fan della serie TV. La stirpe dai capelli argentati si prende quindi la sua dovuta rivincita in una nuova serie che conserva lo stesso stile visivo e registico dell’originale, seppur con un’inedita direzione narrativa, meno dispersiva e più continuativa. Nel corso dei sei episodi, il primo dei quali diretto da Miguel Sapochnik, abbiamo potuto constatare come la figura di Matt Smith alias Daemon Targaryen non sia la classica figura dell’antagonista volta soltanto a mettere i bastoni fra le ruote ai protagonisti buoni, bensì di un antieroe con tutti i crismi che farà vacillare il vostro tifo di continuo. Così come in Game of Thrones c’era la minaccia degli estranei, anche qui in House of the Dragon non manca l’elemento a contorno che costituirà un costante pericolo per tutti i comprimari della serie, a prescindere dal loro schieramento.
Le prime sei puntate di House of the Dragon ci mostrano quindi un volto nuovo di Westeros, senza quei continui colpi di scena che caratterizzavano le ultime stagioni di Game of Thrones ma quasi ripetendo la lenta ascesa della prima, gloriosa, stagione con protagonisti gli Stark e il loro conflitto con i Lannister. I ritmi in House of the Dragon sono moderati, ma c’è poco spazio per la noia: i Targaryen sono personaggi tanto interessanti quanto stupefacenti da vedere sullo schermo e l’intrattenimento è garantito. Non c’è bisogno di fare spoiler per sottolineare la presenza amplificata in House of the Dragon di tutti quegli elementi che caratterizzavano le sezioni di Game of Thrones dedicate a Daenerys, a partire dal celebre grido “Dracarys” che preannuncia l’arrivo della scia di fiamme sputate dai draghi. Draghi che tornano più spettacolari che mai, con un’obbligata frequenza e una visibilità maggiori rispetto alla serie scritta da David Benioff e D. B. Weiss.
House of the Dragon: non chiamatelo Game of Thrones
Che piaccia o no, è impossibile negare la qualità visiva messa in atto da HBO con Game of Thrones nel corso delle sue otto stagioni, nonostante un finale quanto mai discusso e divisivo dovuto ad alcune scelte di sceneggiatura che, stando al parere dei fan, si sarebbero allontanate di troppo dall’idea originale di George R.R. Martin. In attesa che lo stesso Martin dia la sua versione della conclusione narrativa delle Cronache del ghiaccio e del fuoco però, sarete certamente lieti di sapere che lo stesso autore dei libri che hanno dato vita a Game of Thrones avrà un ruolo maggiore in House of the Dragon. Lo scrittore statunitense ha infatti lavorato a stretto contatto con Ryan Condal per la realizzazione di questo spinoff, partecipando di fatto alla sua stesura e dando consigli preziosi sulla gestione dei personaggi, compresa la scelta tanto discussa di far interpretare i Valyriani ad attori afroamericani, scelta che, a giudicare da quanto visto nei primi sei episodi della serie, ci è parsa assolutamente azzeccata e perfettamente in linea con quanto messo in scena.
Non possiamo non menzionare inoltre la cura ai dettagli già apprezzata in Game of Thrones e riproposta anche qui in House of the Dragon, dalla bellezza dei costumi fino all’epicità delle location, il tutto accompagnato ancora una volta dalle stupende musiche di Ramin Djawadi, con tanto di rimandi alle ost che abbiamo imparato a canticchiare in questi ultimi 10 anni. Nonostante parecchi volti poco conosciuti, il cast di House of the Dragon, con una prevalenza di attori britannici ancora più massiccia rispetto al passato, fa il suo gran lavoro per portare in scena l’intricata storia dei Targaryen. E’ ancora presto per parlare di una seconda serie e per scoprire il destino della serie bisognerà logicamente attendere gli episodi finale, ma quanto visto finora ci ha ampiamente convinti, scacciando lo spettro dalla mera operazione di marketing per sfruttare un brand che non poteva che ritornare in tempi brevi dopo la sua conclusione.
In attesa di scoprire il finale della serie e dare quindi un giudizio complessivo su House of the Dragon, sappiate che il primo episodio è già disponibile in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti.
La recensione in breve
I primi sei episodi di House of the Dragon riescono a riproporci le stesse atmosfere di Game of Thrones, pur offrendo uno stile narrativo differente, incentrato quasi esclusivamente sui signori dei draghi. Grazie anche alla supervisione di George R.R. Martin questa prima parte della prima stagione di House of the Dragon è ricca di emozioni, azione, intrighi e tanti draghi. Nonostante qualche plot shield di troppo e in attesa di capire cosa accadrà nel finale (e se ci saranno sviluppi futuri), possiamo comunque già ritenerci più che soddisfatti per questo ritorno a Westeros con il botto.
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Voto Game-Experience