Dopo un’attesa a dir poco estenuante, montagne di polemiche e fiumi di parole, Mass Effect: Andromeda sta per fare il suo arrivo. Mancano pochissimi giorni all’uscita dell’ultima fatica di Bioware e nonostante le polemiche sulle animazioni, sul doppiaggio e chi più ne ha più ne metta, siamo di fronte, di fatto, ad uno degli Action-RPG più vasti di sempre. Analizzare un titolo mastodontico come Mass Effect: Andromeda richiede tempo, pazienza e soprattutto oggettività, non è facile passare sopra al ricordo di Shepard ed immedesimarsi in questa nuova avventura. Noi abbiamo già compiuto i primi passi su Andromeda e queste sono le nostre prime impressioni.
Luke, sono tuo padre
I primi passi, le prime esperienze ma soprattutto il primo impatto sono quelli che contano di più, non c’è cosa peggiore che iniziare un titolo con il piede sbagliato ed è difficilissimo riprendersi dopo aver dato una brutta impressione. Fortunatamente, a dispetto dei pareri contrastanti del Web, Mass Effect: Andromeda parte molto bene, le prime ore di gioco mettono sul piatto gran parte di quelle che saranno le componenti del titolo, quelle meccaniche che mirano ad innovare e quelle che si aggrappano saldamente al passato. Una schermata di creazione del personaggio piuttosto scarna in termini di varietà ci ha spinti ad optare per un Ryder preimpostato, come quello visto nei Trailer, nel nostro caso Maschio. Ricordiamo che Mass Effect: Andromeda permette di scegliere tra due protagonisti, due gemelli della famiglia Ryder che, in un modo o nell’altro, diventeranno Pionieri ( o, molto meglio, Pathfinder, ndr) dell’arca umana denominata Hyperion, ma procediamo con ordine.
Non vogliamo fare spoiler di nessun tipo, ci limiteremo dunque ad illustrare sommariamente quello che è l’incipit, già conosciuto, della trama, soffermandoci non tanto sugli eventi che si sviluppano durante le prime ore tanto sulla qualità della narrazione e tutto quello che è concerne ad una valutazione oggettiva del titolo.
Il nostro Risveglio sulla Hyperion ci sposta di ben 600 anni dagli eventi di Mass Effect 2, conferendo al titolo uno stacco netto e preciso dagli eventi catastrofici che coinvolgono Shepard e i Razziatori. L’iniziativa Andromeda, come ben anticipato dalla stessa Bioware nel corso degli ultimi mesi, non è altro che una spedizione di esploratori alla volta di una galassia nuova, preferibilmente inabitata, nella quale stabilire degli accampamenti e dare un futuro alla vita conosciuta nella Via Lattea nel caso le cose si mettano male con i razziatori.
Ogni razza maggiore conosciuta durante la trilogia di Mass Effect ha dunque inviato un’arca alla volta della nuova galassia, Umani, Turian, Salarian e Asari uniti con lo scopo comune di ricominciare in pace e prosperità. L’iniziativa, promossa dai Pionieri più importanti delle relative razze comporta dunque uno spostamento di risorse non indifferente e, 600 anni dopo la partenza, quello che poteva andare male, come si suol dire, è andato male. La Hyperion, l’arca umana, è stata infatti l’unica ad arrivare al Nexus, punto di incontro molto simile alla cittadella, ed è compito del pioniere umano scoprire cosa sia successo alle altre arche. Alec Ryder, famoso e carismatico N7, è il pioniere della Hyperion. Noi andremo invece ad impersonare uno dei due figli, Scott e Sarah Ryder che, senza voler fare spoiler sul come, dove e quando, si ritroveranno a dover portare avanti l’incarico del padre dimostrando al resto dell’umanità e non solo, il loro valore di Pionieri.
600 Anni possono essere lunghi anche per una galassia, infatti Andromeda si presenta molto diversa dalla galassia inabitata che le rilevazioni fatte dalla via lattea avevano mostrato al tempo della partenza. Una galassia apparentemente inospitale, piena di insidie e, ciliegina sulla torta, di forme di vita estremamente ostili. Dal momento in cui i Kett, una misteriosa razza aliena (sebbene in questo caso gli alieni siamo noi, ndr ) attacca e uccide qualsiasi forma di vita con la quale venga a contatto, manifestando un’iniziale impossibilità di comunicare o comunque di essere intenzionata a farlo, costringendoci ad una risposta armata. Mass Effect: Andromeda si discosta chiaramente dai suoi predecessori, prendendo una piega ancora più action, incentrata su un sistema di combattimento questa volta molto più fluido e reattivo capace di soddisfare le esigenze da shooter senza però abbandonare la sua componente ruolistica, ma di questo ci occuperemo in modo più approfondito in sede di recensione.
Una nuova Galassia
Sono molte le innovazioni presenti in Mass Effect: Andromeda, alcune di esse non sono altro che l’estensione di meccaniche appena accennate nei capitoli precedenti della saga, altre invece sono totalmente nuove. Esplorare la galassia a bordo della Tempest è ora molto più soddisfacente e, sebbene non sia comunque possibile atterrare su ogni corpo celeste che incontreremo, i pianeti “giocabili” sembrano essere molti e con mappe molto estese ma comunque limitate. Un concetto di Open World dunque allargato rispetto ai precedenti capitoli ma comunque restrittivo se si pensa a titoli come The Witcher o Grand Theft Auto. Una sorta di Open World che non sbilancia il giocatore con la sua grandezza ma mostra un’infinità di monti latenti, in attesa di essere esplorati. Anche il sistema di crafting, che abbiamo avuto modo di intravedere, basato su Ricerca e Sviluppo non è affatto scontato. Sarà infatti possibile creare o ricercare nuove armi ed armature basandoci sulle ricerche effettuate durante la nostra avventura, consumando così le preziose risorse trovate non solo sui pianeti ma anche negli asteroidi dei vari sistemi che andremo a visitare. Ciò che può far storcere il naso è invece l’HUD che, oltre ad essere poco intuitiva, spesso e volentieri spezza il ritmo di un combattimento, costringendoci ad attraversare una serie di schermate poco comode. Le fasi esplorative risultano, per chi ha il cuore da Pathfinder, molto ben strutturate e ispirate, sarà difficile lasciare un pianeta senza aver controllato ogni angolo esplorabile e, grazie al nostro Nomad, anch’esso ben concepito, non avremo ostacoli alla nostra voglia di esplorare.
Dal punto di vista dei dialoghi, delle attività e delle quest secondarie siamo sicuramente di fronte al Mass Effect più imponente della saga, una mole enorme di dialoghi disponibili con quasi tutti i personaggi che incontreremo si discosta e si evolve nettamente rispetto agli altri capitoli della saga, abbandonando il dualismo Renegade/Hero a favore di un’evoluzione più caratterizzata del nostro personaggio che va ben oltre il semplice concetto di bene e male.
Siamo arrivati al punto veramente dolente della produzione, respiriamo ancora le polveri sottili del gigantesco polverone che si è abbattuto sul web negli ultimi giorni, parliamo delle animazioni. Durante la nostra prova, ancora accennata e non definitiva, abbiamo assistito ad un vero e proprio disastro. Ora, non vogliamo esprimere opinioni troppo nette, frutto magari di un’esperienza di gioco incompleta, quello che ci preme è però spiegare quanto le animazioni siano importanti in un titolo come Mass Effect. Se da un lato è vero che Mass Effect: Andromeda è molto più che semplici animazioni, le emozioni, i risvolti narrativi legati magari al rapporto tra due personaggi costituiscono uno dei pilastri dell’intera saga. Il lavoro svolto in Mass Effect: Andromeda per quanto riguarda le animazioni, soprattutto quelle degli umani, è da dimenticare e va a costituire una grande limitazione per la nostra esperienza di gioco. Non c’è nulla di peggio di vedere il nostro personaggio esprimere rabbia e dolore, magari per una perdita, mentre la sua faccia dice “Ok, per me Hamburger e patatine”, nulla rovina un’atmosfera quanto un’animazione facciale fuori contesto. Siamo d’accordo sul fatto che Bioware non è famosa per la cura dei dettagli estetici ma il lavoro svolto in Mass Effect: Andromeda ha del grottesco, alcuni ipotizzano già un possibile indottrinamento di tutti gli umani su Andromeda. La speranza che una cosa del genere venga risolta o quanto meno mitigata è dura a morire sebbene non sia facile riparare un errore del genere. Ci tentiamo comunque a ribadire che Mass Effect: Andromeda è un titolo da vivere a prescindere dalle animazioni, quello che è certo è che le basi per un buon gioco sono state gettate, la nostra missione su Andromeda è però ancora lontana dall’essere terminata, non ci resta dunque che salire a bordo della tempest e avventurarci tra sistemi inesplorati, rinnovando il nostro appuntamento per la recensione che uscirà nei prossimi giorni.