Tarsier Studios non è una software house inesperta alle prese con il suo primo lavoro: lo studio svedese fu fondato nel 2004 ed inizialmente era composto da un gruppo di amici conosciutisi all’università che firmarono un rapporto di collaborazione con Sony per affiancare gli studi della casa giapponese nella realizzazione dei loro giochi. Dopo dodici anni finalmente lo studio ha realizzato il sogno di realizzare un titolo originale che avevano in cantiere da troppo tempo. Nella cornice della Gamescom ci siamo recati allo spazio di Bandai Namco, il publisher che ha voluto produrre il progetto dello studio svedese, per parlare con gli autori di Little Nightmares e per provare con mano un estratto del gioco finale.
Little Nightmares si propone come una favola horror che vede come protagonista una bambina vestita con un impermeabile giallo che si ritrova rinchiusa all’interno di una struttura sotto al livello del mare chiamata “The Maw” dalla quale tenterà di scappare cercando di evitare quelle che sono le creature intenzionate a catturarla. Six (questo è il nome della ragazzina) potrà compiere azioni basilari quali scattare, saltare, aggrapparsi alle sporgenze e sgattaiolare nell’ombra, pertanto di fronte alle grottesche figure che vogliono impedirci la fuga non abbiamo alcuna possibilità di affrontarle: sarà pertanto necessario correre e nascondersi sotto spazi angusti oltre che muoversi nell’ombra e sfuggire agli sguardi minacciosi dei mostri. La scelta di utilizzare un personaggio inadatto al combattimento deriva dall’intenzione di proporre un approccio che sia il più semplice ed intuitivo possibile in modo tale da permettere al giocatore di padroneggiarle il prima possibile. Altro elemento che compone il cuore del gioco e che si integra con le fasi “stealth” sono gli enigmi ambientali, qui proposti in una cornice davvero originale: le dimensioni ridotte della piccola Six le permettono di infilarsi sotto i letti o nei condotti di areazione e di arrampicarsi su scaffali e librerie che in questo gioco sono stati resi esageratamente grandi. Gli autori ci hanno spiegato come il character design dei nemici sia stato influenzato dalle creature mostruose dello studio Ghibli e come l’ambientazione si rifaccia al cinema horror d’annata, anche se personalmente troviamo che ci siano riferimenti anche alle grottesche figure ed alle fiabe oscure raccontate da Tim Burton nei suoi film.
La demo che abbiamo provato ci ha portato nelle cucine della sinistra struttura dove una figura dalle cospicue dimensioni conosciuta come lo chef si diretta nell’affettare ogni tipo di carne animale. Precisione e tempismo sono fondamentali per completare correttamente la fuga da questo essere dal volto inquietante: superata la porta che ci ha permesso di metterci in salvo ci siamo trovati in una stanza nella quale abbiamo affrontato un enigma: la risoluzione di esso è stata abbastanza semplice, ma sin da subito abbiamo potuto notare come a volte per arrivare alla soluzione non basti utilizzare gli strumenti presenti in una stanza ma si debba tornare sui propri passi e cercare ciò che abbiamo dimenticato, oppure comprendere come una nostra azione compiuta in un determinato punto possa ripercuotersi in un’altra porzione del gioco. Little Nightmares è un gioco che dimostra un enorme potenziale che in una prova da quindici minuti è stato fin troppo inespresso: il titolo affascina per le ambientazioni e per il design dei vari personaggi che incontreremo lungo il nostro percorso. Il gioco di Tarsier Studios pare essere un ottimo connubio fra un gioco artisticamente ispirato ed un puzzle game con parti stealth ben amalgamate con il contesto.
Little Nightmares uscirà all’inizio del 2017 per PC, PlayStation 4 e Xbox One.