Alla Games Week di Milano ho finalmente messo in mano sulla demo di Detroit: Become Human, grande assenza fra le nostre anteprime della Gamescom in quanto la versione disponibile allo stand Sony della fiera germanica era in lingua autoctona e quindi non di facile comprensione per il sottoscritto che vi scrive. Ora che ho potuto giocare alla build dimostrativa del gioco in un idioma a me comprensibile, sono felice di potervi parlare di quelle che sono le mie impressioni su una delle esclusive PlayStation 4 che maggiormente sto attendendo.
La demo testata permetteva di giocare ad una delle sezioni già mostrate al pubblico con un trailer, ovvero la missione nel quale, interpretando un androide negoziatore, dovremo trattare con un androide che ha rapito la figlia della famiglia che serve e l’ha portata sul bordo del balcone pronto a buttarsi insieme alla bambina nel caso non riesca ad ottenere ciò che vuole. Chiaramente lo scopo finale del negoziatore è quello di riuscire a limitare i danni e le vittime al minimo, ma lo scopo prioritario della missione è quello di salvare la vita della ragazzina, anche a costo di sacrificare la propria vita artificiale. Con questo prodotto David Cage, director del gioco e figura chiave del team di Quantic Dream, vuole trattare una tematica piuttosto abusata nel mondo della fantascienza, ovvero cosa succederebbe se, in un mondo dove gli androidi sono una diffusa realtà e vengono “schiavizzati” dagli umani, gli uomini-macchina prendessero coscienza di sé stessi e decidessero di ribellarsi per liberarsi dalla loro condizione di schiavitù: diversi prodotti fra film, libri e videogiochi, fra cui probabilmente il più noto è Blade Runner, hanno già sviscerato a fondo il tema e David Cage in questo gioco dovrà dimostrare di avere una sua precisa idea di come affrontare la tematica o il rischio è quello di cadere nella banalità, se non addirittura nel plagio. Per ora quello che abbiamo provato non ci permette di dare un giudizio su questo aspetto: il motivo per il quale l’androide della famiglia impazzisce e si ribella ai propri padroni è la concreta paura di essere rimpiazzato da un modello più avanzato e di doversi separare dalla ragazzina, sua migliore amica ed affetto più caro. Si tratta di una motivazione sicuramente molto forte dal punto di vista emotivo, ma abbastanza debole da quello narrativo, un po’ troppo vista e rivista, ma trattandosi di una missione introduttiva al gioco, separata da quella che è la trama principale, la speranza è che il titolo acquisisca spessore man mano che la storia avanza, un po’ come è successo con Heavy Rain.
Ma passando ai fatti e non alla semplice speculazione, la missione era divisa in due parti distinte: nella prima il compito assegnato è quello di girare per l’appartamento alla ricerca di oggetti che ci permettano di capire sia cosa sia successo nei minuti precedenti sia quali siano i rapporti e le relazioni fra l’androide ed i vari membri della famiglia. Questa parte di esplorazione è molto importante in quanto più informazioni riusciremo a raccogliere e più le nostre probabilità di successo saranno elevate. L’interazione ambientale avverrà in maniera simile a quanto visto nei precedenti giochi di Quantic Dream: con la levetta sinistra ci muoveremo nello spazio mentre con quella destra interagiremo con gli oggetti circostanti cercando di simulare il movimento dei gesti che il personaggio controllato dovrà compiere. All’interno dell’appartamento incontreremo il capitano della squadra di polizia intervenuta sul posto: un uomo del tutto contrario all’idea dell’esistenza di una parte umana negli androidi che non avrà rispetto per la “razza cibernetica” ritenendola di diritto inferiore a quella umana. Durante l’esplorazione della stanza avremo dei momenti che ci hanno ricordato molto delle sezioni della modalità detective di Batman Arkham Origins e Arkham Knight, nelle quali dovremo scansionare una particolare scena per poter ricostruire tutto ciò che è successo in uno specifico lasso di tempo, per poter cercare nuovi elementi con i quali interagire nascosti al nostro sguardo. In questa parte abbiamo potuto apprezzare sia la realizzazione tecnica delle varie ambientazioni e la cura dei dettagli che l’ottimo lavoro di face capture eseguito per rendere il più naturale possibile le animazioni facciali, ma anche notare qualche calo di frame piuttosto vistoso ed un filto antialiasing non proprio all’altezza dei tripla A moderni, difetti che seriamo di non vedere nella versione definitiva del gioco ed in particolare in quella per PlayStation 4 Pro. Un altro difetto riscontrato è la gestione non proprio brillante dell’HUD in alcune sezioni: se durante le cinematiche interattive ed i dialoghi i box di testo saranno sempre girati a favore di camera, durante l’esplorazione dell’ambiente a volte le icone dei tasti da premere saranno nascoste o posizionate in modo che non sia semplicissimo individuarli. Nella seconda parte invece avviene il vero e proprio negoziato: una volta usciti sulla terrazza inizierà il dialogo con l’altro androide che, giustamente, inizialmente sarà molto diffidente nei nostri confronti: le nostre risposte in questa sezione faranno aumentare o diminuire la sua fiducia nei nostri confronti che determinerà con quali risultati riusciremo a terminare la missione. Anche il modo in cui muoveremo avrà un’influenza sul gioco: se ci muoveremo molto rapidamente verso il nostro interlocutore esso dubiterà delle nostre intenzioni e falliremo il nostro intento. La parte esplorativa, l’aumento della fiducia, le domande che porremo e le risposte che daremo: badando a ciascuno di questi elementi avremo sempre più opzioni di risposta nei dialoghi e riusciremo sempre di più ad avvicinarci al nostro obiettivo, ma una risposta sbagliata e potrebbe accadere che ci precluderemo la possibilità di completare la porzione di storia con il risultato sperato per via di un sistema a bivi molto più diramato e variegato di quanto si sia mai visto in un gioco di Cage. Nel complesso, nonostante qualche carenza tecnica evidenziata e qualche timore sul modo in cui Quantic Drema snocciolerà le tematiche del gioco, Detroit: Become Human è sicuramente una delle esclusive per PS4 più promettente fra quelle finora presentate da Sony e sicuramente uno dei giochi presenti alla fiera che vale la pena provare.