Finalmente siamo arrivati al finale di stagione di Halo Serie TV, con l’episodio 1×09 “Trascendence”. Ne abbiamo viste di cose belle e brutte, che abbiamo già sviscerato con tutto il loro marcio nei precedenti episodi della recensione. Ad altre tocca aspettare l’analisi sotto il bisturi della seconda, paventata stagione, quella di un prodotto che perfino il suo co-produttore ha pubblicamente ammesso non essere “quello che aveva scritto”.
Halo Serie TV, sembrerebbe finita… per ora.
Quello che per adesso possiamo dire è che Halo Serie TV in onda su Sky e NOW ha saputo scavarsi un buco piuttosto profondo durante la prima metà della stagione, per poi lentamente tirarsi fuori fornendo episodi migliori grazie a una trama più focalizzata, mantenendo comunque sempre un buon livello di regia. Detto questo, quel buco rimane ed è ancora molto profondo dopo il finale della prima stagione, ma sta tendendo a riempirsi d’altro, il che è qualcosa. Tuttavia, alcuni personaggi e sottotrame che fin’ora hanno viaggiato per conto loro rimangono lì, abbandonati ed inconcludenti come ci si aspettava.
Come pochi e ben apprezzati prima di lui, anche questo episodio si concentra e resta sulla trama principale , nell’intreccio su Chief, Halsey ed il Silver Team. Eh, finalmente. Sotto, si possono sentire gli sceneggiatori mentre con sforzi erculei tentano di stirare, tirare, cucire e conciliare le numerose sotto-trame senza senso che potevano anche non nascere mai nel corso della stagione. Gli stessi sceneggiatori, sempre armati di colla e forbici a punta arrotondata, tentano di innalzare l’interesse generale in preparazione alla seconda stagione. Ci voleva più convinzione evidentemente, perchè l’episodio nove di Halo Serie TV sembra più un finale di mezza stagione che di stagione – ciò nonostante non ci lamentiamo troppo troppo: dopo otto episodi dei quali alcuni memorabili ed altri salvabili a stento, almeno questo ci regala una degna conclusione degli avvenimenti.
La storia fin’ora
Questo episodio riprende proprio da dove l’ultimo si era interrotto con le conseguenze della rivolta di Halsey. La tensione è ancora alta poiché Reach è in rovina a seguito del boom energetico causato da Makee durante l’attivazione dell’artefatto. Apparentemente delusa dall’umanità, Makee è tornata alla sua missione originale di riportare l’artefatto rimanente all’Alleanza Covenant. Nel frattempo, la questione degli Spartan “erranti” torna ad essere affrontata – inutile dire che Vannak e Riz si trovano di fronte alla verità già dallo scorso episodio.
Fortunatamente il capitano Keyes è lì per ammettere la verità e il suo coinvolgimento con grande dispiacere di sua figlia Miranda. Tuttavia, il passato deve essere messo da parte per affrontare la situazione attuale con Halsey e Makee, entrambe fuggiasche nei loro relativi ambienti. Mentre Master Chief, Vannak e Riz inseguono Makee, Kai insegue Halsey. Nonostante la notevole sequenza di Kate Kennedy nei panni di Kai sia tra le più soddisfacenti dell’episodio, entrambe le missioni falliscono con i loro obiettivi in fuga.
A quel punto, finalmente brilla una scintilla di rabbia tra gli Spartan, usati per decenni, derubati del loro passato, controllati da una maniaca evoluzionista. Il Silver Team riunito va quindi a tutta velocità verso il pianeta natale dei Covenant, fin’ora inafferrabile per l’UNSC. Il viaggio attraverso territori inesplorati è guidato dall’istinto di John, che fortunatamente riesce a far superare loro la barriera-caleidoscopio che protegge il pianeta da occhi indiscreti. Nel frattempo, diventa oramai chiaro che per i Covenant Makee non è mai stata Beata o importante. La sua integrazione è semplicemente una farsa per raggiungere un fine – arrivare al sacro Halo – prima di lasciarla a morire col resto dell’umanità.
La difesa del pianeta è inizialmente debole, ma ben presto diventa soverchiante, abbastanza perchè gli Spartan ingaggino un lungo ed emozionante scontro con gli alieni, dando spettacolo con ricchi effetti visivi. Innescati gli artefatti, ad un certo punto John è lasciato vulnerabile, trasportato con Makee sulla bucolica terra dell’Halo, mentre gli altri sono in campo ad affrontare la minaccia Covenant.
Cosa aspettarsi dalla seconda stagione
Non possiamo raccontarvelo per non rovinarvi la scena, ma c’è un momento culmine che funziona grazie a Schreiber e Taylor nei panni di John e Cortana. Alla fine, quello che ne viene fuori è una versione di Master Chief che si riavvicina a quella del videogioco ed è quella che in tanti volevano vedere fin dall’inizio, quella a cui il pubblico pensava quando Halo Serie TV era solo un embrione di prodotto in casa Paramount+. Gli sceneggiatori tentano di fare pace con un pubblico che ha notato mancanze e buchi di trama a non finire. Per quanto tempo Master Chief rimanga in quello stato e/o come si evolverà sarà sicuramente un importante punto critico da trattare nella seconda stagione.
Alla fine, questa prima stagione è (come ci si aspettava) tutta un enorme prologo, sebbene sia stata spesso poco coerente nella sua realizzazione. Anche se non privi di problemi, gli ultimi episodi hanno dimostato di poter arrivare ad un buon livello qualitativo nella narrazione e nell’azione, mentre i primi ed i più distaccati (come quello su Kwan e Soren) con molta probabilità sono costati allo show centinaia di spettatori – qualcosa con cui la serie dovrà fare i conti prima o poi. Halo Serie TV si assesta quindi nella hall delle serie mediocri ma con un futuro, nonostante una produzione travagliata per molte ragioni, in primis per l’impostazione di questa Origin Story durante il primo tempo.
La recensione in breve
L'ultima puntata della stagione di Halo prova a fare un po' pace con i fan della saga videoludica. Al di là delle numerose problematiche - personaggi spariti all'improvviso, domande irrisolte e chi più ne ha ne metta - il tutto si conferma come una grande introduzione a ciò che dovrà accadere nei prossimi anni. Ma puntare tutto sulla seconda stagione, quando la prima ha lasciato più di qualche perplessità, sarà la mossa giusta? Vedremo. Intanto la prima serie non si sposta da una mediocrità generale.
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Voto Game-Experience