La guerra, nell’era dell’informazione ma anche delle fake news, è una questione delicatissima di cui tutti parlano senza effettiva cognizione di causa – neppure le sue vittime e chi la combatte può pretendere d’avere una chiara idea di quello che accade. In questo clima chi s’occupa di cronaca dovrebbe prestare enorme attenzione a quanto accade, ma purtroppo in più occasioni si è dimostrata la fallibilità (o la mancanza) di questo spirito analitico.
Nel recente passato fece discutere il fatto che molti, incluso lo stesso Ministro della Difesa dell’Ucraina, confusero alcune scene estrapolate dal videogioco bellico Arma III per sequenze reali della guerra in corso sul suolo ucraino. Ebbene, oggi siamo qui per parlarvi dell’ennesimo elemento di fiction ludico scambiato per qualcosa di reale, e in questo caso è stato scambiato per un elemento di una certa rilevanza strategica.
Una mappa del boardgame Blackout è stata presa per la mappa del bunker sotto l’acciaieria Azovstal, importante scenario di guerra attualmente cinto d’assedio.
L’artwork, che potete visionare proseguendo nella lettura di questo articolo, proviene in realtà dal gioco da tavola Blackout, un titolo mai pubblicato a causa del fallimento della campagna su Kickstarter lanciata nel 2015. Come già detto non si tratta del primo caso analogo in questo scenario bellico, ma anche in passato errori simili furono commessi relativamente ad altre guerre: nel 2020 l’emittente italiano LA7 (come nel caso odierno, ndr), nel corso della trasmissione Atlantine condotta da Andrea Purgatori mostrò le presunte immagini dell’uccisione di Soleimani, che in realtà erano scene di un videogioco poco noto (nel caso odierno il programma è stato Piazza Pulita).
L’errore può essere scusato solo in minima parte, poiché al giorno d’oggi non è semplice distinguere il vero dal falso, specie quando centrano i videogiochi graficamente sempre più realistici, ma forse sarebbe opportuno uno sforzo maggiore nel verificare le fonti, specie su un fatto rilevante come la guerra.
Si nota la grave mancanza di questo spirito critico e analitico soprattutto in questo caso, dal momento che l’artwork è stato ripreso da una fonte non confermata, del tutto priva di affidabilità: un presunto politologo russo. Se si considera la mole di fake news messe in circolo da diverse fonti vicine alla causa russa, forse almeno qualche sospetto sarebbe dovuto sorgere prima di procedere oltre.
Naturalmente questa falsità svelata non è sufficiente a placare l’irrefrenabile fantasia impermeabile alla logica dei teorici del complotto, che hanno subito puntato il dito contro il presunto schema dell’acciaieria (in realtà l’artwork) ipotizzando un coinvolgimento della NATO con dei laboratori di ricerca biologica.