L’uscita di GTA: The Trilogy Definitive Edition ha riportato alla luce i primi tre capitoli dell’evoluzione 3D della serie, da GTA III a GTA San Andreas, l’evoluzione di una delle serie più famose dell’intera storia del videogioco. Un tuffo nel passato per molti, l’occasione di uno sguardo verso il futuro della serie per tutti quelli che, come me, si divertono ad ipotizzare possibili ambientazioni.
La distanza che separa GTA III da un ipotetico GTA IV comprende l’arco non di una ma di ben tre generazioni, dal primo, rivoluzionario capitolo che per la prima volta nella serie portava su schermo l’esperienza 3D in un mondo fino ad allora visto soltanto dall’alto, fino ad arrivare al clamoroso GTA V, un titolo che ancora oggi, a otto anni dalla sua uscita, è presente nelle classifiche dei titoli più venduti. GTA: The Trilogy Definitive Edition non è soltanto l’occasione per rigiocare quei tre capitoli che hanno dato uno spunto incredibile alla serie, incarnando non soltanto i periodi storici ma offrendo anche uno spaccato della società americana che trascende la satira in una formula che soltanto Rockstar Games riesce a preparare. Dalla piovosa Liberty City sino ad arrivare ad una Los Santos che abbiamo poi avuto modo di approfondire in chiave modernizzata nei panni del trio Michael-Trevor-Franklin, GTA ha sempre rappresentato un punto di riferimento per un genere non sempre facile da inquadrare ma che è riuscito a dare alla meccanica Open World spunti sempre nuovi. Rockstar Games si è sempre presa il suo tempo per poi presentarsi al pubblico con quel passo in più quella sensazione di complessiva evoluzione che riesce da sempre a dare al medium un nuovo equilibrio che verrà poi inevitabilmente ricreata sotto diverse formule dal resto dell’industria. Al di là di quello che potreste pensare sul GTA: The Trilogy Definitive Edition, un prodotto che non stiamo analizzando in questa occasione ma che ci sta dando più spunti di riflessione non soltanto in merito alla serie ma anche all’evoluzione del videogioco nella sua storia, la possibilità di poter rigiocare o giocare per la prima volta quei titoli che hanno segnato la genesi di qualcosa di più grande ci aiuta a riscoprire le radici di quello che oggi è l’apice della serie con GTA V ipotizzando e sognando un GTA IV che presto o tardi arriverà.
GTA: The Trilogy Definitive Edition mette in evidenza una delle capacità più incredibili di Rockstar Games, ovvero quella di fotografare un periodo storico nella sua interezza, estremizzarne gli eccessi ed imbastire un mondo in cui l’eccesso diventa normalità. Su GTA V lo vediamo attraverso la società del 2013 alle prese con i social, la digitalizzazione ed un gap generazionale che oggi, a otto anni di distanza, sembra ancora più evidente. Quando si pensa ai videogiochi violenti, GTA è sicuramente il primo videogioco politicamente scorretto, immorale e violento che viene in mente. E questo, al di là di quanto può essere divertente uccidere una prostituta dopo aver approfittato dei suoi servizi, non è altro che l’interpretazione collaterale di un manifesto della società che esiste in primo luogo nella mondo reale. Certo, le intenzioni di Rockstar Games non sono sicuramente quelle di limitarsi a denunciare il marcio della società ma, come possiamo vedere in prodotti come I Griffin o I Simpsons, approfittano dei paradossi, le ironie e le storture di una società che nel corso delle decadi è cambiata radicalmente per fotografare un mondo all’interno del quale vivere secondo delle regole ben precise. Da un punto di vista ludico, GTA: The Trilogy Definitive Edition mette in evidenza tutti quegli scatti generazionali o meno che hanno caratterizzato l’evoluzione della saga, dai limiti non soltanto tecnici oggi molto evidenti di GTA III a quel miracolo ludico di GTA San Andreas che in un’era come quella Playstation 2 è stato qualcosa diversamente incredibile e mai visto, raggiunto da alcuni soltanto molti anni dopo. Personalmente il mio capitolo preferito resta GTA: Vice City, un titolo che, nonostante i suoi limiti vibra di una magia che soltanto gli anni ottanta riescono a dare. Percorrere la strada che costeggia l’oceano a bordo di un’auto che scimmiotta la Lamborghini Diablo con Billie Jean di Micheal Jackson è un esempio perfetto per descrivere la direzione artistica e ludica di un prodotto di fatto immortale come GTA Vice City, con un occhiolino verso Scarface e la sua cruda violenza che è rimasta nella storia.
Abbiamo parlato del passato per poterci approcciare al futuro, ancora incerto, della saga. I rumor che vogliono un GTA VI ambientato ancora una volta negli anni ottanta sono veramente forti e costanti ma l’iptesi che Rockstar Games abbia in mente altri piani non è da escludere. Abbiamo infatti parlato di tutti i capitoli di GTA, a partire da quelli compresi nella GTA: The Trilogy Definitive Edition fino a GTA V ma abbiamo finora ignorato quello che per molti è il miglior capitolo dell’intera saga ovvero GTA IV. Le vicende di Niko Bellic in quella che è una New York contemporanea hanno sicuramente tinte più grigie e meno eccentriche rispetto agli altri capitoli ma il livello di dettaglio, la cura nella ricerca del realismo a partire dalla fisica fino ad arrivare alle sezioni esplorabili, per certi versi riescono a superare anche GTA V. Muovendoci nel campo delle ipotesi non possiamo non pensare a Red Dead Redemption 2 ed alle sue meccaniche come step evolutivo successivo a GTA V che avrà un impatto significativo in un ipotetico GTA IV, quel tipo di esplorazione, di dettaglio e di interattività con gli NPC rappresenta di fatto il passo successivo, e per l’appunto l’unica iterazione nella gen Xbox One/PS4, di Rockstar Games verso la modernità. Stiamo parlando comunque di un’opera che sarà indubbiamente colossale e sappiamo benissimo che la comunicazione di Rockstar Games è stringata, immediata e per qualche motivo immune ai leaks che invece imperversano quando si parla di opere di questa portata. Anche l’integrazione con la struttura Online, ancora oggi separata da una barriera che rende le due esperienze come due titoli a sé, potrebbe cambiare ed integrarsi in maniera più dinamica, magari asincrona. O ancora le meccaniche da sandbox come quella dell’accampamento di Red Dead Redemption 2 potranno trovare un respiro più ampio in GTA IV, il tutto ancora una volta contestualizzato in maniera magistrale con il periodo storico che Rockstar Games sceglierà di inquadrare.
In conclusione, GTA: The Trilogy Definitive Edition rappresenta, al di là delle implicazioni di mercato, un’occasione non soltanto per rivivere tre dei titoli che hanno influenzato inevitabilmente lo sviluppo del medium nel corso degli ultimi vent’anni ma anche un modo per percepire quella che è la storia di Rockstar Games attraverso i suoi titoli più importanti. GTA: The Trilogy Definitive Edition andrà inevitabilmente a scoprire il fianco di quelle che possono essere oggi delle produzioni invecchiate non benissimo ma questo accade con tutte le riproposizioni non prettamente remake, ma se l’istinto è quello di premere Y o triangolo avvicinandosi ad un veicolo in arrivo, allora vuol dire che GTA: The Trilogy Definitive Edition ha senso a patto di non intralciare eccessivamente lo sviluppo nel calderone dei capolavori di Rockstar Games.