Grand Theft Auto non lascerà mai gli Stati Uniti, e non per una questione tecnica o commerciale, ma per identità culturale. A spiegarlo è Dan Houser, co-fondatore di Rockstar Games, che in un’intervista con Lex Fridman ha ribadito come il DNA della saga sia indissolubilmente legato alla società americana. L’unico capitolo ambientato altrove, GTA: London 1969 per PS1, è stato definito da Houser “una piccola cosa, carina e divertente”, ma priva della forza che ha reso immortali le altre ambientazioni del franchise.
Secondo Houser, GTA vive e prospera grazie a un ecosistema che può esistere solo negli USA: la libertà con le armi, la spettacolarizzazione del crimine, il culto del successo, i personaggi sopra le righe e la satira sociale. Tutti elementi che, spostati in un altro contesto culturale, perderebbero potenza e significato. “Servivano le armi, servivano quei personaggi più grandi della vita — il gioco era troppo legato all’America per funzionare altrove”, ha spiegato l’autore.
Per lo scrittore britannico, Grand Theft Auto non è semplicemente una serie di giochi criminali: è una satira dell’America stessa, un commento ironico e tagliente su politica, media, corruzione e sul cosiddetto “sogno americano”. Ogni città del franchise — Liberty City, Vice City (l’ambientazione di GTA 6), Los Santos — è una versione iperbolica del paese reale, un riflesso deformato che ne amplifica i difetti e le ossessioni.
Dan Houser ha condiviso anche le seguenti dichiarazioni:
“Ricorderete che abbiamo fatto una piccola cosa a Londra 26 anni fa, GTA London, per PS1. Era piuttosto carina e divertente. C’era così tanto della cultura americana nell’IP che sarebbe stato davvero difficile farla funzionare a Londra o altrove. Servivano le armi, servivano quei personaggi sopra le righe. Il gioco era profondamente legato all’America, ma visto da una prospettiva esterna. Era talmente parte dell’identità della serie che non avrebbe funzionato allo stesso modo in un altro contesto.”
Anche se oggi Houser non fa più parte di Rockstar (ha lasciato lo studio nel 2020), la sua visione spiega perché, da oltre venticinque anni, GTA resti saldamente ancorato al mito e all’incubo americano. E per quanto la tecnologia potrebbe rendere possibile ambientare un capitolo a Tokyo, Parigi o Berlino, mancherebbe sempre quella scintilla che rende Grand Theft Auto una critica vivente — e divertente — dell’America stessa.
Ricordiamo infine che il co-fondatore di Rockstar Games ha anche rivelato i motivi per cui GTA 6 è un gioco così atteso.
