Mentre i social, quelli veri, fanno di tutto per mettere i bastoni fra le ruote a Rockstar Games, quelli finti faranno da contorno alle vicende che vedremo nel prossimo Grand Theft Auto VI. La linea fra finzione e realtà è sempre più sottile, e la nuova, meravigliosa Vice City fa già parlare di se.
Ma che impatto avranno avuto i social network in Grand Theft Auto VI e soprattutto, una saga da sempre famosa per il suo essere politicamente scorretta avrà in qualche modo perso il suo smalto sviluppando un savoir-faire per strizzare l’occhio ad un mercato sempre più selettivo e attento? Scopritelo nel nostro speciale dedicato a GTA 6 ed il rapporto con i social network: una sfida dentro e fuori dal gioco.
Il GTA più social di sempre
Difficile mantenere la sorpresa in un’epoca come la nostra. Il recente leak del trailer di GTA 6 ha dimostrato, ancora una volta, quanto la magia dei reveal appartenga ormai a un epoca remota, con buona pace degli streamer. I social – quei maledetti social – croce e delizia di un’era in cui, come asserì anche a suo tempo il celebre Colonnello in un dialogo da brividi con Raiden sul finire di Metal Gear Solid 2 (se non sapete di cosa stiamo parlando recuperate la recente Master Collection V.1) “a single person has the potential to ruin the world”.
Ma Grand Theft Auto è, ovviamente, anche attualità e gli stessi social che hanno causato non pochi grattacapi a Rockstar negli ultimi anni saranno assoluti protagonisti dell’ultima attesissima iterazione prevista per il 2025. Il gioco segnerà il ritorno tanto sperato alle roventi spiagge di Vice City, città stravolta però dai progressi della tecnologia come già accadde per Los Santos e dintorni in GTA V, seppur all’epoca della sua uscita, il 2013, i social network ancora non avessero ancora preso il totale sopravvento sui media e sul mondo della comunicazione più in generale.
Poco più di dieci anni dopo, nel 2025, GTA 6 esplorerà una società nuovamente mutata e frenetica, dove l’apparenza è al centro dell’attenzione e il marcio viene invece nascosto al di fuori dell’inquadratura di uno smartphone. I soldi e il rispetto sono sempre le migliori armi per conquistare il potere, ma l’opinione pubblica potrà gettarvi nell’oblio o elevarvi alle stelle nel giro di un click. In Grand Theft Auto VI i social e l’opinione pubblica saranno i veri antagonisti e, nel mondo reale, lo sono già da adesso.
Dentro il gioco: le webstars di Vice City
I social network quindi, nel bene e nel male, non potranno che avere un ruolo chiave all’interno dell’economia di GTA 6, soprattutto a livello narrativo. Ne è un esempio la loro massiccia presenza nel trailer d’esordio, dalle live stream che mostrano il degrado di Vice City, ai reel dove possiamo vedere uomini facoltosi e bellissime donne spassarsela a bordo di uno Yatch, o ancora una ragazza twerkare sul tetto di un auto di lusso, per non parlare della “Karen” di turno che minaccia il suo disturbatore con un martello in mano, il tutto condito con icone, reaction, commenti e hashtag in perfetto stile Instagram.
I social saranno quindi una lente attraverso il quale sarà possibile conoscere ogni lato di Vice City più di quanto non fosse possibile nei GTA precedenti. Pianificare un colpo o controllare un bersaglio sarà quindi più semplice potendo avere gli occhi pressoché dappertutto. Di contro, naturalmente, sarà anche più difficile rimanere nell’ombra, poiché saremo costantemente esposti al rischio di essere ripresi da occhi e obbiettivi indiscreti.
Le possibilità a livello narrativo sono quindi infinite e il controllo della strada non sarà più sufficiente quando le gang rivali potranno avvalersi del consenso dei social. Social che, come accade troppo spesso nella realtà, tendono a demonizzare o idolatrare personaggi senza preoccuparsi del loro background e della veridicità dei fatti. Social che, con ogni probabilità, andranno inoltre ad aumentare la quality of life di Grand Theft Auto VI a livello di gameplay fra interazioni possibili e nuovi modi di ottenere informazioni utili sulle missioni.
Fuori dal gioco: tra leakers…
Rockstar Games è un colosso aziendale, basti pensare alle sedi sparse in tutto il mondo e ai tantissimi dipendenti sotto contratto. I leak sono un rischio enorme per una compagnia di questo calibro che però, nel corso degli anni, ha saputo dimostrare una certa resistenza a un fenomeno ormai esteso all’intera industria videoludica. Le restrizioni applicate negli anni ai propri dipendenti, dal divieto dell’utilizzo degli smartphone sulla scrivania fino alle clausole di riservatezza, hanno protetto le proprietà intellettuali della società statunitense da fughe di notizie indesiderate.
Si potrebbe quindi pensare che il recente leak del teaser di GTA 6 sia il primo fenomeno simile legato al brand che ha fatto la fortuna di Rockstar Games. Al contrario bisogna andare parecchio indietro, più precisamente nel 2008, per scoprire come incominciò il rapporto burrascoso fra GTA e i leakers. Prima del reveal ufficiale di GTA 4 infatti, in rete trapelarono tutti i dettagli circa la mappa di gioco, rivelatasi poi azzeccata nel momento dell’uscita.
Nemmeno GTA 5 fu risparmiato: gran parte dei dettagli inerenti l’ambientazione, la trama e il trittico di personaggi comparvero in rete ben prima rispetto al rilascio del trailer di presentazione, rovinando di fatto la sorpresa ai più. Con il diffondersi dei social e una segretezza sempre più difficile da mantenere, Grand Theft Auto VI è stato vittima di una quantità esorbitante di leaks, a partire dalle identità dei due protagonisti Jason e Lucia.
..ed haters
Spostando invece l’attenzione sull’opinione pubblica attorno al prossimo capitolo di Grand Theft Auto molte, anzi troppe parole sono state spese sulla presunta influenza di fenomeni sociali quali il Politically Correct o la Cancel Culture sul gioco. I recenti esempi del reboot di Saints Row o del bagno genderless nel remake di Dead Space hanno scatenato le più disparate (e ridicole) polemiche in rete, alimentando la preoccupazione anche per GTA 6.
Già sin dal primo leak che preannunciava la presenza di un personaggio giocabile di sesso femminile la frangia più estrema di “appassionati” di videogiochi si è scagliata contro la società statunitense, asserendo il fatto che il duo composto dai fratelli Dan e Sam Houser si fosse piegato al volere dei sostenitori delle culture LGBTQ+ e dei perbenisti.
Tralasciando le accuse totalmente infondate e prive di qualsivoglia senso – anche visto la prima e fin qui unica presenza di un personaggio primario donna da oltre venticinque anni a questa parte – eccezion fatta per le skin femminili selezionabili nel primo GTA, Rockstar Games ha subito messo a tacere il brusio dei diffidenti con un trailer straordinario e, come sempre, sopra le righe. Violenza, sfacciataggine, dark humor e stereotipi: nelle prime sequenze mostrate di GTA 6 c’è tutto questo e anche di più.
Probabilmente le polemiche sterili di questi anni saranno servite agli storici sviluppatori per dare sfogo a nuovi personaggi folli che incroceranno il proprio destino con quello dei protagonisti e Jason. Del resto Rockstar Games ha da sempre dimostrato di infischiarsene delle accuse e delle pressioni sociali provenienti da qualsiasi parte e sfera politica, sfruttandole invece a proprio favore ironizzando all’interno dei propri giochi.
Non sappiamo se GTA 6 potrà essere fra i candidati al GOTY del 2025, certo è che manterrà quello spirito dissacrante e spregiudicato che di sempre, checché ne dicano i social. Su questi ultimi invece, c’è sempre ben poco da stare tranquilli.