Quelli riportati nel titolo dell’articolo sono soltanto alcuni dei futuri servizi di gioco in streaming, i quali si prepareranno nel corso del prossimo periodo a spingere sull’innovazione tecnologica in tal senso, offrendo a agli utenti cataloghi di videogiochi a prezzi modesti, senza occupare spazio sull’hard disk e senza spendere tempo in lunghi download.
Dopo l’arrivo del PlayStation Now da parte di Sony, infatti, anche Microsoft e Google lanceranno le proprie piattaforme di game streaming nel corso dell’2019, che si chiameranno rispettivamente Project xCloud e Stadia.
Nonostante tutto questo continui a spingere per diventare una nuova normalità alcuni utenti non vedono ancora di buon occhio questa situazione, soprattutto considerando la scarsa copertura del territorio per quanto riguarda una buona qualità di connessione a internet, indispensabile per poter usufruire di questi servizi in maniera decente.
Ebbene, mentre per molti sembra trattarsi tuttora di fantascienza, pensate a mettervi nei panni di un giocatore del lontano 2004, al tempo di PlayStation 2 e della prima console Xbox uscita da soltanto tre anni. Al tempo, infatti, prevedere un mercato streaming per i film poteva anche essere fattibile, ma per quanto riguarda i videogiochi si è sempre trattato di una qualche specie di tabù.
Due studenti universitari italiani, però, hanno previsto quel futuro che ora si appresta a diventare realtà concreta esattamente 15 anni fa, portando per la laurea del 2004 una tesi riguardante proprio questo salto al digitale che i videogiochi avrebbero fatto sicuramente più presto di quanto non si potesse pensare allora.
E’ proprio così che Ivan Sordello e Federico Natelli portarono, alla facoltà di Disegno Industriale del Politecnico di Torino, una tesi intitolata “Push Start: dalla console alla console“, in cui viene spiegato con termini ovviamente diversi da quelli che conosciamo oggi il processo di evoluzione che avrebbe colpito il settore videoludico.
Secondo gli studenti l’hardware non sarebbe più stato in mano di noi giocatori, ma da un’altra parte del mondo e avrebbe fatto girare il gioco per noi, in modo che ci potesse così servisse soltanto di una fibra ottica, che secondo loro ormai stava per prendere piede ovunque.
All’interno della tesi viene spiegato che la console, a questo punto, non sarebbe stata più una scatola contenente i pezzi hardware che abbiamo sempre conosciuto fino ad oggi, ma soltanto uno schermo, un pannello di controllo, un’interfaccia con cui collegarsi ai server della compagnia proprietaria dell’infrastruttura, posizionati anche a migliaia di chilometri di distanza da noi.
Successivamente, vengono menzionati anche i salti mortali a cui certe aziende si sono date per cercare di soddisfare le sempre più crescenti esigenze dei giocatori, prendendo come esempio sicuramente azzeccato gli sforzi in tal senso di Sony, con la produzione del “Cell” per PlayStation 3. Tutto questo, insomma, veniva visto come una cosa ormai inutile se vista dall’ottica della metamorfosi del gioco in streaming.
Inoltre, c’è di particolare che Federico e Ivan avevano previsto anche l’alta accessibilità di certi servizi, in grado di offrire a noleggio vari videogiochi a prezzi molto più abbordabili rispetto alla versione retail classica. In questo caso, questi servizi stanno arrivando proprio con un abbonamento da 10/15 euro al mese insieme a un vasto catalogo di titoli da cui scegliere a propria discrezione, senza nemmeno ricorrere a un qualche tipo di download.
Voi cosa ne pensate di tutto questo? Fateci sapere la vostra opinione a riguardo.