Non è raro che una causa ne scateni altre simili, con la prima che da coraggio agli accusatori di una seconda di farsi avanti, e cosi via. Ne è un esempio la serie di cause che hanno seguito movimenti come il #MeToo, e in questo caso probabilmente la causa apripista è stata quella che ha visto schierate Apple e Epic Games l’una contro l’altra. Causa il cui esito finale è ancora da esprimersi.
Ebbene quest’oggi si parla di una causa che vedere da una parte ben 36 stati memebri degli USA, tra cui figurano Arizona, Colorado, Iowa, Nebraska, New York, North Carolina, Tennessee e Utah, tutti schierati contro una compagnia accusata di monopolio nella gestione del suo Play Store disponibile su tutti i dispositivi Android – stiamo ovviamente parlando di Google, il colosso di Mountain View. La causa è datata 7 luglio 2021, ed è quindi estremamente “fresca”.
Nella causa si punta il dito anche contro la grossa fetta di guadagni, pari al 30%, che Google intasca per ogni singola transazione che avviene sul già citato Play Store, un mercato messo in luce anche per via della grande rilevanza che vanta a livello globale, in confronto ad altri store digitali, garantitagli dalla pressione esercitata in veste di compagnia responsabile del sistema operativo dei dispositivi Android.
Google ha comunque reagito in modo tranquillo, definendola una causa “senza ragione” e anche piuttosto “strana”, dal momento che a portarla avanti sono i pubblici ministeri dei singoli stati che avrebbero deciso di “attaccare un sistema che consente più apertura e possibilità di scelta rispetto ad altri”.
Ciò che probabilmente Google trova strano è che la causa non sia riguardante altri store simili, come per esempio quello di Apple, specie in luce del fatto che su Android vi è una decisamente maggiore apertura a diverse possibilità di quanto non avvenga altrove. “Questa accusa ne replica una similmente futile da parte del grande sviluppatore Epic Games, che ha beneficiato dell’apertura di android distribuendo l’app Fortnite al di fuori di Google Play”, ha dichiarato il senior director of public policy di Google, Wilson White, per sottolineare la somiglianza con la causa Apple vs Epic Games.
Relativamente alla causa Google sostiene che questa non “riguarda aiuti per entità più piccole o la difesa dei consumatori. Si tratta solo di dare una mano a sviluppatori di grosse dimensioni che vogliono i benefici di Google Play ma senza pagare per averli. Seguire una richiesta simile porta a rischi e costi maggiori per gli sviluppatori di più piccole dimensioni”.