Ci avviciniamo sempre di più all’uscita del titolo più atteso dell’anno. God of War Ragnarok è sotto la nostra lente già da qualche giorno con l’uscita della recensione finale fissata per il 3 novembre. Abbiamo dunque deciso di darvi un piccolo assaggio di quelle che sono le nostre prime impressioni sull’ultima fatica di Santa Monica Studios. Oggi vi raccontiamo le prime ore di God of War Ragnarok, l’apocalisse è sempre più vicina.
Le prime ore su God of War Ragnarok
Raccogliere un’eredità come quella lasciata da God of War nel 2018 non è per niente semplice ma, pensandoci bene, anche le premesse del capolavoro diretto da Cory Barlog non erano propriamente leggere. God of War rappresenta una saga storica, mitologica nella sua essenza e iconica nel suo impatto e mantenere vivo qualcosa che nasce su Playstation 2, arrivando a conquistare il premio di Game of The Year nel 2018 è qualcosa di incredibile. God of War Ragnarok arriva dunque con un bagaglio molto importante lasciato soprattutto dalla scena “post-credit” finale del precedente capitolo. L’incombenza dell’apocalisse e la presenza minacciosa di personaggi come Thor e Odino vanno dunque ad incastrarsi alla perfezione in quella che sarà infine la chiusura di un arco narrativo davvero imponente. God of War Ragnarok va a ricollegarsi direttamente con il precedente capitolo regalando una piacevole soluzione di continuità troppo spesso “spezzata” da futili quanto controproducenti tentativi di affermare l’identità di un titolo che, a conti fatti, si regge completamente sull’impalcatura ludica e narrativa del precedente. In questo caso, God of War Ragnarok sceglie la strada più difficile e onesta: quella della semplicità. Parliamo comunque di un titolo che ha ben poco da temere e decidere il modo in cui introdurre eventuali nuove meccaniche e contenuti diventa un’operazione estremamente delicata che rischia di sconvolgere l’equilibrio raggiunto con il suo predecessore.
Ci troviamo dunque in pieno Fimbulvinter, il terribile inverno che preannuncia l’arrivo del temuto Ragnarok e sopravvivere a Midgard diventa ogni giorno più difficile. Kratos ed un ormai adolescente Atreus combattono giorno dopo giorno contro le insidie di un regno messo in ginocchio dalla neve e contro i continui agguati di un’iraconda Freya, determinata a vendicare la morte del figlio Baldur. Un incipit meno esplosivo rispetto a quello del precedente capitolo ma decisamente più maturo, pensato ed elaborato. Le azioni di Kratos ed Atreus fanno parte di un quadro molto più grande di loro, una profezia che porterà inevitabilmente allo scontro finale, l’apocalisse: il Ragnarok. Abbiamo scelto volutamente di non approfondire le tematiche legate alla trama in quanto la narrazione assume un carattere preponderante in un titolo che, mai come ora, si presenta come story driven senza però dimenticare la sua natura action/adventure. God of War Ragnarok, già dalle prime battute, si presenta come un titolo che vuole essere completo in ogni suo aspetto senza mai tralasciare nessuna componente dove, ancora una volta, il bilanciamento dell’esperienza di gioco assume un carattere di importanza fondamentale.
La varietà proposta nel titolo è già percepibile durante le prime ore di gioco, da Midgard ci sposteremo a Svartalfheim alla ricerca di risposte e già durante i primi spostamenti l’intero setting del titolo cambia così come cambiano le ambientazioni, in nemici e gli elementi di gameplay. Al netto di diverse scene esplosive, sulle quali ancora una volta non vogliamo rovinarvi la sorpresa, God of War Ragnarok assume una ritmica alternata da fasi molto dialogiche ad altre di puro combattimento ed esplorazione, accelerando il passo con sequenze cinematiche davvero incredibili. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un lavoro di incredibile bilanciamento dell’esperienza, ogni fase è imprevedibile e va a mescolarsi benissimo con gli elementi di gioco e con lo scorrere degli eventi. Tutti gli elementi di gameplay ottenuti durante la nostra prima avventura con Kratos e Atreus saranno disponibili sin da subito, parliamo dunque di Leviatano e le Lame del Caos con le rispettive mosse in combattimento ed espedienti di esplorazione, si parte dunque da una solidissima base che andrà evolvendosi, presumibilmente, nel corso del gioco.
Le prime ore di gioco su God of War Ragnarok risultano essere molto lineari, intervallate da brevi sezioni esplorative abbastanza intuitive che non richiederanno particolari abilità in termini di problem solving. In questo caso i puzzle ambientali proposti non fanno altro che introdurre una verticalità che verrà sempre più sfruttata ed intrecciata con le varie abilità a nostra disposizione. Resta vivo il dualismo in combattimento tra Kratos ed Atreus, quest’ultimo in particolare risulta essere molto più versatile ed efficace, interagendo direttamente nel combattimento rivelandosi parte integrante e in qualche caso decisiva. Il sistema di combattimento, durante le prime ore di gioco, non risulta essere molto diverso da quello già sperimentato nel capitolo precedente, vi è tutta via una maggiore fluidità nei movimenti, nelle parate e nelle schivate che vanno a tradursi in combattimenti molto più dinamici e variegati. Leviatano e le Lame del Caos sprigionano il loro potere elementale di ghiaccio e di fuoco, rendendo così tutto il sistema di combattimento molto più sfaccettato, concentrandosi non soltanto sulle varie combo ma sulle stesse proprietà elementali delle singole armi.
Avvicinandoci alla chiusura di queste prime impressioni, God of War Ragnarok introduce una piacevole verticalità ed un’interazione con gli ambienti di gioco molto più dinamica di quanto già visto nel precedente capitolo, Kratos ed Atreus sono infatti in grado di scalare determinate pareti, di aggrapparsi e di interagire con gli elementi ambientali sfruttando la sintonia elementale delle armi. Ad esempio, potremo utilizzare Leviatano per congelare e deviare un flusso d’acqua o bruciare determinati elementi ambientali con le lame del caos per aprirci il passaggio. In questo caso l’esperienza è molto guidata e, sebbene vengano introdotti determinati stimoli, l’interazione non è universale e lascia poco spazio all’intuizione. Tuttavia, il carattere guidato dell’esperienza di gioco rispetta perfettamente quelli che sono i canoni della saga e le sezioni open map rappresentano una piacevole distrazione dalla quest principale, permettendoci non soltanto di recuperare preziosissimi tesori, collezionabili ed abilità ma anche di scoprire vicende secondarie legate ai personaggi principali. Ancora una volta approfondiremo questo aspetto in sede di recensione ma possiamo senza dubbio dirvi che non esistono, almeno finora, attività secondarie accessorie e siamo stati invogliati sin da subito nel perseguire, esplorare e scoprire ogni singolo elemento facoltativo che God of War Ragnarok ci ha proposto. Riflettendo inoltre sul setting iniziale in termini di possibilità presenti e future, il fatto di avere a disposizione tutte le abilità acquisite durante il primo capitolo ci fa ben sperare per le nuove soluzioni di gameplay che potrebbero arrivare durante le fasi più avanzate. God of War Ragnarok si propone dunque come un titolo di incredibile solidità, consistenza e pulizia. Graficamente incredibile e tecnicamente impeccabile, l’apocalisse norrena non poteva cominciare nel modo migliore.
Non ci resta dunque che darci appuntamento alla recensione finale la quale ricordiamo essere fissata per il 3 Novembre, fino ad allora vi consigliamo di avere pazienza ed eventualmente di prendere ferie perché il titolo più atteso dell’anno sta arrivando ed è carico di novità incredibili.