Torniamo a parlare (anche se non abbiamo mai smesso, ndr) di God of War Ragnarok ad appena due mesi dalla sua uscita per riflettere a mente fredda sull’ultima fatica di Santa Monica e, forse, l’ultima per Kratos.
La domanda di apertura posta nel titolo è chiaramente retorica dato che si può sempre fare di meglio e non sarà sicuramente God of War Ragnarok ad infrangere questo dogma non soltanto dell’arte, del videogioco e della disciplina ma dell’intero universo conosciuto.
Ciò che ci interessa, almeno in questa sede, è cosa avrebbe potuto rendere God of War Ragnarok un titolo migliore? In questo caso abbiamo deciso di puntare il nostro occhio critico sulla trama, pertanto, non faremo nessuno sconto in termini di spoiler, siete avvisati.
Da questo punto in poi l’articolo conterrà spoiler molto importanti che potrebbero condizionare la fruibilità del titolo, leggete a vostro rischio e pericolo.
Il secondo album è sempre il più difficile
God of War Ragnarok è indubbiamente uno dei titoli più importanti del 2022 e dell’intera industria dei videogiochi negli ultimi anni, nonchè uno dei titoli più gettonati per il GOTY 2022, vinto poi da Elden Ring. Sin dal soft-reboot della celebre saga che ha consacrato Kratos come uno dei personaggi più iconici della storia dei videogiochi e marchio distintivo di Sony Playstation. In sede di recensione, God of War Ragnarok ha portato a casa un ottimo 9.4/10, un voto che continua ad essere meritato al fronte di un’esperienza di gioco davvero memorabile fatta di momenti di altissimo intrattenimento ed una struttura di gioco ben ritmata, sfaccettata e variegata nella sua imponente mole di contenuti.
Fatte le dovute presentazioni, inchini e riverenze, è arrivato il momento di cominciare a colpire più duramente perché è grazie alla critica ed alla ricerca della perfezione (ma anche al vil danaro, ndr) che il mondo dei videogiochi è riuscito ad evolversi raggiungendo picchi sempre più alti ed esplorando orizzonti via via più estremi. Uno dei più grandi problemi di God of War Ragnarok si può ritrovare nelle ultime battute della trama principale. Il finale di God of War Ragnarok è semplicemente affrettato, in alcuni casi abbastanza abbozzato ma complessivamente frettoloso e sbrigativo nella sua chiusura. Sin dal momento in cui Kratos mette piede ad Asgard, dopo la sequenza spettacolare dove tutti i regni vengono chiamati a raccolta, il ritmo ben cadenziato delle precedenti trenta e passa ore va a farsi benedire per cedere il posto ad una chiusura dal sapore inutilmente dolce, capace di distruggere quanto di buono costruito durante tutto il corso dell’opera. La morte di Thor e la successiva boss-fight (aka, pestaggio di un povero anziano da parte di altre tre divinità, ndr) rappresentano forse il punto più basso dell’immenso valore creativo dimostrato da Santa Monia in God of War Ragnarok. Il personaggio di Thor è rappresentato talmente bene sia nella sua scrittura che nelle fattezze al punto da farmi desiderare di giocare qualche sezione nei suoi panni se non altro per mettere le mani sul magnifico Mjolnir che ricordiamo essere il pezzo principale della spettacolare Collector’s Edition del gioco nonché protagonista indiscusso del cliffhanger finale della scena post-credit di God of War 2018.
Padri e figli
Proprio per questo motivo la morte di Thor, a fronte soprattutto del pochissimo tempo dedicato al dio norreno nel bilancio totale dell’esperienza di gioco, rappresenta la mia più grande delusione in God of War Ragnarok. Santa Monica è riuscita a scrivere un personaggio superlativo capace di trainare l’hype sin dal 2018 fino a farlo esplodere in maniera eclatante durante il primo combattimento, forse tra le sequenze più spettacolari della storia dei videogiochi, per poi relegare Thor al ruolo di piccolo incompreso. La dissonanza, analizzando God of War Ragnarok a mente fredda, è davvero forte quando si parla del rapporto tra Thor, Kratos e Odino, quest’ultimo spogliato di qualsiasi forma di maestosità per cedere il passo ad un’astuzia malcelata ed ingrossata da una forma di dialogo decisamente stonata per la portata del personaggio. Odino, il padre di tutti, colui che tutto sa, oltre ad essere la divinità più importante nel pantheon norreno, è un personaggio antico e profondamente radicato nelle origini del mondo stesso. Al di là delle implicazioni storiche sulla mitologia norrena, Odino dovrebbe essere percepito come il corrispettivo di Zeus ma in God of War Ragnarok viene tutto diluito, offuscato, salvo per l’ottimo colpo di scena che riguarda Tyr, un colpo di reni davvero intelligente che tuttavia non basta per incanalare odio a sufficienza nel giocatore, da qui la morte di Thor non sembra altro che un disperato tentativo di rafforzare quel sentimento di rabbia nel giocatore attraverso Kratos, tuttavia si tratta di una pennellata troppo grossolana che non fa altro che rovinare il capolavoro armonico che God of War Ragnarok ha saputo imbastire fino a quel punto. Tra l’incosistenza di odino ed il vero e proprio spreco di Thor, il finale di God of War Ragnarok va a posizionarsi vicino a Mass Effect 3 nella lista dei finali più “rovinosi” di sempre.
God of War Ragnarok cerca di imbrigliare i contenuti di due capitoli di una trilogia, riuscendo a ritmare perfettamente le vicende di un ipotetico secondo capitolo per poi ritrovarsi a corto di spazio per concludere in maniera corretta con il terzo. Non sono chiarissime le scelte di Santa Monica in questa direzione, quella della trilogia è la scelta più sensata ed avrebbe dato un respiro più ampio all’intera opera offrendo inoltre la possibilità di introdurre più novità e diluire meglio i contenuti di gioco con il favore del progresso tecnologico. Sarebbe stato dunque plausibile un God of War “2” cross-gen ed un capitolo conclusivo PS5-Only che andasse a coronare la trilogia. In questo contesto ci sarebbe stato più spazio da dedicare a Thor, a nuove meccaniche di gioco, ad un lavoro più impegnativo in termini di resa grafica ed alla possibilità di impugnare il Mjolnir con Kratos, dando senso alla Collector’s Edition riuscendo magari a concedere più spazio a Jotunheim ed Agard in termini di giocabilità. L’esigenza di proporre un titolo più “grosso” di God of War 2018 in termini di contenuti e longevità probabilmente ha spinto Santa Monica a comprimere i contenuti di due giochi differenti in modo da proporne uno più appetitoso per i giocatori, qualunque sia il motivo, God of War Ragnarok riesce a saturare l’esperienza di gioco lasciandoci sazi e soddisfatti in prima battuta ma affrettandosi a chiudere il servizio prima di mezzanotte.
Un futuro incerto
In conclusione, si, si poteva fare di meglio e se così fosse stato allora il voto complessivo dato in recensione sarebbe stato superiore al 9.4. God of War Ragnarok, al netto delle problematiche legate al suo finale ed alle implicazioni possibili, resta un titolo mastodontico che merita di essere nella libreria fisica o virtuale di ogni giocatore. Un finale “sbagliato” (ma comunque godibile, soprattutto dopo la fight con Odino, ndr) non può invalidare le quasi 40 ore che ci separano dall’inizio esplosivo del titolo e pertanto non posso ritenermi “insoddisfatto” dell’esperienza complessiva, resta semplicemente l’amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere e non è stato anche e soprattutto, probabilmente, a causa di dinamiche di mercato estremamente condizionanti per progetti dal budget milionario come quello di God of War Ragnarok. Si tratta di uno dei tanti piccoli prezzi da pagare per avere in mano un blockbuster curato come l’opera di Santa Monica.
Non sappiamo ancora per certo se God of War Ragnarok sia l’ultima avventura di Kratos oppure lo rivedremo ancora, di certo non vorrei vestire i panni di Atreus per il prossimo God of War, almeno non “quell’Atreus”, così distante dalle dinamiche di combattimento di Kratos da essere un personaggio completamente diverso nel suo stile di gioco. Qualunque sia il futuro della serie, la chiusura di God of War Ragnarok e quindi la fase successiva al combattimento con Odino non mi è dispiaciuta ed ha ripreso pienamente le redini di quanto costruito in precedenza, dalla dicotomia tra profezia e realtà fino ad arrivare al meritato lieto fine per Kratos che ne sublima l’evoluzione. Sarei molto curioso di conoscere la storia che ha portato Kratos dalla Grecia fino al nord, del suo primo incontro con Faye, magari sarà questa la chiave di lettura del prossimo capitolo che a quel punto assumerebbe il ruolo di prequel.
God of War Ragnarok è la perfetta rappresentazione di “Blockbuster”, un titolo ai vertici della sua industria, curatissimo e che si va a rivolgere ad un bacino di utenza immenso. Un progetto milionario frutto di anni di lavoro da parte di uno dei team più importanti e capaci dell’industria del videogioco, far contenti tutti è semplicemente una missione impossibile. Là fuori ci sono giocatori che non apprezzano Red Dead Redemption 2, altri non riescono a cogliere il messaggio di The Last of Us o, semplicemente, non sono interessati a quel tipo di esperienza e anche God of War Ragnarok, sebbene in caratura leggermente inferiore rispetto ai due mostri sacri presi in esempio, non fa contenti tutti ma riesce a presentare un titolo completo sotto ogni punto di vista, scivolando frettolosamente su un finale che avrebbe sicuramente avuto bisogno di più respiro e coraggio da parte di Santa Monica che è riuscita comunque a creare un’esperienza di gioco ben bilanciata sotto ogni aspetto.