Poter tornare a guardare le avventure della Terra di Mezzo è qualcosa che tutto il mondo aspettava da tempo, Amazon Prime Video dopo anni di lavorazione ha finalmente fatto uscire, il 2 settembre, le prime due puntate del prequel della saga fantasy per eccellenza: “Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere”. Prodotto cinematograficamente imponente, due episodi che fungono da gigantesco prologo e che bilanciano perfettamente lo sviluppo della trama, che ci fanno riscoprire luoghi epici come il reame di Valinor, le Montagne Nebbiose e le foreste di Lindon.
Acquisto importante per Prime Video
Il 13 novembre 2017, Amazon acquistò i diritti televisivi globali per una serie televisiva su Il Signore degli Anelli di Tolkien per quasi 250 milioni di dollari, cifra molto rischiosa per Bezos in termini di reputazione tenendo conto del peso del prodotto. Amazon Prime Video ha impegnato cinque stagioni con la possibilità di una serie spin-off, con l’esorbitante budget compreso tra i 100 e i 150 milioni di dollari a stagione che l’avrebbe resa la serie televisiva più costosa mai realizzata, superando di gran lunga “Il Trono di Spade” firmato HBO, la quale al momento è il suo avversario principale.
Gli Anelli del Potere è una serie molto importante per Amazon come lo è per il mondo seriale, anche per questo c’è da sottolineare che la serie è stata scritta con l’aiuto della Tolkien Estate, un’entità legale che si occupa delle proprietà intellettuali dell’autore originale J.R.R. Tolkien e di preservarne il valore storico e culturale. Per quanto riguarda la produzione, invece, Amazon è stata affiancata da New Line Cinema che ha curato la metrica dell’opera. Regista delle prime due puntate è Juan Antonio Bayona conosciuto principalmente per aver diretto The Orphanage, The Impossible, e Jurassic World – Il regno distrutto.
Gli Anelli del Potere: cinematograficamente seriale
Gli anelli del potere è ambientata migliaia di anni prima degli eventi raccontati ne Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, concentrandosi principalmente sulla Seconda Era della Terra di Mezzo, un periodo di relativa pace nella quale si assiste alla forgiatura degli Anelli del Potere, all’ascesa di Sauron e all’ultima alleanza tra Elfi e Uomini. La storia è tratta dalle appendici scritte da J.R.R. Tolkien; quindi, non si ispira a un romanzo specifico. Quello che, a grandi linee, abbiamo visto in questa introduzione della serie è un guerriero elfo di nome Galadriel (Morfydd Clark) che è in viaggio alla ricerca del Signore Oscuro Sauron per vendicare il fratello morto, andando contro le decisioni del suo re.
Attorno a questa vicenda che apre la serie, se ne sviluppano altre in cui troviamo razze diverse in giro per la Terra di mezzo. C’è Durin (Owain Arthur), il principe dei nani, amico di lunga data dell’elfo Elrond (Robert Aramayo), i quali si riavvicinano grazie ad un nuovo progetto dell’elfo Celebrimbor (Charles Edwards, potreste averlo trovato anche nel videogioco “La Terra di Mezzo: L’ombra di Mordor” e nel suo seguito “La Terra di Mezzo: L’ombra della guerra” nei quali è uno dei personaggi principali); l’elfo silvano Arondir (Ismael Cruz Córdova) innamorato della guaritrice umana Brownyn (Nazanin Boniadi); e le hobbit pelopiede Nori (Markella Kavenagh) e Poppy (Megan Richards).
Quello che si può intuire da questa introduzione è che ci sono troppe storie, troppi personaggi e troppi luoghi da dover seguire senza confondersi; invece, dopo aver visto le prime due puntate si ha la sensazione che quello che stiamo guardando è un prodotto ottimo che è stato costruito con la consapevolezza che chi la sta guardando è un pubblico maturo, che è andato al cinema a vedere la saga de Il Signore degli Anelli e che l’ha vista e rivista in tv. È una serie visivamente imponente che fa l’occhiolino allo spettatore mettendo tanti campi lunghi e lunghissimi (soprattutto nella prima puntata) per mostrare paesaggi e strutture.
Lo si può notare immediatamente che Gli Anelli del Potere è un’esperienza puramente cinematografica, ridotta per il piccolo schermo. Dall’uso eccezionale della CGI, alla regia e al montaggio che puntano a dare epicità ad ogni singola scena lasciando a bocca aperta lo spettatore, cosa che avviene ovviamente anche grazie all’architettura sonora maestosa.
Essendo passati un paio di giorni dall’uscita ufficiale possiamo parlare anche di numeri, Gli Anelli del Potere appena uscita è già una serie da record: è stata vista da 25 milioni di spettatori in tutto il mondo nelle prime 24 ore di disponibilità, dato che ha infastidito HBO che qualche giorno prima ha fatto uscire i primi epidosi della serie prequel de Il Trono di spade: House of the Dragon, che immediatamente ha risposto rendendo disponibile gratuitamente su YouTube la prima puntata della serie.
Ovviamente le critiche per Prime Video non sono mancate: sono stati costretti a bloccare le recensioni per 72 ore per arginare il fenomeno del “review bombing“, ovvero quando un gruppo di “haters” lascia recensioni negative per cercare di boicottare l’opera (che siano videogiochi o serie televisive). Questo blocco però non è stato applicato su IMBD, nonostante sia comunque proprietà di Amazon. Molte persone hanno criticato alcune scelte riguardo la caratterizzazione di Galadriel, mentre altri il colore della pelle dell’elfo Arondir, questo ha portato la serie ad avere, al momento, un indice di gradimento dell’84% sull’aggregatore Rotten Tomatoes.
Non è tutto perfetto ne Gli Anelli del Potere, ma se sarete in grado di non dar peso a quelle piccole (che per molti sono grandi) differenze con gli scritti di Tolkien, amarete questa serie. Parliamoci chiaro, nel 2022 dobbiamo accettare che per “regole non scritte” alcune cose devono essere diverse e aggiornate, e spesso cambiare non vuol dire per forza farlo in termini negativi.
È una serie che si preannuncia come mastodontica e ricca di potenziale e di buone idee: resta da vedere come verranno messe a frutto. Dobbiamo essere consapevoli però che era difficile tenere testa all’enorme peso di responsabilità che ci si aspettava da questa produzione. La serie rispetta lo spirito tolkeniano e cerca di raccontarlo attraverso un media differente, che per sua necessità richiede ritmi e metodi narrativi differenti, adattati a quasi un secolo dopo.
Adesso sta a voi godervi questo epico viaggio.