Come si rinnova qualcosa che esiste da sempre? Come si può rendere qualcosa appetibile ai nuovi utenti e al tempo stesso continuare a stupire i veterani? Portandolo all’eccesso, distruggendo le certezze e le sicurezze di tutti. Questo è Doom Eternal, il ritorno del Re. Alla Gamescom di Colonia abbiamo potuto provare in tranquillità (si fa per dire, visto il titolo) l’ultima fatica di id Software, arrivando esattamente a questa conclusione: tutte le nostre certezze sono state prese, accartocciate e gettate in pasto ad una marea di demoni assetati di sangue.
Trattandosi della stessa build dell’E3 di Los Angeles, ci siamo concentrati più sulle possibilità di gameplay offerteci dalla demo, piuttosto che venire coinvolti passivamente in un’overdose di sangue e proiettili come la volta precedente. È stato molto difficile comunque rimanere impassibili avanti a tutto quello che Doom Eternal riesce a gettarci addosso, riscrivendo il concetto stesso di violenza a schermo. C’è qualcosa di poetico e tremendamente affasciante nella carneficina che lo Slayer scatena lungo i livelli, un vero e proprio toccasana per scaricare lo stress. Doom fa esattamente quello che ci si aspetta da lui, almeno all’apparenza, perché stavolta qualcosa è cambiato. Cliff B, il padre di Unreal e Gears affermava che per realizzare il seguito di un titolo bisognava tenere a mente tre parole: “Bigger, Better and more badass”. Id Software ha preso alla lettera questo mantra, dato che Doom Eternal pigia sull’acceleratore in qualsiasi direzione. Come già raccontato nella nostra precedente anteprima, il gioco ora è tremendamente più veloce e frenetico, con fasi di platform ad intervallare i combattimenti e recuperare munizioni, salute e armatura sarà ancora di più legato alle esecuzioni dei nemici. Rimangono sempre i power up sparsi lungo il livello, ma non vi aiuteranno molto negli scontri più intensi, dato che i danni arriveranno da ogni direzione.
Quello che vogliamo enfatizzare nell’articolo è la sensazione di inadeguatezza che il gioco ci ha regalato: pensavamo di sapere come giocare uno sparatutto, soprattutto uno classico come Doom, e invece ci siamo ritrovati a fallire tentativo dopo tentativo, tanto da dover abbassare la difficoltà del gioco (lo ammettiamo senza vergogna, magari solo un po’). Innanzi tutto la possibilità di eseguire scatti e doppi salti ora cambia radicalmente l’approccio alle sparatorie, permettendoci di avvicinare e eliminare in corpo a corpo i nemici in maniera più efficiente e veloce, ma altrettanto faranno i demoni, attaccandoci da ogni posizione e senza sosta. Numero e varietà dei nemici sono aumentati rispetto al predecessore, tutti estremamente letali, anche se non mancano ovviamente i semplici goon come carne da macello, per recuperare velocemente vita e munizioni.
A proposito di munizioni, utilizzare sempre la stessa arma vi costerà la vita, dato che queste tendono ad esaurirsi piuttosto velocemente e il rischio di rimanere senza colpi è abbastanza alto. Per questo il gioco sembra quasi costringerci a cambiare continuamente arma e stile di combattimento per sopperire a questa peculiarità. Stesso dicasi per l’armatura, ancora più rara di ritrovare della vita lungo i livelli, ma mettendoci a disposizione un lanciafiamme per recuperarla bruciando i nemici, simile al meccanismo della motosega per le munizioni. Tuttavia la ricarica di questi due meccanismi è estremamente lenta o con colpi limitati, per questo molto difficilmente riuscirete ad usarli più di una volta per combattimento. Diventa quindi importantissimo in mezzo alla carneficina pianificare con chi utilizzare le mosse speciali per ricaricarsi e sbagliare potrebbe significare una prematura sconfitta per il nostro Slayer. Per questo Doom Eternal prende le nostre convinzioni e getta all’inferno, facendoci pagare carissimo ogni nostro errore o leggerezza.
La carne al fuoco è davvero tanta, forse anche troppa, visto che il quantitativo di mosse a cui pensare è davvero alto, e più volte ci si ritrova confusi e sopraffatti dalla frenesia dell’azione. C’è da capire se questa calibratura sia stata resa appositamente tale per la dimostrazione o se è rappresentativa della versione finale del gioco; in ambo i casi, siamo di fonte ad un vero e proprio incubo infernale, sia nel bene che nel male. Al di là delle perplessità legate al gameplay ancora più frenetico, rimane invariata la qualità di tutti gli elementi di contorno che hanno reso Doom un titolo attesissimo: il feeling con le armi è superbo e sono tutte dotate di una modalità di fuoco alternativa; il livello di violenza è estremamente appagante e i nemici sono vari e originali, partoriti da qualche designer fan del gore e del metal; e ovviamente, a proposito di metal, una colonna sonora coinvolgente e distorta, un mix di metal e industriale che accompagna perfettamente la nostra ordalia di sangue e morte.
Doom Eternal fa esattamente quello che deve fare, senza sconti per nessuno, ma ancora meno per chi lo sottovaluta, approcciandosi come il sottoscritto con la supponenza che uno sparatutto classico non abbia più niente da insegnargli. Mai errore fu più grave. Il resto arriverà il 22 Novembre 2019, quando l’inferno si scatenerà di nuovo.