Sapete come si fa a rendere una cosa di nicchia gradevole a tutti? La si snatura, molto spesso per il peggio. Se anni fa i videogiochi erano prodotti destinati ad un certo tipo di pubblico, oggi le persone che usufruiscono dell’intrattenimento elettronico sono milioni, con un giro d’affari da capogiro. Come è stato possibile far apprezzare i videogiochi a tutti? Semplice, è bastato accostarli ad un altro media che piace a tutti, quello delle serie TV e del cinema. Prodotti sempre più simili a film interattivi che non a giochi si sono ormai fatti strada nel mercato moderno, raggiungendo utenti che prima mai si sarebbero sognati di prendere in mano un joystick. Se dovessimo identificare il principale responsabile di questo allargamento d’utenza, negli ultimi anni l’indice cadrebbe indubbiamente anche su Telltale, la casa statunitense che dal 2012 non fa che sfornare titoli legati a particolari licenze famose, tutte strutturate come avventure grafiche episodiche che lasciano un’illusoria libertà di scelta al giocatore (ricordate bene queste parole). Dopo l’annuncio della scorsa settimana di tre nuove stagione Telltale, ci siamo ritrovati a riflettere sul futuro di questa software house e del genere che la caratterizza, delineando un quadro un po’ particolare: visto il plauso del pubblico, non sarebbe finalmente ora di portare un po’ d’innovazione ed originalità in un contesto che si sta lentamente adagiando sui propri allori, segnando di fatto la morte del gameplay ed il trionfo della passività videoludica?
Telltela iniziò nel lontano 2005 con una serie di titoli abbastanza di nicchia, ma comunque coraggiosi per l’epoca, visto che andavano a ricreare avventure grafiche vere e proprie, sempre sfruttando licenze più o meno famose, come Jurassic Park o il discreto Tales of The Monkey Island. Il grande passo venne fatto nel 2012, quando in America fece il suo debutto The Walking Dead Season 1, adattamento videoludico del fumetto da cui è stata tratta la famosa serie TV. Il successo fu clamoroso, sia per l’ovvia notorietà del brand, sia perché Telltale rese il gioco un’avventura grafica estremamente semplificata, piena zeppa di QTE e di fatto, accessibile a tutti. Indiscutibile l’impatto emotivo che tutta la serie porta con sé, ma proprio questo suo enorme punto di forza è anche il cardine di tutta la nostra critica: Telltale ha introdotto una narrativa a scelte multiple, dando l’impressione al giocatore di poter avere effettivamente un impatto sulla storia, quando in realtà si giunge sempre alla stessa conclusione, magari con qualche personaggio in più o in meno. La sceneggiatura e il cast possono variare, ma inevitabilmente la fine di ogni episodio e stagione saranno già scritti, rendendo solo apparente quindi la volontà del giocatore e trasformando così il videogioco in “film interattivo”. Che questo porti al successo è innegabile, data la popolarità delle serie tv, ma dal punto di vista videoludico, si sminuisce tutto.
Negli anni successivi, Telltale ha acquisito numerose altre licenze famose, visto il successo stratosferico della prima stagione di Walking Dead, portando sui nostri schermi Batman, Borderlands, Minecraft, I Guardiani della Galassia, Game of Thrones e la loro unica licenza su un franchise poco conosciuto (e forse proprio per questo la più riuscita) Wolf Among Us. Tutti con le stesse caratteristiche, tutti con gli stessi difetti. Impatto emotivo enorme, colpi di scena, cliffangher ma di fatto interazione praticamente inesistente, se non con rare eccezioni, e sempre veicolati da quella sensazione di libertà apparente. Visto ormai il successo della serie e dell’affermazione di Telltale come software house di tutto rispetto, crediamo sia arrivato il momento di restituire ai loro videogiochi il concetto ludico, non solo visivo. Telltale ha la possibilità di far avvicinare tantissime persone ai videogiochi introducendo magari un gameplay che vada oltre la scelta o il semplice QTE banale (che tra l’altro, i videogiochi di Lone Wolf ha insegnato a tutti come i QTE possano essere effettivamente originali). Capiamo anche la scelta commerciale della struttura episodica, ma sdoganare finalmente tutto questo e dare un’effettiva scelta al giocatore potrebbe dare ancora più lustro allo studio di sviluppo. Life is Strange o i giochi di Cage come Heavy Rain sono il perfetto esempio come in un titolo estremamente narrativo possono convivere un gameplay originale e una narrativa non per forza legata a dei binari.
Si potrebbero spendere anche alcune parole relative al comparto tecnico, non tanto per il cell shading che ormai è diventato il loro marchio di fabbrica e la riteniamo un’ottima scelta artistica, ma sarebbe il caso di potenziare il motore di gioco. Sorvoleremo sulla questione del doppiaggio, in quanto apriremmo un letamaio incredibile ed è un problema che riguarda esclusivamente il nostro paese, ma sarebbe il caso, visot il successo avuto, di avere almeno i sottotitoli finalmente. Telltale con le sue nuove uscite ha già conquistato i fan e parte della critica, se non altro attirando l’attenzione con l’arrivo della seconda stagione di Wolf Among Us, ma vogliamo sperare che questa non sia l’ennesimo adagiamento sugli allori, con episodi nuovamente tutti uguali e strutturati come film interattivi. Avranno il loro pubblico, avranno il loro successo, ma tutto questo ci suona come un’occasione sprecata, come una palese volontà di dare al pubblico di massa ciò che chiede passivamente senza rischiare. Introducendo qualche novità, paragonandolo con i titoli di autori più innovativi, il divario che ne emerge è palese; nonostante tutto però, è innegabile il talento di Telltale di creare scene dall’alto contenuto emotivo, non necessariamente banali o basate sulle emozioni classiche. E’ per questo che vorremmo vederle associate ad un gameplay degno di questo talento.