È ormai passato quasi un mese da quando la Hyperion è giunta su Andromeda e le avventure dei gemelli Ryder hanno fatto molto chiacchierare in questo tempo, spesso con accezione negativa. Il pubblico non ha infatti digerito benissimo l’arrivo dei nuovi personaggi e alcuni problemi tecnici legati alle animazioni facciali hanno circondato Mass Effect: Andromeda di dicerie negative, prendendo questo aspetto come fondamentale e condannando di fatto il gioco senza appello. Oggi vogliamo sfatare questo mito, evidenziando quali sono i tratti che definiscono Mass Effect: Andromeda come quello che potrebbe essere il miglior Mass Effect di sempre, evoluzione finale di una saga durata 10 anni.
Indiana Ryder
In sede di recensione abbiamo fatto molta attenzione nel non rivelare nessun particolare della storia, parlando di quello che maggiormente ci ha colpito dell’esperienza su Mass Effect: Andromeda. Uno dei tratti dominanti è costituito ovviamente dall’elemento esplorativo che, per la prima volta nella saga, ci introduce ad un mondo ancora non scoperto e pieno di sorprese. Riprendendo uno dei concetti espressi da Pheebe, uno dei membri più importanti della squadra: “Per una volta abbiamo l’opportunità di scrivere la storia, nella via lattea tutto era già stato fatto da qualcuno, su Andromeda è tutto da scoprire”. L’elemento esplorativo di Mass Effect: Andromeda si distingue dunque in modo molto particolare, affondando le sue radici non soltanto nella componente narrativa del titolo, che mette in risalto la sensazione di “sconosciuto” ma anche nelle meccaniche di gioco che favoriscono e invitano all’esplorazione. Ora, sebbene la quantità di pianeti esplorabili sia indiscutibilmente insufficiente in relazione all’enorme mole di pianeti e sistemi presenti su Andromeda, la caratterizzazione e le dimensioni delle superfici esplorabili permettono a Mass Effect : Andromeda di proporre un sistema molto bilanciato che, pur avvicinandosi all’Open-World, riesce a tracciare comunque dei confini.
Il risultato è uno splendido bilanciamento che impedisce al giocatore di sentirsi disorientato ma allo stesso tempo regala quella sensazione di mondo aperto tipica per l’appunto degli Open World. Nessun capitolo della saga aveva mai proposto la componente esplorativa sotto questa luce, dato la figura di Shepard è sempre stata legata ad una meccanica narrativa da “Eroe” e spesso proprio a causa di tale figura impediva lo svilupparsi di sessioni più esplorative.
Possiamo dunque affermare che, almeno da questo punto di vista, Mass Effect: Andromeda sia riuscito a proporre la miglior componente esplorativa, proprio perché punta sul fattore della scoperta, e non sulla figura eroica che deve salvare l’umanità. Due cosa ben distinte, che possono non piacere a tutti, ma hanno indubbiamente il loro fascino.
Action Gdr o Action/Gdr?
Una delle lamentele più frequenti che si leggono sul web (e ne abbiamo lette tante, delle più assurde) riguarda il Gameplay di un titolo che ha da sempre tracciato un trend in favore della componente Action. Ci teniamo proprio per questo a ricordarvi che Mass Effect è sempre stato un Action Gdr e che l’evoluzione più frenetica che è possibile notare da capitolo in capitolo non mette in ombra la componente ruolistica ma fa si che il titolo si evolva proponendo un gameplay pensato ma frenetico. Mass Effect: Andromeda rappresenta oggi il culmine di questa evoluzione, un Gampley fresco, immediato e frenetico che richiede l’utilizzo di determinate abilità in relazione alle situazioni proposte dal titolo. Giocando soprattutto a difficoltà più alte sarà infatti necessario scegliere con cura i poteri e le abilità da mettere in gioco per affrontare al meglio i propri nemici sfruttando le loro debolezze. Non si tratta dunque di un gameplay basato esclusivamente sui riflessi e sui conflitti a fuoco ma anche su una pianificazione dei combattimenti e l’utilizzo dei propri compagni di squadra con loro abilità peculiari, rigorosamente da concatenare. L’unico neo è da ricercare nella gestione totalmente automatica delle coperture che non sempre riesce a svolgere il suo dovere in modo tempestivo e può causare diversi problemi giocando alla massima difficoltà. Per quanto concerne al sistema di combo che permette di concatenare le proprie abilità, Mass Effect: Andromeda mette sul piatto un sistema intuitivo che permette al giocatore non solo di combinare diversi effetti ma di pianificare e scegliere quelli più adatti in combattimento grazie ai quattro preset impostabili. Giocando Mass Efect: Andromeda, pad alla mano, non è difficile intuire la qualità di un sistema solido, frutto di un’evoluzione durata dieci anni, cosa assolutamente da non sottovalutare in un gioco di questo calibro. Se si boccia il sistema di combattimento di Mass Effect Andromeda, per poi pretendere innovazione, freschezza e tanto altro, allora c’è decisamente qualcosa che non va.
La potenza e il controllo
Nonostante i problemi legati alle animazioni, l’enorme quantità di risorse in più offerte dalle nuove console ma anche e soprattutto dai PC di fascia alta, Mass Effect: Andromeda offre il comparto grafico migliore mai visto nella serie nonché uno dei migliori titoli degli ultimi mesi dal punto di vista della resa puramente grafica. Anche lo splendore sconosciuto di Andromeda esercita un effetto magnetico dal punto di vista meramente artistico. Come ben sappiamo, la potenza in termini di risorse permette agli sviluppatori di proporre le idee più dispendiose ed impegnative e Mass Effect: Andromeda è infatti il capitolo più profondo ed esteso della serie e propone una mole di contenuti davvero impressionanti. Partendo dalle linee di dialogo per finire alla mole di quest secondarie, Andromeda è davvero una galassia da esplorare nella sua totalità. Cosa è successo quindi? Il gioco è stato vittima del pregiudizio, dell’istinto di conservazione che, troppo spesso, ci impedisce di guardare aldilà dei difetti sommari, restando ancorati a ciò che già conosciamo ed idolatriamo, per paura molto spesso di provare qualcosa di nuovo. I motivi possono essere vari, e forse il sovraccarico di informazioni e la conseguente pigrizia intellettuale possono essere i maggiori indiziati. Anche la trama ha un suo valore, basta semplicemente approcciarsi nella giusta ottica nella quale si guarda ad una nuova trilogia con nuovi personaggi, ben lontani dall’epopea di Shepard per ovvi motivi e che non dovete mai dimenticare. Non ha alcun senso pretendere di rivivere le stesse emozioni che ci ha regalato Shepard, e proprio per questo non per questo bisogna chiudersi a riccio e marchiare i personaggi di Mass Effect: Andromeda come vuoti e pieni di carisma, dato che come abbiamo già abbondantemente discusso, ogni personaggio ha una sua storia, una sua identità e i suoi legami, serve semplicemente la voglia di approfondirli. Sono dunque tanti i motivi per il quale è possibile parlare di Mass Effect: Andromdeda come il miglior Mass Effect di sempre, basta semplicemente guardare le cose da un altro punto di vista.