Ubisoft l’ha fatto di nuovo. Nonostante avesse promesso di non rilasciare un nuovo capitolo della sua serie più prolifica degli ultimi anni, ovvero l’amata-odiata saga di Assassin’s Creed, la software house francese non poteva di certo perdere l’occasione per proporre anche per questo periodo natalizio una qualche uscita dedicata alla sua saga più redditizia. Quando Ubisoft affermò che non sarebbe uscito alcun NUOVO capitolo della saga entro la fine del 2016 ovviamente non menzionò subito la remastered in cantiere. Ma in fondo gliela possiamo passare: nonostante il risultato finale in più di una situazione sia discutibile ed i giusto pretendere una patch correttiva, si tratta comunque di una collection che contiene il capitolo migliore della saga, ovvero Assassin’s Creed II, che permetterà anche a chi non abbia mai provato il titolo su console di scorsa generazione (per qualche strano motivo a me ignoto) di immergersi nella prima grande avventura avente come protagonista Ezio Auditore, comprensiva anche delle sequenze 12 e 13 che personalmente ai tempi non giocai e maledii colui che ebbe la geniale idea di venderle a parte come DLC. Non solo, il pacchetto conta un altro ottimo titolo della saga che merita di essere riscoperto e sto ovviamente parlando di Revelations. Ah poi ci sarebbe anche Brotherhood, ma la cosa non è poi così tanto importante
No, non avete capito male, davvero Revelations è migliore di Brotherhood ed i motivi di questa mia affermazione sono sotto gli occhi di tutti anche se mi rendo conto che non molti siano stati in grado di coglierli. Cominciamo a dire che Brotherhood qualche elemento davvero interessante ce l’ha, primo su tutti il cliffhanger finale che si svolge nel mondo contemporaneo che ha lasciato un po’ tutti a bocca aperta, ma anche la scelta di ambientarlo nella Città Eterna che, ammettiamolo, ha risvegliato un certo sentimento patriottico sepolto in noi. I motivi per i quali apprezzare Brotherhood finiscono però qui: non che sia un brutto gioco, anzi rimane comunque godibile, ma non c’è alcun aspetto né del gameplay né della storia che lo diversifichi così tanto dal secondo capitolo da impedire di vederlo come una corposa espansione di AC2 nella quale possiamo usare qualche assassino reclutato nei momenti in cui non abbiamo voglia di scontrarci con la becera IA delle guardie.
A penalizzare Brotherhood sono aspetti come la trama ed il modo in cui vengono presi a pesci in faccia i principali antagonisti dagli sceneggiatori. Partiamo dalla trama dicendo che potrebbe essere così riassunta: i Borgia decidono di fare uno scherzo ad Ezio distruggendo Monteriggioni e rubando la Mela dell’Eden, l’assassino fiorentino è un tipo che sa stare alle burle e quindi decide di fare lo sfollato sotto il ponte di Castel Sant’Angelo ed a tempo perso di uccidere alcuni bersagli chiave la cui morte avrebbe indebolito il potere dei Borgia. Una volta ridotto sul lastrico un povero padre di famiglia ed i suoi figli, Ezio non pago della sua crudeltà decise di inseguire il figlio Cesare fino in Spagna per poi ucciderlo brutalmente. Sostanzialmente se in Brotherhood non ci fosse stata alcuna struttura narrativa pensata per dare un senso alle varie missioni primarie, la trama si sarebbe retta in piedi tranquillamente se non per quelle due o tre scene propedeutiche alla comprensione della vicenda. E se Cesare è uno psicopatico irascibile, bramoso di potere e previdente, colui che dovrebbe opporsi al temperamento del giovane Borgia ovvero il freddo e calcolatore Rodrigo non è altro che lo spettro di quell’antagonista carismatico che abbiamo visto nel secondo episodio: sarà stata anche la vecchiaia che avanza, ma non riesco a capire come abbia fatto a perdere improvvisamente tutto il suo carisma colui che fece uccidere gli uomini della famiglia Auditore e che ordì la congiura dei Pazzi, nonché colui che fece di tutto per diventare Papa per poter mettere la mano su uno dei frutti dell’Eden. Su Lucrezia poi stenderei un velo pietoso: quello che avrebbe potuto essere un gran bel personaggio considerando l’importanza storica del personaggio ed il mito della femme fatale creatosi dietro alla sua figura, ma il gioco manda tutto a ramengo facendole fare una parte poco dignitosa e altrettanto poco rilevante.
Generalmente quando chiedo in giro quali siano i motivi che hanno portato i detrattori di Revelations a preferire Brotherhood la risposta più comune (e più banale) è: “Eh ma Revealtions è uguale agli altri.” Ed è vero: l’intera saga di Ezio non rivoluziona il gameplay fra un episodio e l’altro e la sensazione di avere fra le mani un more of the same è particolarmente vistosa in Brotherhood e Revelations, ma questo non dovrebbe influire nella valutazione di un gioco per quello che è. I vari elementi che sono stati aggiunti nei due capitoli successivi ad AC2 possono costituire delle aggiunte che arricchiscono un gameplay ormai consolidato, ma non vanno a stravolgere la formula già vista che verrà radicalmente cambiata solo a partire da Assassin’s Creeed 3 e poi ancora dal Black Flag. Elementi come le fasi di tower defense, le migliorire al sistema di combattimento e gli spostamenti con la lama uncinata non costituiscono un elemento di distacco dai capitoli precedenti e solo alcune delle aggiunte saranno preservate nel corso del tempo, mentre altre saranno rimosse già a partire dall’episodio successivo. Unico corposo elemento di novità comune sia a Brotherhood che a Revelations è una ben poco riuscita quanto dimenticabile modalità multiplayer. Revelations ha però dalla sua un paio di assi nella manica che mancano a Brotherhood, proponendo una narrativa diversa, più lenta ma più ricca di approfondimenti. Avremo a che fare con un Ezio ormai vecchio e stanco, ma anche più saggio e per questo più idoneo a guidare la gilda degli Assassini e coprire il ruolo di Maestro Assassino, scopriremo alcuni dettagli della vita di Altaïr Ibn-La’Ahad (per gli amici Franco) successivi alla morte di Rashid ad-Din Sinan ed alla sua fuga da Masyaf, inoltre ci saranno intere sezioni dedicate a Desmond nelle quali si parlerà della sua infanzia, dell’addestramento ricevuto dal padre prima della sua fuga da casa, conosceremo meglio Soggetto 16 e scopriremo qualche dettaglio in più relativi alla conclusione di Brotherhood (anche se questi dettagli sono stati rilasciati all’interno di un maledettissimo DLC). Revelations significa rivelazioni e non sono poche quelle presenti in questo gioco, tutte finalizzate a chiudere degli archi narrativi lasciati in sospeso nel corso della saga per poter far luce sulle vite dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare fino ad ora. E questo miei cari significa fare un buon lavoro di storytelling.