L’uscita dell’ultima espansione, I Signori del Ferro, che segna il tramonto di Destiny in vista del secondo capitolo, ci ha permesso di fare il punto della situazione guardando l’intera opera da un punto di vista universale. Il Gamebuster su destiny nasce dall’esigenza di fare chiarezza su quello è stato uno dei titoli più controversi della generazione attuale. Amato e odiato, la creatura post-halo targata Bungie ha saputo far parlare di se nel bene e nel male. Ma cos’è Destiny? Cosa si nasconde dietro a tutto il grinding feroce ?La risposta è, come da titolo, che Destiny è tutto e niente, una coltre di fumo e oggi vi spieghiamo il perchè.
Crisi d’identità
Destiny è uno di quei titoli particolari che possiede la caratteristica di avere dei meriti ed al contempo mostrare delle lacune abissali capaci di risucchiare un intero genere videoludico nella mediocrità. Quella che nasce come una delle più grandi promesse di questa generazione di console si è rivelata, almeno durante il periodo di uscita, come uno dei più grandi specchi per le allodole della storia videoludica. Quello che è stato inizialmente presentato come un Open World sconfinato, il pioniere degli MMO su console, si è alla fine dimostrato un titolo molto limitato sia in termini di dimensioni che di funzionalità. La promessa di Destiny, in parte mantenuta, era e rimane quella di far conoscere ai giocatori su console la vastità degli MMORPG, avvicinando tale pubblico grazie all’accessibilità di un genere molto familiare, quello degli FPS. Non c’è dunque da stupirsi se anche chi vi scrive è caduto in preda all’hype dopo la prima presentazione della nuova e imponente opera di Bungie. Il glorioso passato della software house che ha visto nascere una delle colonne portanti del mondo videoludico come Halo ha esercitato non poco fascino e l’idea di poter giocare un titolo che per la prima volta offriva un’esperienza di gioco fino ad allora confinata su PC era molto allettante. Sfortunatamente, Destiny si è infine rivelato per quello che è: tutto e niente. Se l’idea era quella di avvicinare i giocatori ad un genere vasto e variegato come quello degli MMO sfruttando l’accessibilità degli FPS, l’avvento di Destiny ha fatto esattamente il contrario presentando un titolo che si limita a sfruttare alcuni espedienti degli MMO in modo molto debole, lasciando che sia la parte shooter del titolo ad avere la meglio, spesso sacrificando quello che rende gli MMORPG ciò che sono: esperienze di gioco profonde, personali ma allo stesso tempo estremamente varie. Destiny non è un MMORPG e tra tutti i suoi pregi tale titolo non è accettabile, non è condivisibile. Destiny sembra un MMORPG ma non è altro che una coltre di fumo che fa vedere tutto ma non restituisce niente. Un level cap inizialmente fissato a soli 20 livelli, espandibili fino a 30 attraverso la Luce, stabilisce forse il record come level cap più basso mai visto in un MMO. Come ogni titolo appartenente al genere, lo scopo finale di Destiny è quello di arrivare al tanto desiderato “end game”, ovvero quel punto nel quale il nostro personaggio è completamente equipaggiato con le armi e le armature migliori in circolazione, sudate a suon di wipe nei raid in Hard Mode. Chi vi scrive ha dei trascorsi turbolenti su molti mmorpg e ricorda benissimo cosa vuol dire affrontare un boss per la duecentesima volta per morirci ancora e ancora. Destiny ha scelto di non infliggere tale supplizio ai giocatori, presentando ancora una volta quella coltre di fumo molto vistosa e affasinante da vedere ma che, una volta diradata, non mostra altro che uno scheletro inerme. Le incursioni di Destiny permettono al titolo di raggiungere il punto più alto in termini di qualità: l’intero titolo non avrebbe senso senza le incursioni, che vantano infatti un ottimo lavoro di level design e offrono uno spettacolo non indifferente, peccato che la struttura dei boss riveli la vera natura del titolo. Se tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, Destiny si presenta come l’eccezione e affronta il tema difficoltà da un punto di vista più conservativo, proponendo boss-fights che si rivelano quasi impossibili durante il primo tentativo perchè introducono una miriade di elementi sconosciuti al giocatore, portandolo ad una morte inevitabile. Una volta svelate le meccaniche del boss, sconfiggerlo si rivelerà molto semplice e spesso inutilmente sfiancante a causa della ciclicità e della durata di tali bossfights.
MMO o FPS? Why not both?
Anche in questo dilemma, Destiny si presenta ancora una volta come una via di mezzo poco chiara. Lo fa quando si parla di gruppi, ponendo il limite dei 3 giocatori al di fuori delle incursioni e del PvP ma lo fa anche e sopratutto quando si parla di farming. Destiny propone un farming che troppo spesso si rivela inutile e costringe il giocatore ad un grinding insensatamente lungo proponendo quest secondarie ripetitive che portano allo sfinimento. Un sistema di reputazioni ancora una volta poco remunerativo e basato su delle meccaniche di gioco votate alla ripetitività fa da cornice ad un quadro più ampio fatto di pesanti limiti sia in termini di giocabilità che di profondità, il tutto corredato da un loot-system votato alla più caotica delle casualità ( e c’è chi ancora scrive /roll, ndr )che non ricompensa il giocatore più capace ma quello più fortunato. Anche per quanto rigarda l’esplorazione, chi vi scrive ricorda ancora quando si parlava di “scalare le montagne” in un mondo totalmente aperto, ma tali promesse si infrangono sulle barriere invisibili di mappe poco più grandi di quelle che potrete trovare su un qualsiasi Battlefield, limitando ancora una volta un’esperienza di gioco che doveva permetterci di esplorare interi pianeti. Destiny non è assolutamente un MMO quando si vanno ad analizzare anche le classi. Sebbene la distinzione tra Titano, Stregone e Cacciatore sia tracciata dalla sottile linea delle abilità, la struttura dei combattimenti e il sistema di “aggro” dell’IA non permette lo sviluppo di un gameplay ruolistico e confina l’intera esperienza di gioco in quello che è uno degli shooter più semplicistici in circolazione. Destiny non presenta le classiche figure di Tank, Healer e DPS se non attraverso il Titano che sfiora ma non raggiunge la figura di Tank per poi eclissarsi in un damage-dealer che si limita a sparare e lanciare granate. Destiny possiede entrambe le facce di una moneta votata alla fruibilità, ottenendo un vasto pubblico in quanto chiunque semplicemente giocando può raggiungere buoni risultati ma allo stesso tempo limitando pesantemente l’esperienza di gioco per tutti coloro che qualche ora in più d’esperienza sui titoli simili. Destiny non è dunque un MMO perchè è facile? No. Destiny non è un MMO perchè, come il lupo con l’agnello, può solo vestire le caratteristiche di un MMO ma non riesce minimamente, in termini di meccaniche e contenuti, a sfiorare il concetto che ancora una volta viene relegato all’esperienza di gioco su PC. Un tentativo che avrebbe necesessitato di un po’ più di mordente e fiducia nei giocatori, proponendo un’esperienza di gioco più profonda, più vasta e si, più difficile. Destiny ha deciso di giocare sul sicuro, lasciando che gli elementi familiari ai giocatori da console avessero la meglio su quel genere che avrebbe dovuto, per la prima volta, avvicinarsi a questo pubblico, lasciando credere che gli MMORPG fossero arrivati su console, quando è evidente che non è cosi.