Cari lettori di Game Experience, siamo lieti di presentare la nuova rubrica bisettimanale Game Busters, dove analizzeremo i miti e gli argomenti più caldi del mondo videoludico, cercando di sfatarli con occhio sempre critico che ci contraddistingue.
Fatto 1: Dark Souls 3 è il gioco del momento. Fatto 2: Dark Souls 3 è un signor gioco. Focalizzate benissimo questi due punti. Mettendoli insieme, è facile capire perché l’ultima fatica dei From Software sia sulla bocca di tutti. Un gioco del genere merita tutta la risonanza che gli si attribuisce, ma c’è un però. Tutto il clamore mediatico che fa ormai parte della Serie Souls è qualcosa che non è spiegabile nel breve periodo, quando giochi molto più datati e blasonati hanno raggiunto quel livello di popolarità dopo molto più tempo. Perché quindi la serie dei Souls è esplosa in questa maniera? Quali sono le cause dell’improvviso successo di questi giochi, oltre al loro indubbio valore artistico? In questo speciale proveremo ad analizzare le motivazioni, cercando di impostare un ragionamento che inviti a riflettere.
I giochi della serie, e tra questi ci mettiamo anche Bloodborne e Demon Souls, si differenziano tra loro per ambientazione e per alcune peculiari caratteristiche, ma negli anni sono rimasti sostanzialmente immutati, uguali e fedeli alla loro formula di successo. Quando si prova a chiedere il perché si è contenti di un gioco Souls, la stragrande maggioranza delle persone tende a giocarsi la carta difficoltà, dove “finalmente un gioco difficile che non è una passeggiata come quelli di adesso”. Verissimo, e se aggiungiamo la lore affascinante e misteriosa e l’incredibile comparto artistico, non possiamo che essere d’accordo. Tuttavia sulla difficoltà avremmo qualche dubbio. Dark Souls è certamente un gioco abbastanza hardcore, ma non è di certo difficile, impossibile o da frustrazione totale. Questo è indubbiamente un pregio, ma la quantità di giochi simili è incredibile, soprattutto nel panorama indie, con perle che meritano di essere affiancate per bellezza alla serie dei From Software. La scusa quindi è bello perché è difficile non rende, data la varietà di titoli, anche molto vecchi, con un livello di difficoltà assolutamente maggiore. Questo è diventato ormai l’argomento principe delle generazioni attuali, che si rifiutano di ammettere però la verità fondamentale: Dark Souls è ormai una moda.
La saga in questione ha conquistato i cuori degli appassionati e dei casual gamer anche per questo, perché ci giocano tutti. Fatevi n giro in rete, chiunque vi dirà che Dark Souls 3 è il suo gioco preferito, perché è difficile. Il gioco è impegnativo come già detto, ma tra quelli reputati veramente ostici è uno dei più accessibili, perché è calcolato per essere tale. La difficoltà non è mai frustrante, sono necessari riflessi e conoscenza dei pattern, ma molto spesso l’uso della sana ignoranza o un pizzico di fortuna possono portare comunque a dei risultati accettabili. Questo perché è vero che il trend attuale e l’allargamento della fascia d’età dei giocatori ha portato a titoli sempre più semplificati, ma chi ha qualche anno in più di esperienza non può non ricordare i vecchi Rockmen, Castlevania, Shinobi, Ghost n’ Goblins o la buon’anima di Claw. Non per fare l’hipster videoludico, ma la differenza tra difficile (e non frustrante) e impegnativo è tutta qui, nei giochi di una volta che vi invito ad andare a riprendere. Dark Souls è impegnativo, ma solo perché non siamo più abituati, sottoscritto compreso, ai giochi passati. E’ un titolo complesso, con un level design molto strutturato, ma siamo comunque di fronte ad un prodotto accessibile ai più, dove si capisce dopo un po’ cosa fare e cosa non fare, mentre non ci sono enigmi astrusi da risolvere o quest elaborate da portare a termine. La difficoltà sta nel capire bene come affrontare i vari nemici, cosa che risulta abbastanza semplice una volta scoperto il trucco. Caricare a testa bassa è sempre la strategia peggiore, pensare e scoprire i punti deboli del nemico è la via del successo. Non esistono casualità, non esistono vie alternative, solo lo studio e l’allenamento, come una volta. E’ logico quindi che un titolo che ripropone anche in maniera minore le stesse sensazioni da tempo dimenticate, diventi immediatamente un punto di riferimento, ed è esattamente quello che è successo con Dark Souls. Siamo stati privati ormai da anni di ciò che amavamo, e come innamorati delusi vaghiamo per le strade, attaccandoci al primo che ci dia un po’ d’affetto (o di schiaffi, come in questo caso).
Si gioca quindi, si muore, si fanno elucubrazioni su quale stat sia meglio livellare, ma poi magari il gioco neanche si finisce, lasciandolo come l’ennesimo nome in una lista infinita di giochi comprati solo per sentito dire. Ormai si è ridotti alla semplice manifestazione del possesso e dello status di “gamer”. Cosa c’è di fiero nell’affermare di essere un gamer perché si gioca ad un titolo ritenuto complesso, ma tra i più accessibili comunque? Con cosa si sta facendo la gara? Sono tutti giocatori, anche quelli che si dilettano solo sul mobile. Nessuno è meglio o peggio di un altro solo per il tipo di giochi con cui si applica. In un mondo dove la massificazione è ormai in ogni cosa, uscire fuori dal giro significa l’oblio. Se tutti giocano a Dark Souls, allora non ci si può esimere dal farlo. Tutti vogliono sconfiggere i boss, tutti parlano di build, di stat e di pvp, ma pochissimi hanno davvero approfondito questi argomenti. Ci sono ovviamente le eccezioni, ma molto spesso chi gioca a Dark Souls lo fa senza aver mai affrontato un precedente gdr.
La diffusione di questa idea, così come la moda del gioco difficile, è stata veicolata sul Web ad una velocità disarmante, vuoi dai classici influencer, vuoi dagli youtuber più famosi che ad ogni video hanno orde di proseliti pronti a seguire ogni loro mossa. Dark Souls mi fa bestemmiare davanti la telecamera? Devo farlo anche io. Pochissimi infatti si sono fermati ad apprezzare la straordinaria compagine artistica o la storia del gioco, praticamente incomprensibile e tutt’ora misteriosa, ma che ai fanatici della scoperta regala tantissime soddisfazioni, riducendo così un ottimo titolo ad una macchina acchiappa click.
E’ un peccato quindi, che come tutte le mode, anche questa prima o poi passerà, lasciando migliaia di giocatori novelli di nuovo alle prese con giochi non ritenuti all’altezza. Ricapitolando Dark Souls non è gioco difficile e la sua diffusione è dovuta principalmente al fatto di essere ormai diventato di moda. Questo non intacca ovviamente il valore eccelso dell’opera, ma vuole essere uno spunto di riflessione su come molte volte l’opinione sbagliata di più persone possa portare a conseguenze su larga scala. In questo caso specifico l’opinione è altamente positiva, ma nel caso contrario le conseguenze sono molto spesso devastanti, basti pensare allo scandalo Atari e alle cassette interrate nel deserto del Nevada (storia che vi invito ad andare a cercare).