Fa schiuma ma non è un sapone. Che cos’è? Ma ovviamente Foamstars, l’ennesimo tentativo di una Square Enix in preda alla follia la quale, nella disperata ricerca di un grande successo nato dal nulla, alterna produzioni gargantuesche come Final Fantasy VII Rebirth a… questo.
Presentato solo pochi mesi fa, questo curioso titolo sviluppato da Toylogic si è da subito guadagnato l’appellativo di clone di Splatoon visti i richiami più o meno evidenti alla direzione artistica e al gameplay: se il gioco di Nintendo basa la sua esistenza sui combattimenti a base di vernice, in Foamstars i letali proiettili sono schiuma e bolle di sapone. Ridurre l’operazione a queste poche parole è però sbagliato, anche perché Foamstars fa abbastanza (non molto, ecco) per distinguersi appunto dallo shooter in terza persona della grande N. Non si tratta di un’imitazione, quanto invece di un esperimento un po’ differente. Ecco la recensione di Foamstars.
Diventare i campioni della schiuma
Qualcuno potrebbe chiedersi: cosa si cela dietro al mondo di Foamstars? C’è forse un incantesimo che ha portato i personaggi a trasformarsi in pupazzi colorati in perfetto stile anime pronti a darsi battaglia a suon di schiuma? La verità è che c’è ben poco da dire sul contesto narrativo del gioco.
Gli sviluppatori ci provano con alcune scene poco appetibili e abbastanza approssimative, le quali non sono altro che un modo per introdurre i giocatori a situazioni che, in fin dei conti, sono sempre le solite. L’unico obiettivo che interessa davvero i giocatori è quello di ottenere la miglior prestazione possibile in ogni modalità, per essere incoronati Star della Schiuma.
Dopo un breve tutorial iniziale, che spiega i concetti base del gameplay (si spara schiuma, si utilizzano due abilità più una special, e si impedisce ai nemici fluttuanti di raggiungere l’obiettivo sensibile della missione), il gioco si apre davanti a un menù molto semplice dal quale emerge lo scintillante sfarzo che Square Enix vuole comunicare: l’obiettivo è rendere il proprio HUB inutilmente grande e ricco di colori, luci e dettagli, tutto questo grazie, ovviamente, alle immancabili microtransazioni.
In effetti, gran parte del gioco mira all’estetica, dicendo cioè al giocatore medio “compra qualche skin, sono molto belle”. Non c’è nulla di male in tutto ciò: il titolo è peraltro incluso attualmente all’interno di PlayStation Plus, e dunque può essere testato gratuitamente, o quasi. Quello che manca, tuttavia, è un reale motivo per fare uso di tali microtransazioni, che non sia un semplice capriccio. L’offerta base di Foamstars è dunque adeguata per spingere un giocatore a usufruire di tali controverse pratiche monetarie?
Il gameplay: divertente, ma molto limitato
Per introdurre alle basi del gioco, e soprattutto a conoscere ognuno degli otto personaggi, ciascuno con modalità di fuoco e abilità proprie, la modalità perfetta è Missioni. Questa rappresenta un veloce (e noioso, a dire il vero) modo per prendere confidenza con il gioco e conoscere qualcosa di più sui personaggi, anche se a dire il vero sarà difficile anche solo ricordare a memoria il loro nome visto un design non certo originalissimo. Le Missioni sono esclusivamente single player, mentre le cose si agitano maggiormente con la modalità Missione di Squadra. Avviando il matchmaking, dovrete respingere alcune ondate di nemici a colpi di schiuma, per impedire che possano colpire il reattore da proteggere.
Tramite queste due tipologie di esperienze, si accumulano non solo punti esperienza legati anche al pass stagionale (certo, è presente un pass stagionale a 5,99 € con skin, emote e altro), ma anche risorse per migliorare le statistiche generali dei personaggi, come la cadenza di fuoco, il danno provocato dalla schiuma, la velocità di ricarica delle armi e così via. Niente più, niente meno: una modalità che non offre alcun tipo di spunto brillante, e anzi la spinta iniziale si esaurisce nel giro di poche partite, le prime delle quali abbastanza ostiche.
La modalità storia e quella a orde sono se non altro utili a scoprire come funziona il gameplay, il quale ha un’identità differente da quello Splatoon tanto accostato al gioco. Su questo fronte, Foamstars riesce, almeno all’inizio, nell’intento di divertire: il gioco è uno strano miscuglio, e non ci riferiamo soltanto ad acqua e sapone; combattere con la schiuma e fermare i nemici è semplice, il gameplay si dimostra riuscito e non caotico nonostante i grandi accumuli di schiuma e le decine di colpi che rimbalzano da una parte all’altra dell’arena.
Con la schiuma è inoltre possibile spostarsi a maggiore velocità tramite una tavola da surf attivabile con L2, la stessa da utilizzare poi nel multiplayer per dare il colpo di grazia definitivo ai rivali schiumati – o a salvare gli alleati che hanno subito lo stesso destino, cosa interessante. Spostarsi, tuttavia, non è sempre così facile. Il reale aspetto confusionario delle partite deriva proprio dall’impossibilità nel comprendere la morfologia della schiuma, e capire così quali sono effettivamente i tratti che possono dare velocità e rapidità all’azione.
Versus tiene a galla la schiuma?
Questi elementi sono poi quelli che confluiscono nel multiplayer Versus, la modalità che nelle speranze di Toylogic deve garantire lunga vita al titolo. E le premesse sono… beh, non proprio soddisfacenti. Se schiumare avversari e proteggere i propri compagni è divertente per le prime partite, molto presto l’effetto novità di Foamstars si esaurisce, complice la scarsissima quantità di contenuti disponibili al lancio.
Forse è un giudizio affrettato, ma sembra sia stata data maggiore attenzione alle microtransazioni, pubblicizzate in più occasioni, che a rendere davvero appetibile Foamstars. Le modalità online come Rubber Duck Party sono abbastanza folli da far emergere perlomeno un lato artistico più spumeggiante, ma concettualmente quella in questione è una semplice tower defense nella quale occorre conquistare la paperella di gomma al centro della mappa e mantenerla per avanzare in un percorso prestabilito. Smash the Star, poi, è ancora peggio. Ogni squadra ha un certo numero di uccisioni – pardon, schiumate da eseguire, e al termine un utente per team viene eletto Star: la prima star che viene schiumata, decreterà la vittoria avversaria.
La modalità forse più interessante è Happy Bath Survival, che in realtà rischia di diventare sbilanciata dopo pochi istanti. In generale, il gioco non premia certo la strategia: se dopo un minuto la vostra squadra è in svantaggio, è quasi certo che la vittoria sia già decisa. Va segnalato che gli sviluppatori, sin da questi primi giorni, stanno cercando di inserire alcuni eventi a tempo per invogliare maggiormente l’utenza, ma solo il tempo potrà dare ragione al team. Una cosa è certa: spingere i giocatori ad acquistare skin che poi rischiano di non poter usare in partita, in quanto ogni personaggio può essere unico in una squadra, non è una grande mossa.
Non si segnalano particolari problemi tecnici o relativi al matchmaking, anche se nelle prime ore dal lancio i tempi di attesa sono stati abbastanza lunghi. Troppi utenti connessi? Forse sì, forse no. Forse no. Questi problemi oggi sono molto più limitati, ma c’è anche il sospetto che il titolo sia già stato abbandonato.
In definitiva, Foamstars fa quanto basta per intrattenere nella sua prima ora di gioco, a dir tanto, e si spegne fin troppo rapidamente a causa di una pericolosa carenza di contenuti e uno stile artistico assolutamente anonimo, quasi da intelligenza artificiale – è proprio così, anche se Square Enix promette che l’IA è stata utilizzata solo per le finte copertine delle canzoni. Per fortuna, il team di sviluppo ha avuto l’ottima idea di inserire alcuni pacchetti cosmetici al modico prezzo di 45 € contenenti skin armi, skin personaggi, skin per la tavola da surf e… altre skin. Non è un grande inizio, ecco.
La recensione in breve
Foamstars è un bizzarro esperimento, un gioco che gioca, scusate il gioco (ancora) di parole, sulla sua somiglianza a Splatoon limitata però al concept e poco altro. Diverte per qualche partita, per poi spegnersi velocemente nell'anonimato. Durerà a lungo? Garantirà a Square Enix potenti introiti dalle microtransazioni? Ne dubitiamo fortemente. Se non altro è incluso nell'abbonamento PS Plus, richiesto per giocare anche quando il gioco sarà disponibile all'acquisto. Questo sì che è abbastanza discutibile...
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Voto Game-eXperience