Final Fantasy XVI è realtà e la rete e il pubblico dei videogame è già in visibilio. Tra chi ha apprezzato il trailer e spera finalmente in una rivoluzione della serie e chi invece è rimasto deluso da un trailer apparentemente sobrio e anonimo, in rete si sta scatenando il dibattito di quale sarà il vero volto del sedicesimo capitolo della Fantasia Finale. Cerchiamo di fare un punto della situazione su tutto ciò che conosciamo al momento sul prossimo JRPG di casa Square Enix in uscita per PS5 nella nostra anteprima.
Naoki Yoshida, l’uomo della svolta
Nell’ultimo ventennio la serie di Final Fantasy ha subito indubbiamente un’involuzione tale da scontentare la miriade di fan in tutto il mondo, facendoci interrogare su quale potrebbe essere il destino della stessa. I continui rinvii per l’uscita di Final Fantasy XV e la conseguente accoglienza non entusiasmante sono state solamente le gocce che hanno fatto traboccare il vaso colmo di errori da parte di Square nella gestione di quello che è sicuramente fra i brand legati al mondo dei videogame più popolari in Giappone e non solo. Il successo di Final Fantasy 7 Remake è servito soltanto in parte a sbollire l’animo dei fan delusi, che ha però riconfermato alcune crepe soprattutto legate al genio e sregolatezza caratteristico del suo producer Nomura, che ha stravolto la trama originale interrompendola sul più bello, cosa che lascerà col fiato sospeso tutti fino all’uscita non meglio definita della prossima parte (o parti?). Un modus operandi quello di Square Enix che incomincia a stufare la fanbase e che necessità di un radicale cambio di rotta. Di tutt’altro avviso sono invece i giocatori di Final Fantasy XIV, MMORPG ambientato nell’universo di Final Fantasy che, dopo un esordio difficile costellato da problemi e bug, si riscattò completamente strappando numerosi consensi grazie ad una politica di update ed espansioni che rivoluzionarono in toto il gioco rendendolo di fatto un successo globale. Dietro a questo cambio di rotta vincente per questo episodio multiplayer della serie principale di Final Fantasy si nasconde il nome di Naoki Yoshida, game producer quasi esordiente che riuscì a mettere in campo tutta la sua esperienza e le sue conoscenze in ambito MMO per risollevare le sorti del progetto dandogli così nuova linfa vitale. La scelta di affidare un ulteriore capitolo della saga principale, questa volta sottoforma di classico JRPG in single player, può suonare quindi come una promozione per il giovane producer, ma anche un’importante scommessa per Square Enix e di opportunità per i fan della serie. La grande attenzione rivolta ai fan da Naoki Yoshida nel corso della sua esperienza con FFXIV potrà essere quindi la proverbiale manna dal cielo sulla testa di tutti coloro che si sono sentiti “traditi” dalla gestione Final Fantasy XV, che ora avranno qualche buon motivo per attendere questo sedicesimo capitolo. Fra coloro che compongono la Creative business Unit III, l’unità in carico per lo sviluppo del titolo, figurano anche altri nomi illustri. Hiroshi Takai, già lead designer di altri titoli Square come The Last Remnant e braccio destro di Yoshida durante la sua gestione di FF XIV, ritornerà qui in veste di director. Importante la scelta di Ryota Suzuki, ex designer di Devil May Cry V, come battle designer, la cui impronta sembra essere già visibile da questo primo reveal trailer.
Tra Fantasy e Pulp
Con ogni probabilità, Final Fantasy non sarà più lo stesso o quantomeno si discosterà totalmente dai classici che hanno caratterizzato il periodo fra fine anni ’90 e inizio 2000. Il primo trailer di questo sedicesimo capitolo ci fa intendere come l’elemento “tamarro” ed esagerato tipico di Nomura, constatabile nel look dei personaggi e nella spettacolarità delle cinematic, sia stato messo da parte in favore di toni più drammatici ed oscuri, intrigando di qualcuno ma risultando troppo anonimo per altri. Possiamo descrivere questa ipotetica rivoluzione in due passaggi. In primo luogo, le ambientazioni e più in generale le tematiche percepibili dal trailer sembrano essere ben più dark e adulte rispetto a quanto ci ha abituato Square negli ultimi anni. Gli stili steam e urban punk lasciano spazio ad un fantasy dal sapore più classico e medievaleggiante, fatto di castelli, cotte di maglia, draghi, armature e villaggi folkloristici. Square sembra non essersi risparmiata nemmeno per quanto concerne gli spargimenti di sangue, elemento inusuale per una serie che ha comunque sempre mantenuto un certo aplomb, spingendo presumibilmente un pizzico più in alto l’asticella del rating. Le crude battaglie in sella ai Chocobo e le scene di dialogo fra quelli che sembrano essere membri di una famiglia reale ci hanno ricordato per certi versi Il Trono di Spade, trasposizione televisiva di successo dei romanzi di George R.R. Martin caratterizzata per le continue faide sanguinolente fra casate in un contesto dal sapore medievale condito da elementi di pura fantasia. Questo sedicesimo capitolo della “Fantasia Finale” vedrà il ritorno degli Eikon, una variante dei Primal introdotti proprio in Final Fantasy XIV, altra creatura del duo Yoshida-Suzuki, come Shiva, spirito elementale del ghiaccio. Il protagonista della storia sarà il nipote dell’Arciduca, colui che è stato prescelto per difendere il giovanissimo erede al trono, Joshua. Quest’ultimo però scoprirà di possedere in sé un potere spaventoso e incontrollabile, che lo trasformerà in un’entità al pari di un Eikon sotto forma di una fenice dalle ali fiammeggianti, divenendo così egli stesso un pericolo il proprio regno. Final Fantasy XVI si svolgerà in almeno due distinti archi temporali; il trailer infatti ci mostra due versioni dello stesso protagonista, la prima più giovane e spensierata, mentre l’altra decisamente più oscura e decadente, segnata da qualche tragico avvenimento con ogni probabilità legata al giovane Joshua. Analizzando il character design dei personaggi mostrati finora si denota una certa somiglianza con lo stile di Final Fantasy XIV, forse punto debole del titolo multiplayer che però si reggeva sulla personalizzazione del protagonista. L’altra rivoluzione annunciata per Final Fantasy XVI riguarderà invece la componente gameplay, che virerà prepotentemente sull’action sfrenato in modo ancor più netto rispetto a quanto visto in FFXV e FF7 Remake. Questa scelta è sicuramente dovuta alla presenza di Ryota Suzuki nel team di sviluppo, altro fattore che potrà dividere ulteriormente i fan, ma che conferma la volontà di Square di voler abbandonare il tradizionale sistema a turni. Le sequenze in-game presenti nel trailer hanno mostrato quindi combattimenti ancor più frenetici e pirotecnici di Final Fantasy XV, enfatizzati ancor di più dall’assenza (almeno per quanto sembra) di un party di supporto, altro fattore che rende questo nuovo Final Fantasy sempre più simile alle ultime avventure di Dante Sparda.
La Fantasia (non) può (più) attendere
Final Fantasy non è mai stato sinonimo di celerità e, soprattutto, puntualità, lo confermano gli imperterriti rinvii che hanno caratterizzato sia FFXV che 7 Remake, arrivando a spazientire non poco la fanbase e creando spesso false aspettative su quanto riguarda la qualità effettiva dei titoli. La solfa potrebbe finalmente cambiare con Final Fantasy XVI, che pare essere invece più vicino di quanto non possa sembrare. Nonostante Square abbia dichiarato che non divulgherà altre informazioni sul gioco prima del 2021, Jason Schreier, noto giornalista e insider del mondo videoludico già autore di parecchie anticipazioni spesso rivelatesi attendibili, ha affermato che lo sviluppo del gioco si trovi ormai in uno stadio avanzato, parlando di addirittura quattro anni dall’inizio dei lavori. Questo potrebbe voler significare che il tempo che passerà dall’annuncio di questo prossimo Final Fantasy e la sua uscita nei negozi non sarà poi così snervante. Una grande responsabilità quindi quella sulle spalle di Yoshida e il suo team, chiamati non solo a svolgere l’ennesimo compitino sfruttando un nome altisonante capace di vendere sempre e comunque, ma di dare nuovo lustro ad una serie da ormai troppo tempo bistrattata e che sembra aver perso quasi completamente la sua autorevolezza.