Sono passati otto anni dall’uscita di Final Fantasy XIV, o meglio della sua rinascita: A Realm Reborn ha permesso all’MMO di Square Enix di rinascere sotto una nuova veste, andando a rivedere completamente diverse meccaniche che facevano parte della primissima versione del gioco, datata 2010. E la rinascita si è vista eccome: il nuovo lead director Naoki Yoshida (che sta lavorando anche sulla sedicesima incarnazione del brand) ha realizzato una versione 2.0 dell’MMO di Square Enix che non solo è riuscita ad ottenere il consenso di critica e pubblico che la prima edizione non aveva minimamente ricevuto, ma si è anche dimostrato un titolo di indubbia qualità e caratura, ritenuto uno dei migliori MMORPG in commercio che al momento ricopre il terzo posto nella classifica degli MMO più giocati, sotto solo a Destiny 2 (che faccio fatica a considerare un MMO) ed all’irraggiungibile e arcinoto World of Warcraft. Ad otto anni di distanza da quella rinascita, Final Fantasy XIV si arricchisce con una nuova espansione, Endwalker, la cui uscita prevista inizialmente per l’estate del 2021 è stata rimandata ai mesi invernali dell’anno per via di alcuni ritardi dovuti alla pandemia. Oggi, dopo aver provato il gioco e dopo aver sofferto le code infinite che hanno colpito il titolo durante la fase di early access, finalmente vi parliamo di Final Fantasy XIV Endwalker.
So long, Eorzea
Vorrei iniziare questa recensione spezzando una lancia a favore di Final Fantasy XIV: troppo spesso ho sentito affermazioni del calibro di “Final Fantasy XIV non è un vero Final Fantasy” per il solo fatto che non si tratti di un titolo single player ed esattamente come il suo predecessore (ovvero l’undicesimo capitolo) è stato bistrattato per la sua natura multiplayer. Eppure dal 2013 ad oggi Final Fantasy XIV e le sue espansioni hanno dimostrato di essere estremamente attinenti al brand creato da Sakaguchi, a partire dalla narrazione della storia che in questo Endwalker andrà a chiudere importanti archi narrativi. Per dichiarazione dello stesso Yoshida, il team non voleva che l’avventura sembrasse troppo tirata per i capelli agli occhi del giocatore, pertanto la storia di Endwalker ci porterà all’apice dell’avventura iniziata a Eorzea diversi anni fa con lo scontro fra Hydaelyn, la dea del Cristallo che rappresenta la luce, e la sua oscura nemesi Zodiark. La guerra ad Eorzea ormai è al culmine della sua violenza e il nostro eroe, il Warrior of Light, dovrà affrontare una sfida che lo vedrà contrapporsi ad uno dei main villain della serie, il figlio dell’imperatore del regno di Garlean Zenos yae Galvus, villain che purtroppo non eccelle come caratterizzazione soprattutto se paragonata a quanto visto in Shadowbringers. L’elemento narrativo dell’opera sfodera tutti i suoi punti di forza, dimostrando una maturità del titolo ed i temi e le chiavi di lettura che si confanno al brand. Essere un FInal Fantasy non è solo fare continui riferimenti ad elementi ricrrenti del brand, ma è anche iun modo per offrire al giocatore uno sguardo ai problemi del mondo che viviamo attraverso universi immaginari lontanissimi da noi, dove però le popolazioni hanno gli stessi nostri vizi e virtù: in Endwalker la tematica dell’inutilità delle guerre, della sofferenza da esse portata diventa centrale all’interno della narrazione, che ancora una volta viene accompagnata da una grande presenza di cut-scenes e di box di testo. Dopo un inizio tranquillo durante il quale saremo introdotti ai nuovi personaggi, il titolo inizia ad incedere con ritmo spedito verso il crescendo narrativo del gioco.
Final Fantasy XIV Endwalker introduce una serie di contenuti al gioco principale: una nuova razza ovvero i Viera di sesso maschile (che fanno la loro prima apparizione nell’intera saga proprio con Endwalker e che son stati richiesti a gran voce dalla community del gioco) un level cap adesso tarato sul livelllo 90 e due nuovi job, ovvero il Sage ed il Reaper. Il primo è un healer barrier che si diversifica dagli altri jobs per la presenza di un’abilità inedita, Kardia. Tramite di essa, i Sages potranno selezionare un qualsiasi membro del party e ricaricare i suoi HP a seguito del lancio di specifici incantesimi. Il secondo è un DPS melee che unisce una forse eccessiva canonicità nell’utilizzo con una notevole spettacolarizzazione dei combattimenti con falce a schermo. Oltre a ciò che ho citato sino ad ora, il gioco si arricchisce di un nuovo raid da otto giocatori, Pandaemonium, che però sarà rilasciato a partire dal 21 di Dicembre con l’arrivo della versione 6.01 del gioco. Nell’attesa del raid vi potete sempre tenere impegnati con uno dei numerosi dungeons di Endwalker, decisamente ben riusciti e curati dal punto di vista del level design e della sfida rivolta al giocatore.
Molti passi avanti sono stati fatti anche sul fronte tecnico, ad iniziare dall’intelligenza artificiale dei nostri compagni nei dungeon: dalla precedente espansione del gioco, Shadowbringers, è stato introdotto il Trust System che permette di affiancare al giocatore degli NPC alleati per affrontare i dungeons qualora non si giocasse con amici e non ci si volesse avvalere dell’aiuto di sconosciuti attraverso il sistema di matchmaking conosciuto con il nome di Duty Finder. La scelta di inserire un Trust System per certi versi tradisce parzialmente la natura MMO del gioco, ma in realtà Final Fantasy XIV è sempre stato un gioco che potesse essere apprezzato anche da chi volesse sperimentare un approccio più “solitario” ed il Trust System è indubbiamente un elemento che non fa che dare un ulteriore strumento a chi (come il sottoscritto) vuole esplorare i dungeon con tutta calma e con i propri tempi, cosa che viene inevitabilmente a mancare quando abbiamo a che fare con altri giocatori che scalpitano per giungere al termine del dungeon nel minor tempo possibile.
Nella sua versione PlayStation 5 il gioco fa qualche passo in avanti sul fronte tecnico, aggiungendo il supporto al 4K e texture migliorate sia per i personaggi che (seppur in maniera minore) per gli scenari, tuttavia dobbiamo tenere in considerazione che stiamo parlando di un titolo che nasce dalle ceneri di un gioco del 2010. A Realm Reborn fu rilasciato anche per PlayStation 3 e che per forza di cose sarebbe molto difficile rinnovare in maniera facile assets di gioco e l’infrastruttura che regge il gioco stesso: è una sfida che Yoshida si è imposto ma che non avrebbe mai accompagnato l’uscita di Endwalker, tuttavia anche solo l’attuale versione PlayStation 5 riesce ad avere una resa tecnica non dissimile da quella del gioco su PC. A coronare il tutto son le OST dell’espansione, ancora una volta maestose, evocative e sempre perfette nell’accompagnare ogni momento della narrazione e del gameplay.
La recensione in breve
Final Fantasy XIV: Endwalker si è dimostrato fino ad ora (manca ancora il nuovo raid) l'ennesima gemma cesellata su quella corona chiamata Final Fantasy XIV. Il lavoro svolto dal team di Yoshida negli anni ha permesso ai milioni di giocatori che si sono avvicinati al gioco di scoprire un mondo narrato con una formula atipica per un MMO che trova degna conclusione dell'arco narrativo principale proprio in Endwalker. Un level design dei dungeon ben pensato e diverse migliorie tecniche (alcune delle quali ricevute anche grazie al passaggio generazionale) vanno ad impreziosire la nuova espansione del titolo di Square Enix.
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Voto Game-Experience