Final Fantasy 16: The Rising Tide segna la conclusione del supporto al sedicesimo capitolo della storica saga Square Enix. Tra alti e bassi termina dunque un viaggio epico in grado di risvegliare di certo l’interesse di molti, ma manchevole di alcune attenzioni che hanno fatto storcere il naso a tanti. Nella nostra recensione vi abbiamo raccontato di come l’epica narrativa abbia sostanzialmente sostenuto un gioco ludicamente limitato e claudicante a causa di alcune idee che poco si confanno con l’attuale necessità degli appassionati dei giochi di ruolo action. Nonostante ciò, l’avventura di Clive e compagni nelle terre di Valisthea ha avuto un ultimo sussulto prima della sua conclusione. The Rising Tide è infatti un racconto avvolgente, che chiude gli ultimi anelli mancanti di una catena lucente che continua a brillare solo sotto alcune luci. Immergiamoci dunque nelle nostre considerazioni attraverso la recensione di Final Fantasy 16: The Rising Tide.
Una narrativa in continuità
Naoki Yoshida non ha nascosto come la nuova espansione di Final Fantasy XIV sia sicuramente qualcosa di gravoso in termini di risorse e attenzione. Nonostante questo però la storia dedicata all’Eikon perduto Leviathan non manca di sottolineare come la capacità di raccontare storie affascinanti sia il marchio di fabbrica della Creative Business Unit 3. Una storia in questo caso, che non va ad alterare il finale, ma che si colloca poco prima di quella che è la conclusione della storia di Clive.
Poco prima degli avvenimenti finali infatti, una strana missiva vi verrà recapitata nel vostro rifugio. Qualcuno richiede la vostra presenza per aiutare il Dominante di Leviathan. Imbracciate cappa e spada, Clive partirà alla volta di Mysidia, una terra nascosta e in grado di evitare l’influenza nefasta della Primogenesis. Un luogo magico, incontaminato e ricco di stupendi scorci che nasconde in ogni anfratto quella narrativa silente in grado di incuriosire il giocatore. Così come nell’avventura principale, anche in Final Fantasy 16: The Rising Tide, il giocatore si ritrova avvolto da un contesto fantastico, capace di ammaliare ed incuriosire.
Scopriremo dunque le sorti della tribù dei Semi dell’Acqua e di Shula, che ci chiederà di salvare il Dominante dell’Acqua, rinchiuso in un’onda fuori dal tempo, da più di ottanta anni. Tre o quattro ore di pura narrativa in stile Yoshida che vi terrà incollati allo schermo, se avete amato il modo di raccontare il fantasy già nel titolo originale. Proprio come in quel caso però, niente di più e niente di meno: solo nuovi dettagli di una storia comunque resa marginale dalle scelte dell’autore. Se vi aspettavate colpi di scena stravolgenti che aggiungessero pepe a quanto fatto, o che lasciassero spiragli per una futura prosecuzione dell’arco narrativo, sappiate che non troverete nulla di tutto ciò.
Un gameplay manchevole
La continuità non è però solo nella capacità di raccontare storie, bensì anche nella presenza di difetti congeniti al titolo base. Nessuna rivisitazione ludica, nessuna sterzata in direzione di un gameplay più GDR. Solo nuove aggiunte al parco abilità (Leviathan infatti è un nuovo Eikon utilizzabile) e nuovi attesi nemici come i Tonberry, classici protagonisti della serie Final Fantasy.
Mysidia è esplorabile in lungo e in largo, nei suoi verdeggianti ambienti, ma il modo in cui la si esplora è il medesimo dell’opera originale. Missioni secondarie narrative, ma tante fetch quest evitabili. Da sottolineare l’introduzione della possibilità di tornare immediatamente dal mittente della quest. Interessante, ma sicuramente non in grado di risollevare le sorti di una funesta direzione ludica sotto il punto di vista delle missioni.
Ovviamente è il parco abilità acquisite da Clive ad essere il punto chiave dell’esperienza. Dobbiamo dire che nell’economia del gioco Leviathan aggiunge un buon twist al flusso di gioco con abilità incentrate sulla distanza e una abilità ultimate iconica e piacevole da vedere. La celebre Tidal Wave è ben rivisitata in salsa Clive e il “cannone marino” utilizzato da quest’ultimo per le abilità rende molto soddisfacente utilizzare un approccio più a lungo raggio. Un segreto, che non vi sveleremo, vi attende poi a conclusione dell’esperienza di Final Fantasy 16: The Rising Tide. Niente di stravolgente, ma una aggiunta gradita e inaspettata.
Contenuti extra
Musica, comparto tecnico e visivo non si discostano dall’esperienza originale. Il livello è altissimo e ovviamente una gioia per gli occhi anche e soprattutto negli effetti visivi. Dove invece ci sono novità e nella gestione degli extra e della difficoltà. Così come nel DLC precedente, Echoes of the Fallen, la difficoltà risulta maggiore rispetto all’avventura principale, andando a dimostrare come il feedback della community sia arrivato a chi di dovere.
Il viaggio di Clive e compagni nelle terre di Mysidia non sarà dunque una passeggiata e necessiterà di un buon impegno. Le tre o quattro ore che vi serviranno per concludere la storia, saranno poi ampliate da una lieta notizia per gli amanti delle modalità arcade. Final fantasy 16: The Rising Tide contiene una nuova modalità chiamata Il Portale di Kairos.
Questa attività end game è una sorta di modalità roguelike in cui affronterete venti combattimenti consecutivi con nemici e boss differenti. Proseguendo negli scontri otterrete nuovi bonus, venendo sconfitti invece, rincomincerete da capo. Solo se completata in modalità più difficile con tutti gli scontri valutati S, allora potrete affrontare il ventunesimo scontro, segreto e molto sfidante.
Commento finale
Final Fantasy 16: The Rising Tide chiude un cerchio affascinante, che ha saputo donare nuova linfa alla saga. Non abbiamo idea di cosa abbia in serbo il futuro, ma è certo che, nonostante tutto, Yoshida ha saputo fornire agli appassionati una chiave matura e fresca sotto la quale brandire il vessillo di Final Fantasy. Questo secondo e ultimo contenuto aggiuntivo non sposta gli equilibri, rimane in scia dell’opera originale, risultando un contenuto superfluo e dedicato solo a chi ha amato alla follia l’opera di riferimento.
Non era giusto aspettarsi di più, perché questa è la natura di Final Fantasy 16 e se dunque volete comprendere tutti gli ultimi pezzi mancanti del puzzle, questo contenuto risulterà imperdibile e innegabilmente ricco di fascino. Se invece speravate in un colpo di coda finale, beh forse allora dovrete guardare altrove, verso un’orizzonte futuro che scopriremo nei prossimi anni.
La recensione in breve
Final Fantasy 16: The Rising Tide è quanto di più conservativo si pottesse trovare come contenuto aggiuntivo. La parola fine sulla storia di Clive. Un'opera in grado di completare le parti mancanti del puzzle narrativo, ma che non aggiunge niente di nuovo, a livello ludico, alla natura claudicante del titolo ,
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Voto Game-Experince