Chi gioca assiduamente al mondo dei videogiochi sa che FIFA 21 fa un ampio uso delle microtansazioni in particolar modo all’interno della modalità FUT, modalità questa che permette agli utenti di poter creare la propria squadra del cuore attraverso l’ottenimento delle carte giocatore. Queste possono essere ottenute anche attraverso l’acquisto nello store digitale del gioco utilizzando moneta reale.
Visto questo sistema, è logico pensare come tutto ciò possa risultare incredibilmente attraente in particolar modo verso quella fetta di pubblico più giovane, ammaliata dalla possibilità di poter schierare in campo sotto la stessa divisa e stemma sia Lionel Messi che Cristiano Ronaldo, Campioni questi che indubbiamente rendono più semplice vincere le partite online contro altri giocatori che non hanno la fortuna di poterli schierare.
Ebbene sì, in queste ore è finita in rete una notizia che vuole un ragazzo di 13 anni aver speso addirittura 8000 dollari per acquistare il maggior numero di pacchetti di FIFA Ultimate Team così da mettere su il proprio team dream. A riportare questa notizia è stato il noto portale online Windows Central, con Jez Corden che ha offerto interessanti spunti di riflessione circa questa novità.
Difatti la madre del ragazzino, disperata per l’importante cifra spesa dal figlio, ha pubblicato una lettera sul network “Mumsnet”, dove ha rivelato agli altri genitori come il proprio pargolo abbia particolarmente sofferto il dover necessariamente star chiuso in casa dato il lockdown volto a fermare la pandemia da COVID-19.
Visto questo cambiamento inatteso, il ragazzino ha iniziato a giocare tantissimo a FIFA 21 spendendo in circa tre mesi ben 6000 sterline (circa 8000 dollari) nella modalità FUT del gioco sulla propria console Xbox. Il ragazzo ha ovviamente fatto mea culpa una volta scoperto, scusandosi con la mamma ed il padre per essersi lasciato prendere la mano senza pensare minimamente al totale della cifra spesa.
Ed è qui che interviene il noto Jez Corden, invitando tutti i suoi lettori a non essere superficiali e puntare unicamente il dito verso i genitori del ragazzino, sì colpevoli di non aver tenuto sotto controllo il figlio e le sue spese, ma non è neppure così scontato dover giustificare questi subdoli meccanismi delle microtransazioni che in una situazione delicata come quella del lockdown possono risultare ancora più meschini.
Secondo lui infatti i vari publisher e gli enti competenti dovrebbero comunicare in modo più chiaro come realmente funzionino questi sistemi Pay to win.