Negli ultimi anni il genere degli JRPG è stato sotto diversi riflettori. Alle volte positivi, alle volte negativi, ma in generale si è notato come l’attenzione del pubblico non sia mai scemata nei confronti di questo peculiare genere di videogiochi. Che sia per nostalgia, per curiosità o grazie a una serie di progetti indipendenti che hanno portato all’attenzione del pubblico come si possa continuare a cavalcare un genere storico dell’industria, senza perdere di contemporaneità, sicuramente voglia di JRPG ce n’è per tutti.
In questo panorama però, si è notato come l’innovazione sia stata relegata a prodotti dal valore produttivo minore. Tutti i grandi, ad eccezion fatta di ATLUS (che però gioca un campionato a parte con i suoi Persona ed il recente Metaphor ReFantazio), hanno abbracciato una deriva action rinunciando a trovare una soluzione innovativa nel campo dei turni. Per questo motivo, ma non solo, Expedition 33 ha stupito tutti durante le sue uscite tra reveal e gameplay trailer, ma soprattutto nella presentazione Microsoft dello scorso mese. Abbiamo avuto modo di provarlo e vi raccontiamo le prime impressioni nella nostra anteprima di Expedition 33.
Un concentrato di bellezza
Expedtion 33 è un concentrato di bellezza. Potrebbe riassumersi così, se dovessimo trovare una frase per indicare la nostra esperienza con il titolo Sandfall Interactive. Partendo però da ciò che è l’involucro del titolo, ovvero la componente artistica, Expedition 33 colpisce fin dai primi momenti. Da una parte l’impronta cinematografica, dall’altra queste sensazioni date da una forte base d’ispirazione legata alla Belle Epoque. Per quanto riguarda la prima componente, la teatralità è sicuramente molto presente sia nella recitazione che nelle coreografie dei combattimenti. Per certi versi, la messa in scena sia tecnica (il classico stile con due bande nere in 16:9) ma anche lo stile dei personaggi e il modo di raccontare la storia ricordano molto quanto visto in The Order 1886.
Il paragone arriva anche e soprattutto per la scelta di proporre una visione distopica di un periodo storico non così abusato. Epoca vittoriana e Belle Epoque hanno diversi punti in comune sia nella realtà che nella trasposizione videoludica proposta. Anche i personaggi, nel loro design e nella loro caratterizzazione trovano un’ottima caratterizzazione, gravidi di varie sfaccettature umane. Anche gli ambienti rispecchiano questa forte peculiarità: da una parte personaggi ed elementi che ricordano la fonte di ispirazione reale, dall’altra invece un mix di follia e mostri che uniscono l’arte, la scultura e il sovrannaturale.
Una trama dal sapore francese
Questa unione di tematiche passa ovviamente anche attraverso la narrativa. La trama di Expedition 33 vi vedrà comandare un drappello di uomini e donne il cui destino è stato segnato dalla Pittrice. Ogni anno infatti, questa misteriosa figura dipinge sul monolito un numero e le persone con età corrispondente a quel numero vengono tramutate in fumo e scompaiono. L’anno in cui prenderete possesso dei protagonisti vedrà dipinto il numero 33. Per fermare questa scia di morte, verrà stabilita la Spedizione 33, che vi vedrà protagonisti di una missione suicida, con poche possibilità di riuscita.
Per quanto abbiamo visto, la trama ci ha tenuto incollati allo schermo, con la curiosità di capire chi fossero alcune misteriose figure ma soprattutto come si evolve la progressione dei personaggi. Una problematica riscontrata è sicuramente l’eccessiva teatralità che porta personaggi ad utilizzare un modo di comunicare molto particolare e che spesso si è male interlacciato con il lip sync. Stesso discorso per il doppiaggio, di buona fattura a livello generale ma con alcuni picchi verso il basso dati dall’eccessiva marcatura ed enfasi data ad alcune specifiche linee di dialogo.
Un JRPG ispirato
Spostandoci sul lato gameplay: Expedition 33 è davvero molto divertente, piacevole e stuzzicante. Le sue meccaniche di “turni interattivi” nei quali esistono delle funzioni attive di parate, critico e schiavate legate al tempismo di pressione dei tasti del giocatore, bene influiscono sul ritmo dei combattimenti. Un po’ Persona e un po’ Legend of Dragoon, il combattimento prende meccaniche classiche di capisaldi di genere e le inserisce in un comparto artistico d’eccellenza.
Lo stile è tutto, ma anche i parametri e ovviamente i danni elementali. Resistenze e debolezze vanno studiate così come le abilità e anche un sistema di passive molto interessanti. Queste abilità passive possono essere equipaggiate per un massimo di tre alla volta e sono tutte condivise tra i personaggi, evitando quindi che ognuno di essi debba impararle. Allo stesso tempo però, se uno dei personaggi la equipaggerà ne renderà impossibile l’utilizzo da parte di qualcun altro della squadra. Strategia, pianificazione ma anche livelli.
I personaggi e l’equipaggiamento avranno dei livelli che nel caso delle armi possono aumentare danni, attivare effetti ulteriori alle abilità o aggiungere passive ulteriori. Nel caso del livello del personaggio invece, permette un aumento di determinate statistiche: vitalità, potenza, agilità, fortuna e difesa. Statistiche per altro che influiscono sul danno delle armi, avendo queste ultime uno scaling di qualità (S, A, B; C, D) su due o più statistiche. Sottolineiamo per altro come tutte le armi e tutti i vestiti siano diversi unici e cambio aspetto tra di loro. Interessante anche la sporcizia e il sangue che rimane presente mano a mano che si combatte finché non si utilizza un elisir di guarigione.
Dubbi e certezze
La nostra prova ci ha conferito un titolo non estremamente difficile, anche negli scontri che il gioco stesso definiva come più ardui. Questo perché la meccanica di parry, contrattacco e danno bonus legata alla possibilità di fare critico permette sostanzialmente, imparando il tempismo degli attacchi nemici, di essere invincibile. Tolto questo problema di bilanciamento che andrà approfondito in fase di recensione, il gioco si è proposto come sorprendente in tutti i punti di vista analizzati: tecnico, artistico, ludico e narrativo. Da menzionare anche la qualità sonora, con musiche suggestive, epiche e ispirate.
Lato perplessità invece, esclusi i succitati dubbi sulla teatralità e sulla difficoltà, una incertezza notata riguarda la mappa del mondo: splendida da vedere, ma di difficile leggibilità. Un problema questo che se vogliamo possiamo allargare in generale ai menù e alla UI, molo sporca e priva di segnalazioni e indicatori per l’utente. Niente che non si possa risolvere in questi mesi, ma comunque un elemento da sottolineare.