Affrontare il mercato videoludico attuale non deve essere facile. Ogni settimana gli scaffali virtuali degli store online si riempiono di giochi che scorrono come un fiume in piena nelle librerie dei giocatori. Questa bulimia videoludica non è di certo un fattore positivo tanto per il palato dei videogiocatori, che si abitua a una alimentazione fast food, quanto per le case di sviluppo, che si ritrovano a dover produrre giochi senza magari avere il tempo di declinare le idee nelle forme migliori. Yellow Brick Games prova ad evitare di essere fagocitata nel marasma delle uscite, grazie a piccoli passi compiuti saldamente in direzioni precise, senza effettuare coreografie da capogiro e senza pensare di dover stravolgere il mercato. Siamo pronti dunque a raccontarvi tutto ciò nella recensione di Eternal Strands.
Poche idee ma ben realizzate
La trama di Eternal Strands non è un elemento secondario. Il gioco è infatti trainato da un motore molto attivo sul fronte narrativo. Yellow Brick Games vuole che il giocatore sia incuriosito dai misteri del mondo e dalle dinamiche interpersonali che possono nascere tra la protagonista Brynn e tutti i personaggi che incrocerà durante la sua avventura. A fare da sfondo, dunque, all’azione, vi è un colorato e variopinto mondo dalle diverse sfaccettature. Enclave, la città natale di Brynn è un posto misterioso che nasconde segreti e leggende. Il suo trincerarsi dietro una barriera magica per evitare che i cataclismi e le minacce la intacchino è solo uno dei pretesti narrativi in grado di incuriosire il giocatore.
Se dunque, dovrete scoprire giocando cosa nasconde il passato di Mayda, possiamo però dire che la mano di ex BioWare come Mike Leidlaw si vede eccome. Uno degli inaspettati pregi di Eternal Strands è quello di non essere insapore e incolore ma anzi, le carte giocate da Yellow Brick Games rendono Eternal Strands un prodotto godibile e che nel mercato ha un suo senso di esistere. Non aspettatevi la rivoluzione copernicana, siamo pur sempre davanti a un prodotto mainstream che propone la sua visione in un insieme tutto sommato rodato e senza particolari colpi di coda. L’incipit non colpisce, ma alla lunga la narrativa emerge come vera creatura di chi ha dato i natali a una saga come Mass Effect.
Stesso discorso lo troviamo nella componente artistica a 360 gradi. Eternal Strands utilizza uno stile artistico e una palette di colori accesa, che ricorda se vogliamo quanto fatto da Ubisoft con Phoenix Rising. Un mondo piacevole da vedere che si discosta sia dalle ombrose soluzioni dark del fantasy attuale, sia dal fotorealismo tanto ricercato dalle produzioni contemporanee. Peccato per le scelte acquerello un po’ anonime soprattutto nella creazioni di armature e armi. Anche a livello di comparto sonoro, sound design e OST propongono un mix interessante e colorato (a livello di composizione musicale) in grado di sostenere l’azione, ma anche di sorprendere il giocatore con temi particolarmente ispirati.
Un gameplay sorprendente
A rendere molto interessante il gioco è invece il gameplay. Eternal Strands propone un sistema esplorativo molto simile a quanto visto in Zelda, soprattutto nella scelta di proporre un sandbox giocoso in cui il giocatore possa divertirsi in maniera creativa. Non solo armi a distanza e a corto raggio, non solo armature, ma anche e soprattutto poteri che, se usati in combinazioni con l’ambiente circostante, o combinati tra di loro, permettono di ottenere situazioni divertenti e sempre diverse.
Eternal Strands a livello ludico offre poi due elementi a nostro avviso ottimamente riusciti: i boss e la distruttibilità ambientale. La seconda si lega abbastanza a quanto appena detto: con i poteri e la fisica che permettono di utilizzare anche la distruttibilità a proprio vantaggio. I boss invece sono un vero gioiello: ci si trova, infatti, davanti a boss di dimensioni colossali, in grado di essere scalati dalla protagonista. Questi boss non solo offrono un divertimento impagabile nell’essere distrutti, ma offrono anche una utilità fondamentale: l’upgrade delle abilità. Uccidendo i boss in una particolare maniera infatti, ne otterrete l’essenza, che vi permetterà di far salire di livello l’abilità legata a doppio filo a quella fascia evolutiva. La metodologia di uccisione del boss vi verrà comunicata mediante il codex del gioco, andando dunque a donargli un’effettiva utilità.
Infine il crafting che, in Eternal Strands, diviene elemento stratificato e di grande importantanza. Recuperare e scegliere i materiali con cui creare armi e armature non solo influirà su statistiche e potenza, andando a modificarne aspetto ed effettiva utilità. In 20 ore circa di gioco, più volte ci siamo trovati a ponderare più di una combinazione di materiali per la creazione di un pezzo di equipaggiamento. Tutto ovviamente gestito poi nell’hub di gioco, che funge anche da punto di partenza per le missioni, e collegamento per le varie aree esplorabili che sono comunque istanze indipendenti.
Commento finale
Eternal Strands è un gioco che dimostra come poche idee ma ben realizzate dan filo da torcere a megatitoloni “mappazzone”. Yellow Brick Games non inventa nulla, ma posiziona i suoi elementi lì dove dovrebbero stare. L’eccellenza però è ben lungi dall’esser raggiunta. Le scarse risorse produttive hanno portato a scelte ovvie sulle possiblità, e l’incipit del gioco non è assolutamente il più accattivante possibile. Sul lungo periodo però le scelte di gameplay, il sandbox giocoso e la narrativa stratificata escono prorompenti e donano al gioco un valore decisamente superiore di quanto lo stile artistico un po’ anonimo possa far sembrare.
La recensione in breve
Eternal Strands è un gioco davvero sorprendente. L'opera prima di Yellow Brick Games, team di veterani dell'industria, dimostra come poche idee ma ben realizzate possano fare davvero la differenza nel mercato attuale per creare un gioco solido e divertente.
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Voto Game-Experience