Il Copyright Office degli Stati Uniti ha recentemente esaminato una proposta che permetterebbe ai ricercatori di accedere da remoto ai videogiochi conservati in librerie online. Purtroppo, l’avvocato Steve Englund ha respinto la proposta, non ritenendosi soddisfatto dalle soluzioni proposte.
Nel 2023, un’analisi condotta dalla Video Game History Foundation ha rivelato che l’87% dei giochi pubblicati prima del 2010 non è attualmente preservato e quindi, in futuro, potrebbe non essere possibile accedervi. Tuttavia, secondo l’ESA, questa è una questione di cui dovrebbero farsi carico i publisher.
Le dichiarazioni dell’ESA arrivano da un’udienza tenutasi presso il Copyright Office per valutare un’eventuale esenzione dal copyright per consentire l’accesso da remoto ai giochi del passato ai ricercatori, proposta avanzata dal Software Preservation Network nel 2023.
L’avvocato Steve Englund ha esaminato la questione, ma la sua risposta non è stata positiva: attualmente, Englund non ritiene che i membri dell’ESA possano supportare tale decisione.
Durante la riunione sono state proposte diverse soluzioni per affrontare le preoccupazioni dell’ESA, ma sono state respinte. L’avvocato non era soddisfatto né della proposta di limitare l’accesso agli utenti con credenziali accademiche, né all’idea di limitare l’esenzione alle biblioteche con sedi fisiche.
Su questo punto, Englund ha affermato che qualsiasi biblioteca che opera esclusivamente online potrebbe istituire un ufficio fisico per soddisfare il requisito. Questo potrebbe consentire la creazione di quello che è sostanzialmente un vasto arcade free-to-play.
Il problema relativo alla preservazione dei videogame è spesso oggetto di dibattito. A gennaio Frank Cifaldi, founder di Video Game History Foundation, e Black Tabby Games, hanno parlato del ruolo della pirateria per la preservazione dei videogiochi. Per Cifaldi, infatti, diversi titoli particolarmente amati dagli utenti è ancora presente ai nostri giorni soltanto grazie alla pirateria.