In questi giorni i lettori di Game eXperience hanno avuto la fortuna di leggere l’ottimo articolo di Alessandra Borgonovo, che fa un racconto puntuale, lucido e ben commentato di quello che il recente Closed Network Test di Elden Ring ci ha dato modo di provare e sperimentare. Sono d’accordo, in particolare, con la visione che Alessandra ha dell’evoluzione di From Software e con il fatto che tale evoluzione passi forse più dal già apprezzato Sekiro che non dal soulslike open world che arriverà su PC, PlayStation e Xbox il prossimo 25 febbraio.
Il fatto è che anche secondo me in Elden Ring proveremo sensazioni che ci sembreranno già conosciute, perché il nuovo gioco di Hidetaka Miyazaki è senza alcun dubbio una prosecuzione di quanto abbiamo vissuto in Demon’s Souls prima e nella trilogia di Dark Souls poi. E in parte anche in Bloodborne, soprattutto se consideriamo il fatto che alcuni dei dungeon sparsi per la piccola porzione di mappa provata durante la beta avevano un sapore abbastanza simile a quello dei Labirinti del Calice. Che tra l’altro è una delle robe che più desidero di rivedere in un videogioco, ma ne parliamo tra pochissimo.
La cosa fondamentale, poi, è che anche il sistema di combattimento, la gestione e la rilevanza dell’equipaggiamento e l’intero sviluppo del personaggio saranno in pieno stile soulslike. Mentre Sekiro, come ricorderete, stravolgeva queste abitudini, allontanandosi dal (sotto)genere di appartenenza dei precedenti giochi From per abbracciare gusti più vicini a quelli dei giochi d’azione e avventura. Presentando, tra l’altro, un sistema di combattimento completamente inedito, sia per la software house giapponese, sia per lo scenario videoludico in generale. Inedito e fichissimo, eh, cosa tutt’altro che facile da azzeccare. Le cose che Elden Ring eredita da Sekiro sono poche (il salto, lo stealth, il ridimensionamento dei danni da caduta) e non sviluppate come nella produzione Activision. La mia sensazione, tra l’altro, è che lo sviluppo di Elden Ring sia iniziato prima e finito dopo, ovviamente per via della sua maggiore complessità strutturale. Come dice Alessandra, insomma, è probabile che Elden Ring, per certi aspetti, possa rappresentare anche un passo indietro, rispetto al precedente titolo From. Ed è anche vero che pure le altre novità che il nuovo lavoro di Miyazaki vanterà rispetto ai suoi predecessori fanno comunque parte di un linguaggio ben conosciuto ai videogiocatori di quest’epoca. Mi riferisco ovviamente in particolare alla struttura open world su cui Elden Ring poggerà il suo spirito soulslike. Open world che, nel corso della mia prova con il Closed Network Test mi ha riportato molto alla mente sensazioni vissute negli ultimi The Elder Scrolls, con una spruzzatina di Breath of the Wild. Quindi sì, assolutamente, Elden Ring è una sorta di Dark Souls 4 (quindi qualcosa di già visto), con pochissimi (e data la sua potenziale vastità probabilmente marginali) elementi presi da Sekiro e una struttura a mondo aperto che sicuramente non è una novità, in generale, nel mondo dei videogiochi.
Una non rivoluzione, quindi. Molto probabile. Però, però, però. Quello che posso garantirvi è che io, dopo aver giocato alla beta per una ventina di ore, ho una voglia pazzesca di mettere le mani sul gioco completo e consumarlo in lungo e in largo. La questione è semplice. Amo i giochi From Software, amo il genere soulslike e amo pure un certo tipo di open world. Ho speso un bel po’ di ore, negli ultimi quindici anni, tra Oblivion, Skyrim, Fallout 3 e 4, The Witcher 3, GTA V, i due Red Dead Redemption, Zelda Breath of the Wild e anche svariati open world Ubisoft (e similari). Nella beta di Elden Ring, come dicevo, ho sentito molto quel gusto della saga The Elder Scrolls, specialmente per quanto riguarda la possibilità di imbattersi nell’ingresso di una grotta, che poi si scopre condurre a un dungeon, mentre si esplora un angolo qualsiasi della mappa di gioco. È un tipo di sensazione che adoro. Sei lì che segui la costa, in groppa alla tua cavalcatura, e vedi un’apertura nella roccia. Ti avvicini e scopri che da lì puoi addentrarti in un cunicolo che conduce a un sotterraneo.
Godi quando scopri un luogo di grazia (i “falò” di Elden Ring) a cui riposare, perché quello è il segno del fatto che più avanti ci sarà qualcosa di interessante. E infatti c’è. E può essere un dungeon più o meno articolato. Quelli che ho trovato nella beta erano piuttosto semplici, ma non è escluso che nel gioco completo ci siano labirinti molto più sostanziosi e gustosi. È quello che spero, ovviamente, ma è anche quello che mi aspetto, in tutta sincerità. Come ho già detto, alcuni dei dungeon che ho giocato nella beta mi hanno ricordato quelli di Bloodborne, anche se molto più piccoli. E anche quello è stato molto emozionante. In particolare, mi sono proprio eccitato quando, nel tentativo di aprire una porta, ho letto l’indicazione “chiusa da un marchingegno”, che mi ha esattamente ricordato le meccaniche tipiche dei Chalice Dungeon.
E in generale l’open world di Elden Ring mi è sembrato denso e ricco di cose da scoprire, fare, raccogliere, ottenere. Giocando come in Dark Souls. Però in un mondo aperto. Pieno di roba. Il potenziale, care amiche e cari amici, è davvero incredibile. Il gioco potrebbe essere il più vasto, in termini di contenuti principali e secondari, di tutta la produzione From Software. Ma soprattutto potrebbe essere quello in cui avremo modo di spendere più ore, anche solo per vedere tutto quello che c’è. E il fatto è che un potenziale di questo tipo io non credo di volerlo barattare con una rivoluzione. Io ho assolutamente ancora voglia di giocare un altro soulslike fatto da From Software e diretto da Miyazaki (che ci sia anche la mano di George R. R. Martin nell’ideazione dell’ambientazione e della sua mitologia, lo ammetto, è molto meno rilevante per me). E ho assolutamente voglia di un open world pieno di roba da scoprire. Anche se non ci troverò niente di davvero rivoluzionario. Perché alla fin fine Elden Ring è esattamente la non rivoluzione che non vedo l’ora di vivere.