EA Sports FC 24 non è un videogioco perfetto. Non è la vetta insormontabile che i giocatori speravano (e sperano ogni anno), non è la summa definitiva dei videogiochi di calcio degli ultimi 30 anni, e a dirla tutta non è neppure il miglior prodotto della divisione sportiva di Electronic Arts. Ma la domanda vera è un’altra: c’era davvero bisogno che FC 24, primo di una nuova e probabilmente lunga tradizione calcistica per l’azienda americana (sempre che poi Disney non faccia cambiare i piani), fosse inattaccabile? La risposta è un semplice quanto significativo no.
Da quando EA e la FIFA si sono separati, sono subito nati dubbi da parte della community e degli addetti ai lavori intorno alla prosecuzione del franchise del publisher americano, che quest’anno ha definitivamente inaugurato il nuovo corso con EA Sports FC. Al di là di un nome non proprio brillantissimo, e un logo indeciso che talvolta è lineare, talvolta è triangolare, i primi dati di vendita hanno nuovamente dato ragione all’azienda, che cambiando il meno possibile non ha solo salvato la faccia (e il conto in banca) ma ha anche fatto capire agli utenti, anche ai meno informati, che il videogioco perfetto per gli appassionati di calcio è uscito anche quest’anno. Perfetto per loro, appunto, perché in realtà ci sarebbe molto da sistemare. Ma EA, in effetti, non ne ha bisogno.
Tradizione e conservazione
Come abbiamo raccontato nella nostra recensione, le effettive novità di EA Sports FC 24 si possono contare sulle dita di una mano. Al netto di una modalità, Club, che eredita Pro Club e introduce qualche feature interessante, ci sono altre modalità come Volta e Carriera nelle quali le novità sono veramente infinitesimali. Non possiamo neppure dire che il grande cambiamento sia avvenuto con Ultimate Team: vero, è stato modificato il sistema di gestione dell’affiatamento della rosa e sono state introdotte le giocatrici femminili (con ranking assurdi, ma li possiamo accettare), ma al netto di ciò le fondamenta del gioco sono invariate.
Il gameplay, allo stesso modo, è stato leggermente modificato con l’introduzione degli Stili e la gestione della fase difensiva, ora molto complessa, ma ancora una volta siamo sempre dalle parti di un prodotto che non ha nulla per guardare dall’alto i suoi predecessori, anzi. Chi sperava in un cambiamento radicale è rimasto (ovviamente) deluso: Electronic Arts ha puntato su tradizione e conservazione, mantenendo una sana formula che garantisce ogni anno un quantitativo immenso di copie vendute e, soprattutto, chissà quanto denaro sonante dalla modalità Ultimate Team.
Ma del resto in casa EA, dove non tutti sono folli quanto chi ha pensato che Anthem potesse essere una buona idea, sapevano benissimo che andare a modificare un gameplay rodato e apprezzato in ogni parte del globo, chi più chi meno, sarebbe stata una follia. A che pro cambiare qualcosa che già funziona? La fisica del pallone, come abbiamo raccontato, resta un problema serio per la fluidità dell’azione, e persiste un’ossessiva ricerca della spettacolarità che porta le partite a terminare con punteggi tennistici. Ma di fronte a queste vendite, non si può che dire: brava EA. Ha saputo dare al pubblico, ancora una volta, quello che il pubblico voleva.
Concorrenza? Chi? Cosa?
Nell’aggregato di considerazioni da effettuare, poi, c’è un elemento impossibile da elidere dall’equazione: la concorrenza totalmente inesistente. Nel 2019 Konami fece un timido tentativo per riabilitare il nome di Pro Evolution Soccer, storica serie che nell’era PS1 e PS2, quando era anche conosciuta con il nome di Winning Eleven, rappresentava l’espressione massima del videogioco di calcio. Con eFootball PES 2020, il publisher nipponico sembrava finalmente essere sulla buona strada: restavano alcuni difetti come retaggio degli antichi problemi della serie, la quale ormai si trascinava dietro una non particolarmente altisonante nomea da quel fallimentare PES 2010 che di fatto consegnò lo scettro nelle mani di Electronic Arts. Messa da parte l’edizione successiva, volutamente venduta a prezzo budget per costruire un progetto più ambizioso, nel 2021 Konami lanciò eFootball, la risposta free to play a FIFA.
Come andò a finire? Un disastro epocale. Non tanto per le casse societarie (il gioco è sempre stato pensato come F2P, e mirava ovviamente a generare entrate nel lungo periodo), quanto per la credibilità del marchio appena rinnovato con un nome tutto nuovo, le partnership strette con alcune importanti squadre, e soprattutto per i giocatori, che si ritrovarono di fronte a un prodotto dal gameplay macchinoso e problematico, per non parlare dell’impianto grafico di una generazione fa.
Oggi eFootball è migliorato (ma non troppo), e l’edizione 2024, da poco pubblicata da Konami, ha aggiornato le rose, modificato alcuni elementi del gameplay e così via. Gameplay che, però, risulta essere ancora impreciso e molto distante dalla qualità che dovrebbe avere. Come se non bastasse, a due anni dalla sua uscita manca ancora il Campionato Master, del quale si sono completamente perse le tracce insieme al reparto marketing del titolo.
Il nocciolo della questione è dunque abbastanza semplice: per quale motivo EA avrebbe dovuto osare una rivoluzione epocale con FC 24, se la poca concorrenza che ha si annienta da sola da anni? Per fare un parallelo, EA si trova nello stesso momento storico che Activision ha affrontato con Call of Duty tra il 2015 e il 2017, periodo nel quale ha cercato un’inutile rivoluzione nel gameplay prima di tornare sui suoi passi, complice anche la debolezza del brand di Battlefield e il mancato successo di Titanfall. E proprio EA, publisher dei due franchise appena citati, ha scelto la via più facile per proseguire l’ehi fu FIFA.
La verità è che oggi il gigante americano non ha alcuna intenzione, né bisogno, di cambiare le fondamenta di FC 24, proprio perché i giocatori non hanno alcun interesse a cambiare lato e tentare nuove strade. Banalmente perché non esistono altri lati. La serie eFootball ha davanti a sé un cammino ancora lungo e tortuoso per diventare un prodotto completo, mentre UFL e Goals, ambiziosi progetti che si sono allontanati da tempo dalle scene, non offrono ancora alcuna garanzia tangibile per insidiare la serie EA. In tutto questo, forse l’unico competitor davvero serio potrebbe essere FIFA 25. Gianni Infantino, presidente della federazione mondiale del calcio, ha fatto grandi proclami sull’enorme qualità di questo futuro titolo, che attualmente non ha ancora uno sviluppatore – perlomeno ufficiale, ecco. Sarà 2K? Forse. Probabile. Ma davvero 2K in un paio d’anni riuscirà a raggiungere e superare l’esperienza trentennale di EA Sports? Qualche dubbio c’è…