Modern Warfare sta per tornare: basterebbe questa frase per riassumere completamente il pensiero su ciò che abbiamo visto allo stand di Call of Duty all’interno dell’E3 2019. Questa affermazione ha una doppia valenza: la prima è letterale, Call of Duty: Modern Warfare è il nome del gioco che uscirà nei negozi il prossimo 25 ottobre, non è un seguito diretto del terzo capitolo, non ha un numero nel titolo, è semplicemente un reset di quella che è una delle saghe più amate fra i Call of Duty che si sono susseguiti negli anni. L’altro significato è simbolico: prima di intraprendere lo sviluppo del gioco il team di Infinity Ward prima di iniziare lo sviluppo si è messo in contatto con la community di amanti di Call of Duty per capire cosa i giocatori volessero e da ci hanno capito che quello che tutti chiedevano a gran voce era un gioco che tornasse al realismo dei vecchi Modern Warfare. Del gioco ancora sappiamo veramente poco, Activision ha annunciato ufficialmente l’uscita di Modern Warfare con un semplice trailer prima dell’inizio dell’E3, ma i dettagli del progetto sono al momento tenuti segreti e le notizie elargite con il contagocce. Durante la fiera abbiamo assistito ad un filmato a porte chiuse che ci ha fornito delle informazioni aggiuntive sulla modalità single player, che fa il suo ritorno dopo un Black Ops IIII che l’aveva abbandonata in favore del multigiocatore: per questo motivo in questo articolo non parleremo del multiplayer e delle sue modalità.
Modern Warfare include già nel titolo quella che è la sua vocazione, ovvero un gioco che vuole rappresentare e parlare della guerra moderna, non plateale e davanti agli occhi di tutti come la seconda guerra mondiale di World War II, ma silenziosa, combattuta con il favore dell’oscurità e che ha nemici che non sono facilmente definibili dal colore di una divisa, che si infiltrano fra i civili rendendosi difficili da individuare, sia che si tratti di combattenti sul fronte Medio Orientale sia che si stia parlando di terroristi residenti nelle grandi città europee, come la Londra mostrata nel filmato a porte chiuse. Quella di Modern Warfare è una guerra moderna anche nei modi in cui viene combattuta, nelle strategie, nelle armi utilizzate e naturalmente anche nell’approccio “boots on the ground” del gameplay, abbandonando quindi i salti e gli svolazzi con il Jetpack che avevano contraddistinto gli episodi futuristici della saga di Call of Duty. Il video si incentrava su una missione di cattura di alcuni terroristi integralisti islamici responsabili di un attacco nel centro della città di Londra e vedeva protagoniste le forze speciali britanniche intente a circondare una casa a più piani. La missione di infiltrazione è stata effettuata di notte, con armi silenziate e visori notturni, utilizzando tattiche e strategie veramente adottate dalle forze speciali quali CIA, SAS e US Navy Seal: è notizia di questi giorni (ed è stato ribadito anche durante la presentazione alla stampa) che Infinity Ward si sia avvalsa sulla consulenza e sulle testimonianze di veterani provenienti da questi reparti speciali per poter costruire delle scene di guerra o di guerriglia urbana che fossero quanto più fedeli possibile alla realtà. L’incursione mi ha colpito particolarmente per l’interazione con l’interazione e per la reazione dell’IA alle nostre azioni ed interazioni: sebbene l’intera sequenza presentasse palesemente un pesante scripting delle scene e sia quantomeno necessario capire quanta libertà sia stata lasciata al giocatore, abbiamo visto il protagonista sparare attraverso i muri di cartongesso per uccidere un terrorista che vi si nascondeva dietro ed aspettava che ci avvicinassimo per colpirci, distruggere l’unica fonte di luce all’interno della stanza, indossare il visore ed eliminare i tre bersagli ormai incapaci di colpirci a causa dell’oscurità. Modern Warfare è però qualcosa di più di un videogioco sulla guerra ai giorni nostri: Infinity Ward non ha creato un gioco che inneggia alla guerra, anzi l’obiettivo che il team vuole raggiungere con questa campagna single player è di demonizzarla, mettendoci di fronte a scelte morali capaci di metterci a disagio ogni volta che saremo costretti a premere il grilletto anche quando non vorremmo: del resto realizzare qualcosa di controverso capace di shockare lo spettatore è il modo migliore per veicolare un certo tipo di messaggio e la stessa serie di Call Of Duty ha già adottato questo stratagemma come nell’ormai celeberrima missione “No Russian” di Modern Warfare 2: c’è da chiedersi se il team californiano avrà il coraggio a sua volta di affrontare la scelta morale di dipingere gli eserciti americani ed inglesi come complici della situazione creatasi e non come eroi assoluti difensori della pace tipici della stucchevole retorica americana. Poco abbiamo da dire sul comparto tecnico: le cinematiche e le scene di gameplay che abbiamo visto erano convincenti da un punto di vista della resa visiva ed il capture proveniva non dalla versione PC ma da quella PlayStation 4 Pro: ci riserviamo comunque il beneficio del dubbio e rimandiamo ulteriori approfondimenti tecnici all’uscita del gioco completo che, come detto in precedenza, è prevista per il 25 Ottobre.