Dopo uno sviluppo a dir poco travagliato, Dying Light 2: Stay Human è finalmente arrivato. Numerosi rinvii e cambi di programma hanno rallentato la gestazione del titolo di Techland ma siamo finalmente arrivati a Villeador in un mondo ormai sull’orlo della distruzione. I segni di uno sviluppo difficoltoso restano e sono evidenti in quello che può essere un titolo dall’enorme potenziale, scopriamo insieme di che pasta è fatto Dying Light 2: Stay Human.
Un pellegrinaggio mortale
Sono passati ben sette anni da quando il primo Dying Light ha visto la luce, un titolo allora leggermente sottovalutato ma dall’enorme potenziale. Erede spirituale di Dead Island e nuovo faro per quanto riguarda l’esperienza cooperativa, il titolo di Techland ha introdotto in un genere ormai morente una componente Open-World ed elementi da RPG capaci di ristrutturare l’intera esperienza di gioco, elevando il titolo grazie anche ad un’esplorazione verticale molto soddisfacente. Dying Light 2: Stay Human porta dunque sulle spalle un fardello non proprio leggerissimo e lo sviluppatore non ha mancato di indorare una pillola forse troppo amara nella realtà dei fatti, alzando una cortina di fumo e cercando di nascondere i problemi che hanno afflitto il titolo sin dalle prime fasi del suo sviluppo, compresa la dipartita di Avellone nonostante il suo marginale contributo all’opera. Durante il corso degli anni abbiamo visto Dying Light 2 in diverse forme e abbiamo notato come ogni volta, durante ogni presentazione, il titolo sembrava quasi distrutto e ricostruito, concept dopo concept fino ad arrivare all’inevitabile conclusione: Dying Light 2: Stay Human arriva sul mercato perché così è stato promesso. In tempi più bui, o magari sotto publisher meno accondiscendenti, il progetto sarebbe stato cancellato e messo da parte in attesa di momenti migliori ma la macchina del marketing aveva già cominciato a muoversi, motivo per cui, Dying Light 2: Stay Human “s’ha da fare”.
Prima di addentrarci nei meandri più oscuri del titolo di Techland, abbiamo ritenuto opportuno fare questa giusta premessa, abbiamo infatti scelto di analizzare Dying Light 2: Stay Human sotto una lente diversa dal classico Blockbuster, non tanto per togliere le castagne dal fuoto ad un progetto che in altri tempi sarebbe stato bastonato più duramente ma perché, analizzando bene ciò che Techland ha da offrirci, ci siamo genuinamente divertiti anche al netto di problemi gravi.
Welcome to Villeador
Dying Light 2: Stay Human ci mette nei panni di Aiden in un mondo lontano 15 anni dalle vicende di Harran e di Kyle Crane. Aiden è un pellegrino, ovvero uno di quei tanti sfortunati che non sono riusciti a trovare riparo tra le mura “sicure” di una città durante l’esplosione dell’epidemia e che sono stati costretti a vivere all’aperto affrontando difficoltà inimmaginabili. L’incipit di Dying Light 2: Stay Human è molto semplice, Aiden arriva a Villeador per cercare sua sorella Mia, scomparsa da ormai 15 anni e si ritrova in mezzo al fuoco incrociato di diverse fazioni in una città ormai collassata. Se il primo capitolo di Dying Light mostrava ancora un tessuto sociale più o meno decadente, Dying Light 2: Stay Human, con i suoi 15 anni di distanza dal primo capitolo, ci mostra un mondo completamente stravolto dall’apocalisse dove il più piccolo sbaglio può portare alla morte certa. Così ci avventuriamo a Villeador carichi di speranza e, in maniera piuttosto rocambolesca, ci scontriamo con le varie fazioni che la popolano. In questo primo punto emerge uno degli elementi che avrebbero dovuto rendere Dying Light 2: Stay Human un degno successore al primo capitolo. Durante le varie presentazioni, il peso delle scelte all’interno dell’economia di gioco è stato evidenziato più e più volte dagli sviluppatori. Ebbene, le scelte in Dying Light 2: Stay Human non sembrano mai avere un peso veramente importante, ci ritroveremo infatti a dover scegliere sempre più spesso tra Pacificatori e Sopravvissuti, ovvero le due fazioni che controllano Villeador, ma il peso di queste scelte sarà sempre più marginale. Il problema riguardante le scelte e la loro importanza all’interno dell’economia di Dying Light 2: Stay Human non è altro che la punta di un iceberg più profondo e che va a coinvolgere l’intera struttura narrativa del titolo. Dying Light 2: Stay Human soffre da un punto di vista narrativo, i dialoghi, le attività secondarie ed i personaggi che popolano Villeador non riescono mai ad affermarsi sullo schermo. Stiamo parlando di problematiche legate proprio alla qualità dei dialoghi ed al modo in cui vengono spesi. Poco coinvolgenti e spesso pesanti, noiosi da ascoltare, in Dying Light 2: Stay Human i dialoghi rappresentano un peso capace di trascinare giù elementi anche buoni come quelli che vedremo più avanti.
Parkour!
Se Dying Light 2: Stay Human non riesce a proporci una struttura narrativa soddisfacente, innescando un meccanismo a fazioni a nostro parere forzato e poco approfondito, dall’altra abbiamo gli elementi di gioco che hanno reso il primo capitolo uno dei titoli più giocati degli ultimi anni. Il mix di Parkour, combattimento e zombie ha reso Dying Light uno standard per i titoli a stampo cooperativo, introducendo un dinamismo ed una verticalità mai vista prima. Dying Light 2: Stay Human non delude da questo punto di vista e va ad evolvere tutti quegli elementi che hanno reso memorabile il primo capitolo. Da meccaniche RPG legate ai vari alberi abilità fino ai potenziamenti delle armi ed all’equipaggiamento, Dying Light 2: Stay Human riesce a proporre un ventaglio di opportunità molto interessante ed una crescita del personaggio che riesce a trasmettere quella sensazione di pericolo durante le prime fasi e la consapevolezza di essere via via più potenti durante le fasi più avanzate. I nostri primi passi in Dying Light 2: Stay Human saranno caratterizzati infatti da una prudenza dovuta a parametri vitali e di stamina relativamente bassi, non potremo effettuare le scalate o le fughe acrobatiche in maniera spettacolare ma dovremo potenziare il nostro personaggio per poterci muovere con più sicurezza tra le insidiose strade di Villeador. Un sistema di leveling molto simile a quanto già visto in The Elder Scrolls va a regolare la crescita delle nostre abilità in combattimento e di parkour: più si combatte e più punti avremo da spendere nell’albero abilità del combattimento, sbloccando nuove mosse e nuove abilità e la stessa cosa vale per il parkour. Durante il corso del gioco passeremo dunque dal menare fendenti a destra ed a sinistra, magari con qualche piccolo e timido salto da un tetto all’altro all’essere vere e proprie macchine da guerra capaci di scalare un palazzo in men che non si dica e sfoggiando le più brutali tecniche di combattimento. Dying Light 2: Stay Human in questo frangente è piacevolmente esagerato e non si prende troppo sul serio, mitigando una componente survival molto ben bilanciata tra fasi diurne e notturne. A latere troveremo invece dei punti da spendere per incrementare la vita massima e la stamina, questi punti sono più difficili da ottenere e vanno spesi saggiamente poiché per sbloccare alcune abilità sarà necessario avere abbastanza punti vita o stamina per potervi accedere.
È tempo di combattere
Il tempo gioca un ruolo fondamentale in Dying Light 2: Stay Human e, proprio come nel primo capitolo, dovremo scegliere con cautela in quali ore del giorno o della notte farci trovare in giro. A differenza del primo capitolo, Dying Light 2: Stay Human riesce a bilanciare in maniera molto più cadenzata le fasi diurne e notturne. Nel primo capitolo, uscire durante la notte era puro suicidio mentre in Dying Light 2: Stay Human esiste un delicato equilibrio tra il giorno e la notte che permette ai giocatori di assaporare entrambi i momenti sin dall’inizio. Se di giorno le strade sono percorribili nonostante qualche zombie più coraggioso continui ad avventurarsi tra i vicoli di Villeador, entrare negli edifici è caldamente sconsigliato. Gli edifici in Dying Light 2: Stay Human sono pieni zeppi di zombie durante il giorno, i mostri restano in attesa che il sole cali per poter uscire in strada rendendo così i luoghi chiusi un ottimo riparo durante le ore di luce. Durante la notte gli edifici si svuotano ed i morti si riversano sulle strade rendendo dunque più accessibili quei luoghi infestati durante il giorno. Questo delicato equilibrio ci permette di esplorare due mondi completamente diversi tra loro e Dying Light 2: Stay Human ci propone diverse attività che vanno necessariamente svolte durante le diverse fasi della giornata. Il sistema di combattimento in Dying Light 2: Stay Human ha diverse sfaccettature, dagli scontri ravvicinati con armi di diverso calibro e tipo fino a qualche raro contatto a distanza con archi e balestre. L’esagerazione accennata in precedenza si ripresenta dunque anche durante i combattimenti. Da effetti elementari come fuoco, elettricità e veleno fino ai potenziamenti più rari Dying Light 2: Stay Human riesce a divertire nella sua esagerata esasperazione. Tra varie meccaniche di combattimento, soprattutto quando si tratta di combattere umani e non zombie, Dying Light 2: Stay Human cerca di imbastire qualcosa di più raffinato ma si finirà sempre per menar fendenti come se non ci fosse un domani. L’impatto dei colpi non riesce tuttavia a soddisfarci completamente, l’impressione è sempre quella di non colpire con abbastanza forza gli avversari e la barra della stamina durante i combattimenti più feroci sarà inevitabilmente la nostra rovina. Dying Light 2: Stay Human resta comunque un titolo caotico da questo punto di vista, non possiamo aspettarci la precisione di sistema di combattimento raffinato ma si sarebbe potuto fare di più sotto questo punto di vista. Ad accompagnare il vasto arsenale di strumenti di morte presentato in Dying Light 2: Stay Human troveremo inoltre diversi accessori, molti di essi pensati al controllo delle masse altri invece si riveleranno dei veri e propri game changer come il rampino. Il sistema di crafting, in maniera molto simile a quanto già visto con il primo capitolo, ci permetterà inoltre di creare potenziamenti, cure e modifiche per le nostre armi che diventeranno via via più potenti grazie ai vari mastri artigiani sparsi per la mappa che ci venderanno i progetti più avanzati. Insomma, quando si tratta di prendere in mano un tubo rivestito dal filo spinato elettrificato, Dying Light 2: Stay Human riesce a dare le sue soddisfazioni sebbene l’intero titolo avrebbe avuto bisogno di una pulizia più approfondita.
Come foglie al vento
Il vero tallone d’Achille dell’intera produzione resta tuttavia il comparto tecnico. Abbiamo testato Dying Light 2: Stay Human su un PC di fascia alta e siamo riusciti ad ottenere prestazioni accettabili giocando con l’ottima implementazione del DLSS che, pur impostato su Qualità, è riuscito a farci mantenere gli FPS tra gli 80 ed i 90 nella maggior parte delle situazioni ad una risoluzione di 1440p. Dying Light 2: Stay Human è un titolo estremamente pesante e spesso in maniera ingiustificata nonostante l’impressionante implementazione di un Ray-Tracing capace di far rinascere l’intera gestione delle luci in qualcosa di veramente meraviglioso. Parlando di textures e poligoni, tuttavia, Dying Light 2: Stay Human ha diverse pecche e mostra la sua natura cross/old gen in più di un’occasione. Nonostante le prestazioni accettabili restano comunque frequenti cali di frame, episodi di freezing e stuttering davvero fastidiosi da digerire. Diverse problematiche affliggono anche la stabilità non soltanto grafica ma anche tecnica soprattutto per quanto riguarda la modalità cooperativa, cuore pulsante dell’intera esperienza di gioco. A questo bisogna aggiungere la presenza di numerosissimi glitch grafici e non che da un lato strappano un sorriso ma dall’altro rovinano inevitabilmente l’esperienza di gioco. Techland sta già lavorando su questo aspetto e sono stati rilasciati alcuni aggiornamenti; tuttavia, siamo molto lontani da un’esperienza di gioco veramente ottimale sia da un punto di vista grafico che tecnico. Per quanto riguarda il taglio artistico, Villeador è una città splendida capace di offrire scorci molto interessanti, coadiuvati da una gestione delle luci attraverso il Ray-Traing che rappresentano ad oggi una delle migliori implementazioni della tecnologia di casa Nvidia presenti sul mercato. Dying Light 2: Stay Human offre, a valle di una campagna della durata di circa 25 ore, una mole impressionante di attività secondarie non sempre divertentissime ma comunque molto varie e che riescono in alcuni casi ad intrecciarsi molto bene con la trama principale. Per i completisti la durata del titolo può dunque lievitare fino alle 80 ore, comunque lontane dalle famose 500 ore che hanno fatto scandalo qualche mese fa.
In conclusione Dying Light 2: Stay Human è un titolo che non riesce ad esprimere completamente il suo potenziale, vittima di un comparto narrativo davvero deludente ed afflitto da una marea di problematiche tecniche probabilmente causate da uno sviluppo incerto e difficoltoso. Quel che c’è di buono è che Dying Light 2: Stay Human riesce comunque a divertire ed a farsi giocare attraverso meccaniche ludiche interessanti, stimolanti ed una modalità cooperativa divertente. Fare a pezzi gli zombie in maniera esagerata non è mai noioso e ci sono davvero tante attività da fare, è davvero un peccato doversi scontrare con dei limiti che, come nel caso della qualità dei dialoghi e della trama in generale, non verranno mai risolti, restiamo invece speranzosi per quanto riguarda il supporto a lungo termine da parte di Techland.
Configurazione di prova:
GPU: Gigabyte RTX 3080
CPU: Intel i9 9900KF
RAM: 16GB DDR4 3200MHz
HDD: Samsung SSD 850 EVO
La recensione in breve
Dying Light 2: Stay Human è un titolo afflitto da gravi problematiche che ne compromettono la completa riuscita. Il titolo di Techland soffre uno sviluppo lungo e travagliato ed è possibile percepire queste difficoltà avventurandosi nella splendida Villeador. La struttura narrativa debole mette in evidenza la scarsa qualità dei dialoghi e della scrittura stessa dei personaggi mentre il comparto tecnico con tutte le sue problematiche legate alla stabilità ed ai glitch che affliggono il titolo rendono Dying Light 2: Stay Human un titolo difficile da digerire. Tuttavia, se riuscite a guardare oltre, troverete un titolo divertente e con una struttura ludica solida ed un sistema di progressione ben concepito, tantissime attività da portare a termine ed una modalità cooperativa che, pur con le sue problematiche, riesce a dare nuova linfa vitale al gioco. Dying Light 2 si può per certi versi considerare la prima delusione del 2022, non perchè non sia un buon titolo ma perchè avrebbe potuto puntare molto, molto più in alto.
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Voto Game-Experience