Abbiamo avuto modo di raccontarvi Dragon’s Dogma 2 più volte durante il percorso di avvicinamento al momento della recensione. L’opera di Itsuno è sicuramente qualcosa di maestoso che però nasconde alcune dinamiche controverse. Quello che sicuramente ci accingiamo a raccontarvi è un titolo divisivo, non per tutti, che propone un livello altissimo di immersione all’interno del mondo di gioco ma che forse in alcuni momenti si specchia fin troppo nelle sue peculiarità, dimenticandosi che nonostante tutto siamo in un videogioco. Con questa premessa ci tuffiamo a capofitto nella nostra recensione di Dragon’s Dogma 2.
Una narrativa peculiare
La storia di Dragon’s Dogma 2 ci mette nei panni dell’Arisen, senza ricordi, senza un contesto e senza speranza visto il brusco risveglio tra le fredde sbarre di una cella. Qui però ci fermiamo, la storia di Dragon’s Dogma 2 va scoperta, assaporata, gustata e non rovinata. Piuttosto parliamo della qualità della trama principale e delle differenze con il peculiare sistema di secondarie. Quello che però dobbiamo dirvi è che il nostro interesse verso la trama principale non è stato costantemente alto. Durante le nostre scorribande nel mondo di gioco, abbiamo subito di versi cali di interesse, in un sali e scendi piuttosto continuo. Niente di troppo impattante, ma comunque degno di nota.
Entrando nel dettaglio del sistema di narrazione e delle differenze tra missioni primarie e secondarie, si scopre come il gioco sia suddiviso in due tronconi. Da una parte abbiamo l’esperienza della trama principale, che sebbene resti fedele al concetto di totale immersione che permea Dragon’s Dogma 2, propone una serie di missioni più classiche nell’approccio con la presenza anche di indicatori delle zone in cui completare gli incarichi. Dall’altra abbiamo il vero elemento che contraddistingue le scelte di design del titolo: le missioni secondarie.
La volontà di Itsuno e del suo team è sempre stata quella di creare un fantasy immersive sim, di conseguenza quello che ci si trova davanti approcciando il complesso sistema di missioni secondarie è proprio una simulazione di vita vissuta all’interno di un contesto fantasy. Il giocatore non ha una guida definita e per attivare, seguire e completare incarichi secondari e compiti riempitivi deve far affidamento su tutto tranne che su indicatori e indizi visivi. Parlare con NPC, osservare indizi in giro, intuire posizioni dai dialoghi, sono tutte azioni che servono per affrontare il complesso comparto missioni secondarie.
Dragon’s Dogma 2 – un fantasy immersive sim
Come già spiegato nel caso della nostra seconda prova in anteprima di Dragon’s Dogma 2, questo sistema libero e soverchiante non è per tutti. Questo approccio non solo si prende i suoi tempi, costringendo il giocatore a rispettare i ritmi di una narrazione non scandita da scorciatoie o exploit, ma impone appunto un approccio simulativo alle missioni. Impossibile utilizzare un approccio arcade, impossibile dunque sfruttare una “giocosità” estrema. Così come nella realtà, il sistema impedisce in queste situazioni di applicare il “modello GTA” andando invece a proporre un impostazione più a la Red Dead Redemption 2.
Se da una parte questo involucro unico di totale libertà, rende il gioco più unico che raro, è innegabile come sia davvero molto limitante per gran parte dei giocatori. Dispersivo, soverchiante, ed elitario. Il gioco diventa di difficile approccio per chi ha ad esempio una disponibilità di tempo molto limitata, così come per chi difficilmente riesce a sfruttare creatività negli approcci o semplicemente non è avvezzo alla dinamicità delle regole fondanti dei mondi fantasy. Sebbene, per chi vi scriva si è trattato dell’esatto contrario, ovvero un perfetto incontro tra gusto personale e caratteristiche di gioco, avremmo comunque preferito una scelta in cui delle guide, o degli indicatori potessero essere attivati e disattivati a piacimento.
Libertà assoluta nel gameplay
Sistemato il discorso missioni e impianto narrativo, ci si trova immersi in un groviglio di gameplay e open world. Dal punto di vista ludico, l’esperienza totalmente libera si traduce nella più ampia possibile versione dell’immagina, puoi. L’esplorazione è assolutamente totale e incredibilmente soddisfacente. Permette di innescare assurde situazioni, impensabili soluzioni e non permette mai immaginare cosa si può trovare davanti ai proprio occhi. Attenzione però, questa totale libertà di situazioni potrebbe anche portarvi a bug importanti. Fate attenzione agli alleati, ai combattimenti e alle situazioni dato che potrebbero succedervi anche spiacevoli imprevisti. Durante la nostra prova abbiamo perso un alleato durante una missione principale, questo personaggio era importante al fine di attivare un elemento nella mappa, averlo perso perchè buggatosi durante un combattimento ha fatto sì che la missione non potesse essere completata, costringendoci a ricaricare il salvataggio.
A supportare questa esplorazione vi è ovviamente l’infrastruttura ludica legata alle classi, al combat system e alle pedine. Se dal punto di vista del combat system, non cambia molto rispetto a quanto già visto con il primo capitolo: la mappatura è la medesima, il sistema di attacchi e colpi peculiari per ogni vocazione anche, il salto e la possibilità di aggrapparsi ai nemici idem. Rimane comunque da sottolineare come anche nel sistema di combattimento di Dragon’s Dogma 2, la simulazione la fa da padrone. Non potrete “giocare” con il target, con la schivata e con trucchi del mestiere, bensì dovrete imparare a posizionarvi nel campo di battaglia in base alla vostra classe, dovrete comprendere le vostre abilità e capire quelli che sono i punti deboli del nemico per riuscire ad essere efficaci. Prendere danni fa parte del gioco, non subirli sarà solo merito della vostra competenza con le dinamiche di gioco.
Gioie e dolori dell’infrastruttura ludica
Intraprendiamo dunque il discorso sulle vocazioni, o classi che dir si voglia. Come già ampiamente specificato nelle prove precedenti, ogni vocazione necessita di un approccio preciso e particolareggiato che obbligherà il giocatore a scoprire i punti di forza della propria classe. Le vocazioni disponibili all’inizio dell’avventura saranno quattro: guerriero, ladro, mago e arciere. Due si sbloccheranno subito dopo: lo stregone e i distruttori. Le ultime quattro, invece, si andranno ad aggiungere mano a mano che proseguirete con l’avventura: si tratta del cavaliere mistico, dell’arcier-mago, dell’eroe leggendario e dell’illusionista.
Sebbene sia possibile cambiare vocazione sempre in maniera molto fluida, il discorso diventa più complesso nell’interlacciarsi con le pedine. Un elemento importante del gioco è infatti la possibilità di essere accompagnato da alcuni aiutanti durante l’avventura. Queste pedine non saliranno di livello (tranne una) e dovrete continuamente congedare le esistenti e assoldarne di nuove. Una scelta importante per essere in linea con il vostro livello, con i nemici e per non avere problemi di performance in combattimento.
Non è tutto oro quel che luccica diceva il detto. Il sistema di pedine ha infatti alcune problematiche, legate per altro ad alcune scelte di design. Dragon’s Dogma 2 è un gioco di ruolo, che sfrutta statistiche (che aumentano da sole con l’avanzamento del livello), un sistema di padronanza della vocazione (che aumenta da solo con l’utilizzo delle abilità di quella determinata vocazione) e ovviamente che propone un sistema di peso dell’inventario.
Luci e ombre
Se le prime due situazioni sono abbastanza auto esplicative, il peso dell’inventario è generalmente invece più articolato. In Dragon’s Dogma 2, la gestione del carico trasportato influenza la velocità di movimento, la stamina consumata e, ovviamente, la fluidità dei colpi. Il problema grosso è la facilità con cui aumenta il peso degli oggetti, anche nei casi di classi con più carico disponibile e/o robustezza elevata.
In queste situazioni, la soluzione migliore è dunque scegliere di distribuire l’inventario con le pedine al fine di evitare rallentamenti e malus vari. Peccato che questo inventario, vada necessariamente recuperato prima di congedare una pedina, altrimenti verrà totalmente perso, se congedata. Una scelta di design particolare visto l’alto tasso di necessità di ricambio delle pedine. Qui però introduciamo il vero problema di Dragon’s Dogma 2: la poca intuitività dei menù e la scarsa comunicazione delle opzioni ludiche. Il gioco Capcom non è intuitivo, sfrutta un sistema simulativo e non spiega determinate situazioni. Questo però non permette la comprensione di elementi che vanno a inficiare dinamiche di interazione critiche. Perdere l’equipaggiamento per una gestione approssimativa del sistema pedine, non può e non deve essere giustificata come scelta di design: è un problema di non poco conto, sul quale non possiamo soprassedere.
Allo stesso modo, mancano tutta una serie di scelte di qualità della vita importanti come la chiarezza dei menù, le indicazioni su aumento e diminuzione percentuale del peso dell’equipaggiamento, dettagli sugli status alterati approfonditi e, dulcis in fundo, la possibilità di confrontare una scheda contenente i materiali equipaggiati. Tutte scelte che avrebbero reso meno macchinoso un gioco che ,già di suo, non è snello e intuitivo.
Qualità tecnica ed artistica
Dragon’s Dogma 2 è sicuramente una delle esperienze visive più impattanti degli ultimi anni. Non solo per una questione artistica di livello assoluto ma, anche e soprattutto, per un livello tecnico incredibile se rapportato alla mole del gioco. Se da una parte troviamo una effetistica strabiliante, un lavoro sulla peluria eccelso e una folle qualità delle texture dei tessuti e dei metalli, dall’altra troviamo una gestione maestosa della illuminazione e un editor dei personaggi che farà da scuola per tutti i GDR a venire.
La nostra prova è per altro arrivata su PC, dove abbiamo assistito a una dimostrazione monumentale dei muscoli di Dragon’s Dogma 2. 60 fps stabili con ray tracing attivo e qualità impostata su alta. Di livello assoluto anche la colonna sonora, il sound design, il doppiaggio inglese. Di pregevole fattura la localizzazione italiana. Peccato invece per i bug di compenetrazione e ogni tanto anche dell’IA, che hanno contraddistinto il nostro viaggio all’interno del titolo Capcom.
Versione testata: PC
La recensione in breve
Dragon’s Dogma 2 è un viaggio, più che un videogioco. Un lungo e inaspettato percorso attraverso le sfaccettature del fantasy occidentale. Un titolo non per tutti, un’opera che porterà divisione tra i giocatori, data la sua natura così poco comune. Se siete tra quei giocatori che rimangono spaesati davanti alla totale libertà d’azione, sappiate che nel parco giochi ideato da Hideaki Itsuno per voi ci sarà poco spazio. Se invece anche voi non vedete l’ora di immergervi in una realtà fantasy parallela allora sappiate che grandi mostri vi attendono.
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Voto Game-Experince