Mentre il mondo attende l’uscita di Death Stranding 2: On the Beach, Hideo Kojima sorprende ancora una volta con una conferma inaspettata: Death Stranding 3 è già in fase concettuale. Tuttavia, il leggendario game designer ha chiarito di non voler dirigere personalmente un eventuale nuovo capitolo. A 61 anni, con una lista di progetti sempre più ampia, tra cui il misterioso titolo per Xbox, OD, l’atteso Physint per PlayStation ed un film in produzione, Kojima sembra intenzionato a passare il testimone per il futuro del suo universo narrativo.
Come riportato da VGC, l’idea alla base del terzo capitolo ruota attorno al concetto di “Plate Gate”, introdotto in On the Beach: un espediente narrativo che permetterebbe di ambientare futuri sequel in diverse nazioni del mondo, espandendo il mondo di Death Stranding senza vincoli geografici. Kojima ha affermato che, pur non avendo piani per creare infiniti sequel, il concept esiste già e potrebbe essere realizzato da un altro team, se venisse trasmesso correttamente.
Leggiamo quanto affermato da Hideo Kojima su un ipotetico Death Stranding 3:
“Se usassi il concept dei Plate Gate, potrei realizzare un numero infinito di sequel. Io, ovviamente, non ho nessuna intenzione di farlo, ma ho già delle idee per un altro sequel. Ma preciso che non ho intenzione di realizzarlo io stesso, ma se lo passassi a qualcuno, probabilmente potrebbe realizzarlo.
Il percorso che ha portato alla visione attuale di Death Stranding è stato fortemente influenzato dalla pandemia di COVID-19. Kojima ha spiegato come il primo capitolo, uscito poco prima della crisi sanitaria globale, trattasse il tema della connessione come risposta alla crescente divisione sociale e politica del mondo. Dopo la pandemia, ha però iniziato a mettere in discussione quell’ottimismo, osservando come proprio la connessione digitale avesse iniziato a generare nuove forme di isolamento: dal lavoro da remoto alla scuola online, fino all’invasione del concetto di metaverso nelle vite quotidiane.
Queste riflessioni hanno portato alla completa riscrittura del secondo capitolo, il cui sottotitolo — “We should not have connected” — rovescia il messaggio del primo gioco. Kojima ha voluto esplorare gli effetti collaterali dell’iperconnessione, introducendo nel gioco personaggi, elementi visivi e dialoghi che alludono a un mondo dove la comunicazione umana è sempre più impersonale e frammentata. Persino i loghi del franchise riflettono questa evoluzione: se nel primo gioco i fili (le “strands”) salivano dal basso, in Death Stranding 2 scendono dall’alto, come marionette — un chiaro riferimento al controllo e all’alienazione.
Sebbene Death Stranding 3 non sia stato annunciato ufficialmente, il fatto che Kojima abbia già pensato a un concept dimostra che il mondo da lui creato è tutt’altro che chiuso. Tuttavia, con l’età che avanza e nuovi progetti all’orizzonte, il suo coinvolgimento diretto potrebbe limitarsi a un ruolo più creativo e meno operativo. Un passaggio di testimone che potrebbe segnare una nuova fase nella storia di uno dei franchise più visionari della scena videoludica contemporanea.
Segnaliamo infine che Death Stranding 2: On The Beach verrà rilasciato il 26 Giugno 2025 su PS5, con Sony che ha annunciato in queste ore il DualSense in edizione limitata.