In Death Stranding 2: On the Beach, l’autore e game designer Hideo Kojima continua la sua tradizione fatta di camei autoironici e citazioni metanarrative. In una recente intervista a GameSpark, Kojima ha rivelato che tutti i riferimenti a sé stesso presenti nel gioco sono stati inseriti direttamente da lui, poiché lo staff di Kojima Productions avrebbe finto di non capire le sue richieste, rispondendo con un semplice “Huh?” ogni volta che proponeva l’aggiunta di easter egg su di lui.
Come leggiamo su VGC, uno degli esempi più curiosi riguarda una costellazione visibile nel cielo notturno del gioco, modellata proprio sul volto di Kojima. L’autore ha ammesso ridendo che “alcune persone potrebbero trovarlo un po’ inquietante”, ma ha voluto comunque mantenere questo tocco personale e scherzoso, in perfetta linea con il suo stile. Kojima ha anche specificato che si tratta di una scelta consapevole e voluta, nonostante la riluttanza scherzosa (o reale) del team a supportarlo in questo gioco di riflessi narrativi.
I fan di vecchia data riconosceranno il pattern: Kojima ha sempre amato comparire nei suoi titoli. Nel primo Death Stranding, ad esempio, poteva apparire nella stanza privata di Sam coperto di catrame, se si inquadravano i piedi del protagonista. In Metal Gear Solid 5, il giocatore poteva addirittura salvare Kojima in una missione secondaria. Altri cameo dell’autore sono apparsi anche in giochi di altri studi, come in Cyberpunk 2077 o Control, dove compariva come personaggio olografico o con un ruolo minore.
Insomma, le cosiddette “kojimate£ continuano a essere una cifra stilistica ben riconoscibile, e Death Stranding 2: On the Beach non fa eccezione. In un panorama videoludico spesso dominato da formule prevedibili, Kojima conferma ancora una volta la sua identità fuori dagli schemi, anche a costo di sembrare un po’ strano.
Ricordiamo infine che Death Stranding 2: On The Beach sta causando il surriscaldamento ad alcune PS5.