Con Death Stranding 2: On The Beach, Hideo Kojima ha deciso di rilanciare la sua visione artistica in una produzione ambiziosa e tecnicamente eccellente, in arrivo su PlayStation 5 il 25 giugno 2025. Ma quanto dura il gioco? Pare proprio che per completare questo nuovo capitolo della serie saranno necessarie circa 75 ore.
Come leggiamo su Eurogamer, in questa nuova avventura ci ritroviamo undici mesi dopo gli eventi del primo capitolo: Sam Porter Bridges, ormai in pensione, viene richiamato all’azione da Fragile per una missione che lo porterà oltre i confini americani, verso il Messico e successivamente in un’Australia sorprendentemente centrale per l’equilibrio dell’intero pianeta.
Ma tornando alla longevità di Death Stranding 2: On The Beach, la redazione ha affermato che le 30 ore che hanno giocato in anteprima rappresentano circa il 40% della storia, portando di conseguenza il totale a circa 75 ore circa. Invece per raggiungere il 100%, portando di conseguenza a termine anche gran parte delle attività secondarie, saranno necessarie più di 100 ore.
Fatta questa precisazione, la narrazione di On The Beach, pur mantenendo elementi surreali e simbolici, è più snella: le lunghe spiegazioni vengono sostituite da un ritmo narrativo più diretto e supportato dal Corpus, un glossario accessibile in ogni momento per approfondire personaggi, eventi e concetti. Questo consente a Kojima di concentrarsi sull’evoluzione dei personaggi e sulle grandi domande esistenziali che permeano l’intera esperienza: connessione, solitudine, controllo, memoria.
Il gameplay non è solo migliorato: è stato completamente rifinito. Se nel primo gioco si parlava di “walking simulator”, qui la traversata è arricchita da un level design dinamico, dalla varietà dei paesaggi – deserti sabbiosi, giungle rigogliose, catene montuose e zone urbane – e dalle nuove minacce ambientali come alluvioni, tempeste e terremoti. Il mondo reagisce, vive, cambia. Il viaggio di Sam è diventato un puzzle tridimensionale in cui ogni cammino è una strategia da costruire.
Anche il sistema di connessione asincrona con gli altri giocatori è stato ampliato: ora è possibile costruire monorotaie, safe house, rampe acrobatiche e perfino apprezzare l’operato degli NPC portatori. Il tutto si intreccia con un sistema di progressione in stile RPG: abilità stealth, combattive e di resistenza migliorano in base all’uso, così come l’equipaggiamento personalizzabile – zaini, veicoli e armi possono essere modificati a piacimento. Il combattimento, prima opzionale e marginale, ora è centrale, con BT più visibili, boss spettacolari e opzioni tattiche in stile Metal Gear: dall’approccio silenzioso all’attacco diretto, Sam è un operatore a tutto tondo.
La colonna sonora torna a giocare un ruolo fondamentale, con la possibilità di creare playlist personalizzate. Visivamente, il gioco sfiora il fotorealismo: texture della pelle, animazioni, gestione della luce e transizioni tra filmati e gameplay sono da primato. Kojima sfrutta al massimo la potenza della PS5, e lo fa con il gusto registico di un cineasta. Non mancano nemmeno i richiami alla saga Metal Gear, tra riferimenti stilistici e personaggi che sembrano omaggiare Snake e compagnia.
In definitiva, Death Stranding 2: On The Beach è un’opera più accessibile e giocabile rispetto al suo predecessore, ma non rinuncia alla poetica eclettica e provocatoria di Kojima, ponendosi come una riflessione sulle connessioni umane e digitali.