Dead Space Remake è stato uno degli annunci più sorprendenti degli ultimi mesi, annunciato prima di The Callisto Protocol ma non ai Game Awards 2022, una nuova versione di uno dei giochi più amati degli ultimi anni, simbolo della rinascita del scifi horror psicologico, appassionante e che ha reso partecipi innumerevoli giocatori sulle console ed i PC di vecchia generazione. Con l’arrivo di un gameplay in grado di mostrare le potenzialità di questo remake, usiamo questo speciale Game&Watch per ampliare i vostri orizzonti cinematografici e parlarvi di film o serie TV da vedere per entrare nel mood e ingannare l’attesa, ma sopratutto per mostrarvi da quante fonti un simile capolavoro abbia pescato a piene mani, o come sia egli stesso diventato fonte per produrre ulteriori lavori di successo in maniera trasversale, riuscendo a creare un prodotto innovativo, introspettivo e per molti versi, ancora attuale.
1899
Approdata sulla piattaforma streaming il 17 novembre 2022, 1899 ha (come si diceva nell’intro) appunto preso molte cose di Dead Space, in quanto serie tv formata, al momento, da una sola stagione di 8 episodi di circa un’ora l’uno. Gli ideatori della serie sono Jantje Friese e Baran bo Odar, sceneggiatori già molto noti per la serie tv Dark: da questo 1899 è facile ritrovare delle similarità nello stile delle riprese e nell’ambientazione delle vicende con quella della suspance tipica di Dead Space, aldilà del fatto che Isaac si ritrova da solo contro un ambiente ostile mentre i protagonisti qui sono innumerevoli.
Tutti gli elementi di 1899 portano lo spettatore a percepire un clima di sinistro mistero. Il senso di imprevedibilità crea ancora più inquietudine. L’ambientazione sulla intricata nave Kerberos risulta essere lugubre quanto quella della sperduta, solitaria, inquietante Ishimura: dominano spesso colori scuri, mentre sulla Prometeus (altro riferimento ad Alien ed a Event Horizon), persa e poi ritrovata dopo 4 mesi dalla sua scomparsa, l’ambientazione è proprio quella di un film dell’orrore. Si intravedono con il debole bagliore delle torce portate dal capitano dei cadaveri, in una distruzione totale; quelle che sembrano corde strappate pendere dal tetto. Niente è come sembra.
Punto di non ritorno
Punto di non ritorno (Event Horizon, “L’orizzonte degli eventi” in inglese, titolo meno banale e più carismatico) di Paul W. S. Anderson è inevitabile in questa lista per le scelte di narrazione visiva vera e propria e di meccaniche tecniche del gioco, con riferimenti espliciti a scene del film ricostruite all’interno del gioco. Dead Space segue la lezione sul come costruire una storia dell’orrore ambientata fra gli angusti corridoi di una nave spaziale, con molte sorprese e colpi di scena.
Breve sunto del un film invecchiato per i meno appassionati di cinema: la Event Horizon è una nave spaziale che riappase all’improvviso nell’universo dopo aver fatto perdere le sue tracce per anni. Un gruppo di ricercatori ha la cattiva idea di salire e mettere tutto a soqquadro, nel frattempo finendo nelle mani di forze oscure. Visioni di morte, istinti suicidi e altri segni inquietanti iniziano a far sospettare che la nave sia tornata nel nostro mondo dopo aver visitato l’inferno stesso.
Pitch Black
Pitch Black, il primo “vero” episodio delle avventure del bandito Riddick (Vin Diesel), è un action horror serrato, brutale e dai toni dark. Grazie al suo setting interamente ambientato su un pianeta oscuro e ostile, dove il ciclo giorno/notte è estremamente dilatato e creature vagano per nutrirsi di “qualcosa”, e alla presenza costante del Villain che è appunto Riddick, Pitch Black è anche una delle più recenti e perfette incanalazioni del concetto “umani versus mostri”.
Una navicella spaziale si schianta su un pianeta inospitale e deserto. I passeggeri, tra cui il membro dell’equipaggio Carolyne Fry (Radha Mitchell), l’Imam Abu al-Walid (Keith David) e il criminale Richard B. Riddick (Vin Diesel), cercheranno di trovare una via di fuga, lottando contro mortali creature aliene. Classico esempio di sci-fi contaminata da azione adrenalinica e inserti orrorifici, il regista David Twohy utilizza gli stereotipi del genere fantascientifico (l’astronave in avaria, l’ambientazione ostile, i mostri voraci e aggressivi), conditi di sociologia (il variegato gruppo di protagonisti, rappresentanti di classi sociali differenti). Due elementi colpiscono nel segno: il ritmo costante e la figura di Riddick, eroe ambiguo, violento e perversamente autocompiaciuto della propria crudeltà.
La Cosa
La Cosa di John Carpenter non è ambientato nello spazio, ma la lontana base in Antartide che si trasforma in una trappola mortale abbandonata dal mondo è equivalente alla solitudine spaziale vissuta da Isaac sulla Ishimura. La Cosa, come altri film di questa lista, rimane uno dei più riusciti horror scifi di ogni tempo, grazie al mix di generi e implicazioni psicologiche e filosofiche. Intrappolato in mezzo ai ghiacci, il pilota R.J McReady (un giovane Kurt Russell) incarna alla perfezione l’archetipo dell’uomo qualunque che si trova in faccia minacce impossibili da affrontare – se non a suon di lanciafiamme. E’ inevitabile d’altronde notare come i Necromorfi siano pieni di riferimenti espliciti al character design del mostro iconico del film.
Alien
Alien, girato nel 1979 da Ridley Scott, è un capolavoro senza tempo in cui mano registica ferma e autoriale ed effetti speciali di altissimo livello si sposano creando una maestosa cinematografia del terrore tutt’oggi. Alien imposta l’atmosfera, come Dead Space aiuta il giocatore ad immergersi nella narrazione attraverso l’isolamento e la necessità di attraversare luoghi lontani anni luce dalla civiltà, in uno spazio vuoto e terribile che non lascia scampo. Molti dei temi intrinsechi del film di Ridley Scott sono temi a cui si rifà anche Dead Space. La lotta di Isaac è molto simile e non a caso a quella di Ellen Ripley, l’incontro con i necromorfi in qualche modo è una lotta alla sopravvivenza col diverso e l’evoluzione.
Libri e animazione
Lo stesso anno della pubblicazione del gioco viene realizzato un film d’animazione prequel che introduce elementi narrativi che saranno poi recuperati successivamente nel secondo capitolo della serie.
In questo modo, sin dalla sua uscita, Dead Space si afferma come franchise multi-media o per meglio dire, transmediale, trasversale, per cui è possibile arricchire e approfondire la storia avviata dal primo videogioco su media differenti: nei videogiochi con i due spin-off Dead Space Ignition (2010) e Dead Space Extraction (2011); nei prodotti audiovideo, con i due lungometraggi Dead Space – La forza oscura (2008) e Dead Space: Aftermath (2010); in letteratura, grazie a due libri e tre graphic novel tra il 2008 e il 2013 – Dead Space: Martyr, Dead Space: Catalyst e Dead Space Comic, Dead Space: Salvage, Dead Space: Liberation.
Per di più il famoso regista John Carpenter è tornato a parlare della possibilità di un tie-in legato alla serie horror di EA, recentemente. L’argomento è stato discusso durante una chiacchierata con A.V. Club. Il regista, già gamer appassionato, ha risposto con fermezza che sarebbe più che felice di fare un film su Dead Space, che si presta bene nei suoi concetti per proporsi come nuova opera intermediale nelle sale dei cinema. Carpenter aveva già lanciato l’amo nel 2013, durante un’intervista ai microfoni di Game Informer. Già allora, il regista aveva parlato molto positivamente dell’ambientazione del gioco, dato si presterebbe perfettamente per un adattamento cinematografico.
Dead Space Remake, bonus e curiosità
Tra Dead Space (il primo storico titolo) ed il nuovo The Callisto Protocol vi è un solo filo conduttore, ovvero Glen Schofield, Director e producer di Dead Space prima, e oggi CEO di di Striking Distance con The Callisto Protocol. Il nuovo team al lavoro su Dead Space Remake (di cui trovate il gameplay qui ) è invece Motive Studio, già autore per EA di Star Wars Battlefront II e Star Wars Squadrons.
Il nome Dead Space viene dal corrispettivo inglese, che rappresenta il volume di aria ventilata che non partecipa allo scambio di gas – lo spazio morto nei polmoni che sopraggiunge in un arresto cardiaco, che è una causa di decesso tipicamente provocato degli spaventi. Il nome di Isaac Clarke è invece l’unione dei nomi di Isaac Asimov e di Clarke, entrambi famosi scrittori di fantascienza – Asimov viene usualmente considerato il padre assoluto di questo genere.
Inoltre, secondo una bizzarra teoria, l’universo narrativo di Event Horizon e di Dead Space sarebbe condiviso con quello di riferimento di Hellraiser, famosa saga horror di Clive Barker che ospita i cenobiti, esseri sovrannaturali affascinati dal piacere per il dolore ed il sadismo, trasfigurati dalle loro orrende passioni.
L’attesa per Dead Space Remake sembra ancora lunga, nonostante i preordini siano aperti, ma per fortuna destinata a essere ripagata da un gioco che all’apparenza ha tutte le carte in tavola per non far rimpiangere l’originale.
Buona visione!