Da giocatrice disillusa dagli zombie in generale – soprattutto dopo la cocente delusione post Back 4 Blood – sono partita con il minimo di aspettative possibili nei confronti di Dead Island 2, considerato soprattutto il suo sviluppo travagliato che lo ha visto passare da sviluppatore a sviluppatore negli ultimi nove anni. Non sono mai stata così felice nel vedere le mie basse aspettative spazzate via già dalla prima ora di gioco, perché in Deep Silver Dambuster Studios hanno davvero centrato l’obiettivo.
Dead Island 2 è un titolo minuziosamente studiato per riuscire a farci staccare la testa dal mondo reale, staccando teste ed arti in centinaia di modi diversi in-game. Il tutto ambientato in una Hell-A post-apocalittica dalle “vibes” direttamente uscite da un film splatter di prima categoria combinate ad ambientazioni sfarzose, opulente, ma soprattutto decadenti, degne di una Hollywood che nulla può contro un’apocalisse Zombie. Senza indugiare oltremodo, vi lascio alla recensione di Dead Island 2.
Le dinamiche di gameplay
In termini di gameplay Dead Island 2 non si fa mancare davvero nulla. Le dinamiche Hack’n Slash funzionano che è una meraviglia e consentono al giocatore di sperimentare 1000 Modi per Uccidere: ogni oggetto diventa un’arma, man mano sempre più potenziabile grazie ai progetti che riusciamo a scovare nel mondo di gioco. Questi potenziamenti sapranno rendere il gioco meno frustrante ed assolutamente godibile tra uno squartamento e l’altro: sia le modifiche elementali che i potenziamenti garantiscono infatti dei bonus peculiari alle armi che vi consentiranno di salvarvi la pelle in situazioni davvero critiche.
Le armi corpo a corpo riescono a distinguersi in maniera più che positiva dalle armi da fuoco anche grazie al FLESH system ideato da Dambuster Studios: si tratta di un algoritmo che regola autonomamente lo smembramento dei corpi degli zombie in base alle armi utilizzate e dalla direzione dei nostri fendenti. Stiamo parlando di un sistema che ha saputo davvero garantire un realismo – ed un sadismo – nuovo nel genere, che ho avuto modo di apprezzare sempre più nell’arco delle ore di gioco. FLESH System non è solo esteticamente appagante, ma soprattutto utile in maniera particolare nelle boss fight, dove mutilare arti per debilitare il nemico è più che necessario considerata la forza sconsiderata di alcuni zombie “sotto steroidi” che incontreremo lungo la nostra via.
Meno divertenti, seppure ad alto impatto sotto il profilo dei danni, risultano invece le armi da fuoco, poiché giustamente non sono in grado di garantire quell’effetto ultra gore di un machete o una katana, ma soprattutto mostrano saltuariamente delle problematiche a livello di hitbox dei nemici, non sempre precise come ci si aspetterebbe da un titolo così minuziosamente studiato nei minimi dettagli. Le armi risultano comunque utilissime contro determinati boss e mini boss dalla forza incredibile, ma Dead Island 2 rivela tutto il suo potenziale principalmente con le armi bianche: che sia una mazza da baseball o un forcone, il feeling di distruzione e smembramento regalano davvero un’esperienza entusiasmante che di rado ci spingerà ad optare per una pistola o un fucile d’assalto.
La nostra insaziabile sete di sangue infetto zombie non potrebbe risultare altrettanto appagante senza le carte abilità: un sistema di skill e potenziamenti che sapranno rendere i nostri protagonisti delle vere e proprie macchine da guerra. Queste carte si possono sbloccare salendo di livello, completando sfide oppure cercandole con occhio vigile in giro per la città. Con le carte è possibile costruire qualsiasi tipo di build che sia più affine al nostro stile di gioco, che sia esso offensivo, difensivo o basato sulla speciale abilità “Autofagia” dei nostri protagonisti.
Trama e personaggi sopra le righe
Naturalmente nessuno si aspettava che un titolo come Dead Island 2 si proponesse con una storia profonda, atta a spiegarci il senso della vita. Dead Island 2 al massimo spiega il senso della non-vita, oltre a sottolineare quanto l’umanità possa eventualmente rendersi ancora più egoista ed autodistruttiva in una situazione catastrofica come quella che andremo a vivere nei panni del nostro protagonista.
La storia stessa va a discostarsi dal primo capitolo, per far sì che tutti riescano a godersi l’escalation della situazione senza buchi di trama dettati dal primo Dead Island, che viene comunque innestato in maniera naturale tramite uno dei personaggi comprimari, sopravvissuto a quell’isola di sangue, morte e non morti. La storia così riesce a procedere in maniera lineare, fatta eccezione per un paio di colpi di scena che hanno saputo rendere una storia altrimenti canonica legata ad un’apocalisse zombie qualcosa di più intrigante, degna di essere approfondita tramite i vari pezzi di lore che troveremo in giro per Los Angeles.
I nostri antieroi protagonisti di questa storia sono sei: Amy, Jacob, Dani, Ryan, Carla e Bruno. Ognuno di loro affronterà le situazioni in modo diverso grazie alle loro skill di partenza, diverse ed uniche, ma reagirà anche agli eventi in maniera differente: da chi fa del sarcasmo e del black humor la sua caratteristica principale a chi, invece, subisce più pesantemente le conseguenze psicologiche di questa apocalisse. Dopo aver assistito a tutte e sei le introduzioni io ho personalmente optato per Dani come mio alter ego: punk, strafottente ed impavida, non avrei potuto chiedere di meglio.
Attraverso Dani ho affrontato ogni situazione sul filo del rasoio con uno sconsiderato numero di parolacce ed epiteti, conditi da citazioni più o meno pop e quell’insofferenza punk soprattutto nei confronti dei milionari abitanti di Bel Air e le loro ville di lusso. Miglior citazione? “Ah, la palestra: odore di sudore ed insicurezze”. Questa sua caratterizzazione non mi ha mai fatta sentire sola o annoiata nell’arco di tutte le ore di gioco, che sono letteralmente volate in sua compagnia, tra battute dissacranti ed un umorismo decisamente dark, quasi come non stessi effettivamente giocando in solitaria.
Dimensione artistica “da paura”
Dal punto di vista puramente estetico Dead Island 2 è un piacere per gli occhi. Giocandolo su Xbox Series X su un LG Oled C2 l’impressione è di essere stata letteralmente catapultata a Los Angeles. Ho camminato e devastato zombie in tutte le location più iconiche della metropoli californiana: partendo da Bel Air, dove ci si può addentrare nelle ville di attori ed influencer milionari, ognuna di esse arredata e curata nei minimi dettagli, dalle ville in stile spagnoleggiante alle mansion più moderne ed hi-tech, non si riscontrano mai ripetizioni di ambientazioni, ogni casa rispecchia i suoi – defunti e non – abitanti in ogni angolo esplorabile.
Così progredendo, ogni mappa del gioco è l’evidente risultato di un lavoro approfondito e mai superficiale, tecnicamente quasi perfetto e senza mai soffrire di cali di frame improvvisi o sbalzi fastidiosi, anche durante le orde di zombie più numerose, le esplosioni o i terremoti. La versione grafica resta comunque una sola a 60fps fissi, con una risoluzione che varia in base alle situazioni, variazioni che comunque non hanno mai arrecato nessun fastidio nell’ottica della fluidità.
Certo, essendo un titolo cross-gen ha dovuto scendere a compromessi sotto determinati punti di vista, ad esempio il livello dei dettagli degli oggetti e delle strutture in lontananza che vanno man mano sfocandosi o calando di frame, così da consentire al motore grafico di funzionare al massimo delle sue possibilità al centro dell’azione senza mai infastidire il giocatore. Così come i modelli di zombie piuttosto ripetitivi: in base alle zone in cui ci troveremo i modelli di zombie sono bene o male simili tra loro, fatta eccezione per i mini boss.
Vogliamo più sangue!
In conclusione, Dead Island 2 è davvero un’ottima produzione, in grado di garantire ore di divertimento senza troppi pensieri – ebbene sì, abbiamo bisogno anche di questa tipologia di videogame- durante le quali non ci si annoia mai, poiché siamo troppo impegnati a sperimentare nuovi modi di macellare zombie con strumenti ed elementi sempre diversi. Il tutto contornato da una cornice Californiana di prim’ordine, decaduta, ma sempre affascinante e personaggi comprimari per nulla banali (del resto la risposta del pubblico è stata piuttosto evidente dato il record di vendite già al Day-One ). La speranza è che Dead Island 2 abbia settato un nuovo standard per il genere, riportando in auge gli zombie e l’intento dissacrante tipico dei B-Movies Splatter che tanto abbiamo amato negli anni ’70/’80.
La recensione in breve
Dead Island 2 è un titolo che va preso per quello che è: ore di smembramenti folli e divertimento puro. Considerato il fatto che si tratta di un titolo Cross-Gen risulta tecnicamente ben realizzato, piacevole alla vista, dal gameplay diversificato ed intenso. Il tempo vola in compagnia di Dead Island 2, e questo è ciò che conta.
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Voto Game-Experience