Mettere le mani su Cyberpunk 2077 dopo anni di attesa è una sensazione incredibile, un misto tra gioia, ansia e sollievo che difficilmente avevo sperimentato nella mia carriera di videogiocatore. E’ diverso da quando si attende il ritorno di un titolo amato, perché se andrà male hai sempre i vecchi ricordi a sostenerti; qui invece partiamo praticamente da zero, da un’idea e una promessa fatta da qualcuno di cui ti fidi, ma che non sai se porterà a termine il compito, e in che modo. In questo articolo, prima della recensione, vogliamo dirvi semplicemente cosa abbiamo provato avviando il gioco per la prima volta, cosa aspettarsi dal gioco in un ottica meramente ludica, togliendo il focus da qualsiasi tipo di analisi, di cui parleremo successivamente in fase di valutazione. Tutto chiaro? Bene, perchè Night City ci aspetta.
Cyberpunk 2077 è un GDR e su questo non ci piove. Lo si intuisce immediatamente sin dall’inizio con la creazione del personaggio, tramite un editor abbastanza ricco e variegato, anche se non permette di modificare i tratti fisici in maniera totalmente libera come fanno tanti altri titoli simili. E’ vero che qui abbiamo a disposizione molte più opzioni rispetto ai giochi classici, che mettono subito in chiaro quanto il titolo di CDPR sia rivolto ad un pubblico adulto e maturo. La scelta fondamentale però non è tanto quella estetica, quando quella del proprio background. Immediatamente Cyberpunk 2077 ci fa scegliere per prima cosa qual è il nostro background tra Nomade, Streed Kid e Aziendale. Non ho avuto il minimo dubbio e mi sono fiondato su quello Aziendale, in quanto tra le descrizioni che dovrebbero aiutarci nella scelta, era quello più interessante e che nella mia personalissima visione, era in grado di restituirmi il feeling malato e cinico che una società come quella di Night City dovrebbe darmi.
Dopo aver speso una quarantina di minuti per creare la mia V, ero pronto per giocare, senza alcun vincolo di classe. Ho deciso che mi farà strada nell’avventura giocando quello che ritengo più interessante, quello che nelle prime ore di gioco mi colpisce di più. Il risultato per ora, dopo una quarantina di ore passate in gioco, è una sorta di ninja cybertech con la predilezione per i colori fluo, un incubo al neon che molti definirebbero kitsch, ma che io invece trovo estremamente affascinante.
Cyberpunk 2077 inizia esattamente come me lo aspettavo. Duro, violento, malato, estraniante. Dai primi passi fino al tutorial non mi sono mai sentito al sicuro, mai a mio agio, ma non tanto per un concetto di controlli di gioco o altro legato alle meccaniche, quanto piuttosto all’ambientazione, all’interpretazione dei personaggi così verosimile e coinvolgente da essere davvero estraniante. La città è bellissima e malata allo stesso tempo, il quantitativo di gente che passeggia per le strade è spettacolare e tutti sembrano più o meno indaffarati a portare avanti la loro vita. Mai con in questo gioco mi sono sentito come parte integrante di un universo indipendente e allo stesso tempo completamente insignificante, specialmente all’inizio del gioco, quando sei una nullità e devi aver paura anche di attraversare la strada.
Il primo impatto con Night City è sconvolgente, in quanto si viene letteralmente sommersi di cose da fare, di opportunità pronte per essere colte e di pericoli che sembrano sbucare praticamente da ogni dove. Prima di iniziare la quest principale di Cyberpunk 2077 sono passate circa 3 ore, nelle quali non ho fatto altro che girare per la città, accettare qualche incarico random che spuntava in giro per la mappa e dare una mano alla polizia, il tutto senza mai stancarmi, complice anche un sistema di combattimento che integra benissimo il cyberware con le armi classiche. Utilizzare i poteri tecnologici è divertentissimo e mi stupisco ancora ora dopo quaranta ore di come riesca a trovare continuamente usi nuovi ai miei poteri per cercare di far fuori i nemici non visto.
Ci sono anche un paio di cose che mi hanno fatto storcere il naso, come il sistema di guida, davvero imbarazzante e un paio di freeze che mi hanno costretto a riavviare il gioco, ma se si è abituati a salvare ogni 5 secondi come il sottoscritto (come tradizione insegna), si può anche abbozzare. Un vero peccato soprattutto per il sistema di guida perchè andare in giro per Night City è davvero uno spettacolo per gli occhi, ma guidare in quelle condizioni, con un feedback praticamente inesistente e un sistema di collisioni che definire approssimativo è dir poco, è davvero ingestibile.
in vista della recensione di Cyberpunk 2077 che arriverà nelle prossime ore, il gioco di CDPR ha ancora moltissimo da offrire e non vediamo l’ora di scoprirne di più. Non è esente da difetti, sia chiaro, ma siamo di fronte ad un nuovo modo di concepire i gdr. Non credo sia più possibile tornare indietro.