L’industria dei videogiochi è una medaglia a due facce, come sa bene Cliff Bleszinski che è uscito da tempo dal business. Su una faccia c’è il meraviglioso mondo dei videogiochi, un passatempo per molti unico, insostituibile e fonte di infinite ore di divertimento. L’altra faccia, invece, reca i segni d’un industria dura, flagellata da ritmi di lavoro quasi insostenibili, il famoso crunch.
I dipendenti dell’industria sono sottoposti a orari che a lungo termine si riflettono sulla salute, il tutto per rincorrere scadenze sempre più strette. Ne sono esempio il recente caso, portato alla luce da Jason Schreier, relativo allo sviluppo di The Last of Us: Parte 2, o il caso dell’anno scorso di Anthem. Il crunch è un problema vecchio che ha interessato molteplici software house, alcune delle quali hanno cercato di agire in contrasto al problema.
Cliff Bleszinski, celebre per Gears of War e Unreal Tournament, che ha dato i suoi addii al settore senza grossi rimpianti, ha accennato alla durezza dell’industria in risposta a un fan che, senza troppi fronzoli, gli chiedeva tramite Twitter: “torna subito a sviluppare giochi”.
La risposta è arrivata in forma di una breve lista in quattro punti, con i quali Cliff Bleszinski dice: “1: apprezzo che tu sia un fa. 2: ho fatto soldi a sufficienza per avere la libertà di non sviluppare più giochi. 3: Comunque, 25 anni nel business mi hanno quasi ucciso. 4: sono grato per il mio tempo nel business. Non sono dell’idea di tornare. Se mai lo facessi, dovrebbe essere al 100% secondo i miei termini”.
Altri commenti, da parte dei fan, sono seguiti, al che Cliff Bleszinski ha precisato: “Sto dicendo sul serio: pressione sanguigna alta e dolori gravi allo stomaco – stiamo parlando di una roba fot***amente stressante. E non sono l’unico con i problemi di stomaco. Dovreste vedere i bagni delle software house. Stress e cibo spazzatura non sono un buon mix”.
Questa di Cliff Bleszinski non è altro che l’ennesima testimonianza di una realtà che appare restia a cambiare ma che, si spera, possa prima o poi farlo. Dal canto mio, spero ciò accada, cosi che l’ambiente videoludico possa essere vissuto con passione non soltanto dagli utenti, ma anche dagli sviluppatori che rendono possibile tutto ciò.
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