Il successo clamoroso di Clair Obscur: Expedition 33 ha dato vita a diverse leggende, come quella secondo cui il gioco sarebbe stato realizzato da una trentina di persone, o da un gruppo di ex dipendenti Ubisoft in fuga dal colosso francese. Ma la realtà, come spesso accade, è molto più sfumata. A fare chiarezza ci ha pensato direttamente Guillaume Broche, fondatore di Sandfall Interactive e game director del progetto, in un’intervista al Washington Post.
Come riportato da 80LV, Broche ha smentito le voci più diffuse, rivelando che soltanto tre membri dello studio provengono effettivamente da Ubisoft: lui stesso, l’altro fondatore Tom Guillermin, e un terzo sviluppatore non specificato. Questo significa che meno del 10% del team può essere definito “ex Ubisoft”. Inoltre, gran parte della squadra è composta da giovani al primo impiego nel settore, un aspetto che – secondo Broche – ha contribuito positivamente all’identità del gioco, trasmettendo entusiasmo, sincerità e creatività autentica.
A rafforzare ulteriormente questo progetto non convenzionale, c’è stato anche il supporto tecnico di partner esterni come Ebb Software e QLOC. Tuttavia, l’idea che Clair Obscur: Expedition 33 sia frutto dell’esperienza maturata nei corridoi di Ubisoft è, quindi, quantomeno forzata. È più corretto dire che nasce dalla volontà di creare qualcosa di nuovo, lontano dalle dinamiche produttive tipiche dei titoli tripla A.
Il gioco, acclamato da critica e pubblico, ha superato i due milioni di copie vendute in due settimane e potrebbe puntare molto più in alto. Ma ora che i numeri reali sono emersi, anche l’aura da “progetto dei ribelli di Ubisoft” può finalmente lasciare spazio alla realtà: Clair Obscur è il frutto di una visione originale di sviluppatori giovani ed intraprendenti.