L’Italia è un paese vecchio, nel bene e nel male (vero Cangini?) – e per gli amanti dei videogiochi è più la seconda cosa che la prima. Un paese vecchio nel bene, perché ricco di storia e arte che ne fanno una tra le più importanti culle delle civiltà antiche al mondo. Vecchio nel male, invece, quando si pensa alla generale arretratezza riguardante molti aspetti della vita: la tecnologia, le scienze, i progressi sociali e molti altri aspetti del nostro paese pagano spesso il dazio di una popolazione che tendenzialmente diffida di ciò che non capisce finendo con l’alimentare l’ignoranza piuttosto che invogliare l’apprendimento.
E quale passione che accomuna noi tutti è tra i favoriti bersagli di queste cacce alle streghe? Ma i videogiochi, ovviamente!
Il senatore Cangini, al TG1, è arrivato a paragonare i videogiochi e le nuove tecnologie in genere alla dipendenza da cocaina:
Il fatto è accaduto qualche giorno fa, ma la bufera che ha giustamente scatenato è ben lungi dal volersi placare. Non solo a questa cosa hanno reagito con sdegno i molti gamer che popolano il nostro Bel Paese, ma anche esperti e psicologi, decisamente più ferrati su certi temi del senatore Gangini, hanno deciso di compilare e spedire al politico una lettera aperta sulla questione.
La lettera, firmata dalla psicoterapeuta Viola Nicolucci, dal giornalista Mario Petillo e dal professore Francesco Toniolo si apre facendo un veloce riepilogo dell’accaduto: “In data 12 aprile 2022, il senatore andrea Cangini, componente della Commissione Istruzione al Senato, è intervenuto allo Speciale TG1 per presentare il suo ultimo libro: ‘Coca Web: Una generazione da salvare’, e racconta di aver mosso proposte di legge al fine di governare il web. Il senatore ha raccolto interventi di psicologi, neurologi, pedagogisti, grafologi che hanno studiato l’impatto sui giovani del web”.
“Tutte le forme del disagio giovanile vengono ricondotte all’uso di nuove tecnologie: smartphone, social media e videogiochi. Il discorso comincia dal web, ma in trasmissione e via social Cangini parla in larghissima misura di videogiochi, ripetendo che ‘l’uso non può che degenerare in abuso'” affermazione che io, da ignorante in tema, mi sento di definire ridicola, perché tecnicamente l’uso di ogni cosa può portare all’abuso. Ed ecco infatti che la lettera finisce con il riassunto ed esprime opinioni contrarie a quelle espresse dal nostro senatore Cangini.
“Si rischia di cadere nel panico morale, quel fenomeno per cui la società percepisce un evento inedito (qui la diffusione di internet e dei videogiochi) come una minaccia prima che ce ne siano le evidenze. I media fomentano l’ansia del pubblico, descrivendo il fenomeno attraverso semplificazioni che talvolta sfociano nella banalizzazione e portano all’amplificazione. Spesso in questo ciclo intervengono figure appartenenti alle autorità, che sposano l’opinione pubblica per conquistarne il consenso. Il panico finisce così per stigmatizzare i videogiochi e presentare i giovani descritti come vittime passive, dipendenti e incapaci di autodeterminarsi.”
“In passato ad esempio sono stati oggetto di panico morale la musica rock e i giochi di ruolo e oggi è il turno delle nuove tecnologie con i social media e i videogiochi. Il panico nasce da una disconnessione tra generazioni, dove chi è nato prima definisce le proprie esperienze come misura del bene e del male.”
Si arriva a trattare dunque anche l’annoso tema della dopamina, generalmente dipinta dai media come la fonte di ogni male derivante dall’intrattenimento, su tutti i videogiochi: “Quando si parla di nuove tecnologie non può mancare un riferimento alla tanto discussa quanto fraintesa dopamina, un neurotrasmettitore, cioè una sostanza che trasmette informazioni nel cervello. La dopamina viene associata al consumo di droga, mentre un suo aumento si manifesta anche in seguito ad alimentazione, sport, sesso, lettura, apprendimento, meditazione e videogiochi. I circuiti della dopamina durante il gaming si attivano quando il giocatore attende di vedere l’effetto delle sue azioni di gioco: se le sue aspettative vengono confermate, i circuiti della gratificazione che servono a consolidare l’apprendimento si attivano.”
“Il problema non è il rilascio di dopamina nel cervello, ma la quantità rilasciata. Uno studio di Koepp e colleghi (1998) rivela che giocare ai videogiochi aumenta i livelli di dopamina nel cervello del 100%, ma la differenza tra il gaming e una droga come le metanfetamine è che queste aumentano il livello di dopamina del 1000%.”
Non manca infine un accenno al gaming problematico che, non dobbiamo dimenticarlo, è un vero disturbo ed è veramente dannoso – non si commetta l’errore opposto a chi vede i videogiochi come male puro, ovvero l’errore di credere che dai videogiochi non possa venire alcun male, tuttavia è errato condannare un intero settore per chi soffre simili disturbi; sarebbe come togliere il vino a tutti perché in pochi non sanno controllarsi nel bere. La lettera si chiuse invitando il senatore Cangini a riconsiderare la sua posizione, al fine di “aprire un dibattito che gli possa permettere di confrontarsi con professionisti – specializzati nel settore – che siano in possesso di altri dati, per integrare la sua ricerca.”