Ad un mese dall’uscita della beta del multiplayer di Call of Duty: Modern Warfare 3 è arrivato finalmente il momento di assaporarne a pieno la campagna single player. Una campagna dal sapore decisamente amaro, che ci ha lasciati con più domande che certezze per il futuro della saga legata alla Task Forse 141, la più amata dai fan del brand. Vi parliamo di tutti i dubbi e le perplessità che questa storia ci ha lasciato in questa nostra recensione della campagna single player di Call of Duty: Modern Warfare 3.
Makarov torna più cattivo che mai in Modern Warfare 3
Come ampiamente anticipato sia dalla campagna single player di Modern Warfare 2 che attraverso i diversi contenuti rilasciati durante l’anno, Makarov è tornato. Uno dei nemici più carismatici, folli e spietati della saga fa il suo ritorno in epoca moderna, servendosi di pericolose tecnologie attuali e pianificando un piano quasi perfetto.
“Quasi” perfetto appunto, perché la Task Force 141 capitanata dall’inarrestabile capitano John Price si farà trovare pronta per impedire che Makarov riesca a mettere in ginocchio l’intero Urzikstan, per la cui difesa il Comandante Farah Karim è disposta a tutto, risultando infatti l’unico personaggio dalla scrittura davvero credibile di questa campagna. Come preannunciato nell’evento estivo di Modern Warfare 2, Makarov entra in possesso di un gas letale che sarà l’epicentro di tutta la narrazione. La Task Force girerà tutto il globo terracqueo per impedirne il folle utilizzo che sterminerebbe milioni di persone.
Makarov stesso è un personaggio che è stato rivisto per Call of Duty: Modern Warfare 3 per risultare alla fine come un estremista follemente lucido, col vizio però di parlare un po’ troppo per frasi fatte e già ampiamente sentite in decine di film d’azione. Questi dettagli tendono a spogliarlo del carisma che abbiamo visto negli originali Modern Warfare e lo evidenziano più specificamente come un nemico dalla cattiveria sconfinata, senza dargli un giusto peso nella storia. Lo stesso sviluppo della trama lo mostra poche volte e sempre intento a passare per la gelida indomabile nemesi della Task Force, circondato da alleati disposti a qualsiasi cosa pur di soddisfare le sue richieste.
E la Task Force 141 che fa?
Per fortuna esiste il Capitano Price. Un personaggio scritto benissimo, in grado di coinvolgere il giocatore durante le (tantissime) cut scenes della campagna. Stoico, incazzato e sempre pronto all’azione. In tal senso Price e Farah riescono perfettamente nel comunicare quanta rabbia provino per quanto stia per succedere all’Urzikstan e quanto sia per loro vitale fermare Makarov e la sua follia.
Il percorso di trama per il resto procede in maniera piuttosto prevedibile, senza colpi di scena fino ad un finale col botto che ci ha lasciati con decine di domande ancora senza risposta. Voleremo da una parte all’altra del mondo, per attuare missioni top secret, tutto sotto il faro della prevedibilità. Non vivremo mai situazioni delle quali non prevediamo gli sviluppi finali, tutto scorre sempre come dovrebbe andare.
Ci ritroveremo a fare interrogatori di prim’ordine dalla scrittura però banale, senza scambi davvero violenti o psicologicamente profondi e difficili. Ciò che dovrebbe rivelarsi un interrogatorio lungo ore lo svolteremo in meno di 4 minuti, insomma: le premesse potevano anche rivelarsi buone, ma lo sviluppo resta incerto e saltuario. Del resto questa campagna ha una durata di sole 3 ore, che possono diventare quattro se ci concentriamo a girare le mappe che consentono più libertà di azione e casse sparse qua e là.
DLC o non DLC, questo è il dilemma
Se il comparto Multiplayer provato in beta di Modern Warfare 3 ci ha portati a pensare che si tratti a tutti gli effetti di un nuovo capitolo rispolverando i punti di forza della saga di Call of Duty rendendolo nuovamente rapido, adrenalinico e skill-based, è sulla campagna single player che sorgno i dubbi.
Partendo dalla durata stessa che si aggira attorno a sole 3 ore di gioco, fino ad arrivare ad un finale che interrompe improvvisamente la storia ed una scena post credit che aggiunge altri dubbi sul futuro della trama, la resa finale ci fa pensare che si tratti più di una prima parte di un doppio DLC rispetto ad un gioco a sé stante.
Il gameplay stesso va a prendere a mani basse da DMZ, proponendoci le cosiddette Open Combat Missions, che consentono maggior libertà d’azione al giocatore con mappe esplorabili all’interno delle quali possiamo trovare loot di diverso genere: armi migliorate, piastre per il giubbotto, killstreak ed equipaggiamenti. Sta quindi al giocatore la decisione di procedere mettendo a fuoco e fiamme l’intera area oppure agire in stealth mode, sebbene poi prima o poi finirà tutto ad armi spiegate uccidendo orde di Konni.
Insomma, un via libera all’iniziativa personale solo in termini di approccio, poiché poi la missione stessa deve obbligatoriamente seguire ogni obiettivo. Potrete decidere di lootare qualsiasi angolo della mappa, modificare il vostro equipaggiamento e testare ogni arma disponibile, ma la missione finirà comunque come previsto, senza variazioni in base alle vostre decisioni.
Gameplay, che meraviglia
Fortunatamente Call of Duty: Modern Warfare 3 si erge su un gunplay al limite della perfezione e questo pilastro si erge fiero anche nella campagna single player. Nulla di nuovo rispetto alla beta, ma è una goduria muoversi e sparare in maniera così fluida. Nessuna lentezza tra l’alternanza delle azioni, possiamo nuovamente scivolare e saltare in libertà.
Sebbene non siano state introdotte novità di spessore per quanto riguarda l’arsenale disponibile, la varietà ci consente comunque di evidenziare al meglio il nostro stile di gioco in ogni missione. Ritroveremo dunque gli stessi fucili d’assalto, fucili a pompa, mitragliatrici leggere e cecchini dei capitoli passati, tutti lootabili ma non modificabili nello specifico.
Per quel che riguarda le ambientazioni, Modern Warfare 3 ha generato numerose polemiche all’interno della community poiché spesso e volentieri sono stati riutilizzati gli stessi asset di Warzone e Warzone 2.0. Per una larga fetta della community è stata una scelta dettata dal poco impegno, mentre la teoria per la quale abbiamo deciso di optare noi è legata alla volontà stessa di Activision di creare un grande ecosistema che riesca a mantenere una sinergia tra tutte le modalità di gioco, portandole avanti in parallelo per farle coesistere in maniera coerente tra loro.
Un comparto grafico stranamente altalenante
Se in Modern Warfare 2 sono stati settati degli standard eccezionali, in questo nuovo capitolo abbiamo trovato il motore grafico un po’ altalenante, soprattutto durante le fasi “cinematiche” del gioco. In alcune di queste cutscenes infatti i personaggi appaiono stranamente non rifiniti a dovere e fuori-sincro rispetto al doppiaggio.
Durante la fase di gameplay, invece, il gioco regge benissimo anche nelle situazioni più “esplosive”. L’illuminazione magistrale ha saputo rendere giustizia soprattutto in ambientazioni buie e in siberia, dove ci è sembrato davvero di vivere una missione speciale in prima persona attraverso la nebbia e la neve dei boschi russi.
Abbiamo giocato Modern Warfare 3 su un PC che monta una GPU Nvidia GeForce RTX 3080 e un processore Intel Core i9-13900 e con questa configurazione e le impostazioni settate in “Estremo” il comparto tecnico regge meravigliosamente: non abbiamo mai notato alcun calo di frame o fastidiosi lag visivi.
In conclusione
In conclusione non c’è una vera e propria conclusione. Ci riserviamo di fornire un voto definitivo a Call of Duty: Modern Warfare 3 non appena avremo modo di approfondire a 360 gradi il comparto multiplayer, il vero pilastro di questa longeva saga. Per quel che riguarda la campagna single player ci saremmo aspettati decisamente di più, soprattutto considerato il materiale narrativo a disposizione, invece abbiamo vissuto 3 ore senza assistere ad un vero climax della storia. Le speranze sono dunque tutte proiettate verso il Day One effettivo di Call of Duty: Modern Warfare 3, quando avremo modo di analizzarne tutte le modalità.