Anche questa generazione di console vedrà, così come con Call of Duty: Black Ops Cold War anche con altre saghe dall’ormai consolidata cadenza annuale, il suo capitolo “ponte” tra old-gen e next-gen. Call of Duty: Black Ops Cold War è tuttavia il primo capitolo della saga a portarsi dietro una componente dal precedente episodio, stiamo parlando di Warzone, lasciando ad Infinity Ward il timone della modalità Battle-Royale che è riuscita far breccia nel cuore dei giocatori. Vediamo come si comporta il nuovo lavoro dei ragazzi di Treyarch.
Una fredda, freddissima guerra
Abbandonati gli scenari contemporanei di Call of Duty Modern Warfare, Call of Duty: Black Ops Cold War ci riporta agli anni ‘80, inseguendo lo strascico di quella 80’s wave che ha caratterizzato il mondo della cultura pop negli ultimi tempi. Il decennio della disco music, dell’esagerazione e dei neon viene tuttavia raccontato sotto una luce decisamente diversa, quella della guerra, fredda e spietata. Il conflitto che ha segnato anche il mondo dell’intrattenimento, quello tra i cattivissimi russi ed i liberi americani, a cavallo tra Vietnam e spionaggio, viene trasposto in Call of Duty: Black Ops Cold War attraverso una serie di eventi contorti ma classici, prevedibili per certi versi ma che riescono comunque a sorprendere. Nonostante sia ormai dimostrato che la maggior parte dei giocatori non si interessi minimamente alla campagna single player di Call of Duty, quella raccontata in Call of Duty: Black Ops Cold War è una storia accattivante che riprende le vicende direttamente dal primo Call of Duty: Black Ops. I più anziani riconosceranno infatti personaggi come Adler o Woods e ne potranno apprezzare il carisma ancora una volta. Call of Duty: Black Ops Cold War sembra essere il titolo delle “prime volte”, non rivoluziona lo svolgimento ludico o narrativo della campagna ma ci permette di creare il nostro personaggio, nulla di sconvolgente se non qualche parametro fondamentale come il colore della pelle, il sesso ed un accenno di background, lasciando anche ai giocatori la scelta di due perks in linea con il profilo psicologico del personaggio. Una piccolissima breccia in un modello che è rimasto chiuso, come la cortina di ferro, per anni e che si affaccia al dinamismo per la prima volta.
Call of Duty: Black Ops Cold War ci mette al centro di un conflitto silente come quello della guerra fredda, un conflitto che poche volte è arrivato sul campo di battaglia ma che è stato confinato nelle menti e nelle azioni di personaggi contorti, abili burattinai capaci di muovere i fili di intere società al fine di soverchiare l’avversario. Comincia così la nostra avventura in Call of Duty: Black Ops Cold War, nessuno ci acclamerà come eroi eppure dovremo salvare il mondo da una cospirazione sovietica senza precedenti.
Sorvolando sull’ormai rodato modello del team delle meraviglie capace di sbaragliare interi eserciti, Call of Duty: Black Ops Cold War vuole comunicare il conflitto in una maniera leggermente diversa da quanto visto nei titoli bellici. Attenzione, non mancheranno comunque le esplosioni spettacolari, gli inseguimenti adrenalinici e quella spettacolarità hollywoodiana che marchia il titolo di Activision con una grossa ed esplosiva bandiera americana ma, una volta soddisfatta la fame di action alla Bruce Willis, Call of Duty: Black Ops Cold War si ferma e dipinge un conflitto fatto di alleanze incerte, paranoie, cospirazioni e spionaggio, mettendo nelle mani del giocatore un ventaglio di situazioni completamente dinamiche.
Per la prima volta saremo, di fatto, chiamati a fare delle scelte di fronte a dei bivi narrativi capaci di influenzare il resto del titolo, siano esse decisioni che andranno a sbloccare missioni secondarie oppure la scelta su come e quando salvare il mondo. Call of Duty: Black Ops Cold War è infatti un titolo dai multipli finali ma, al di là dell’epilogo, saranno diverse le scelte che ci ritroveremo a compiere e le conseguenze di tali scelte avranno delle ripercussioni più o meno incisive.
Rush B?
Lasciamo il conflitto “storico” per andare a combattere con altri disperati come noi, è ormai chiara la direzione di Activision per quel che riguarda il comparto multigiocatore di Call of Duty. La modalità Warzone, ormai consolidata e affermata nel mondo del gaming, è stata lasciata in mano ad Infinity Ward e quindi ha davvero poco senso andarla ad analizzare in questa sede, passiamo dunque a multigiocatore classico, quello fatto di partite, round e mappe da scoprire. Già dai tempi della prima beta abbiamo apprezzato infinitamente il feedback delle armi in Call of Duty: Black Ops Cold War, una sensazione di solidità e concretezza che sembra davvero voler comunicare quanto “dure” fossero le armi di una volta, nessun aiuto elettronico o futuristico a darci una mano, occhio svelto e grilletto veloce, insieme a tanti perks saranno le armi a nostra disposizione. Il time-to-kill forse leggermente troppo elevato concede troppo respiro a quelle armi capaci di uccidere in un solo colpo, creando un leggero sbilanciamento, almeno nelle modalità non-veterano che potrebbe aver spinto troppo in là il tempo di uccisione in relazione alla velocità di gioco. Le modalità classiche sono oramai una di quelle certezze sulle quali non spendiamo troppo tempo, modalità come Deathmatch a Squadre, Dominio o Cerca e Distruggi vanno a costituire quel pilastro sul quale possiamo sempre contare. Le nuove modalità, come Assalto e Dirty Bomb si sono invece rivelate piacevolmente sorprendenti, strategiche al punto giusto e danno finalmente un peso a quella che è la vita del singolo giocatore.
Ancora acerbo invece il supporto che arriverà comunque gratuitamente, soltanto sei le mappe presenti al lancio, tutte interessanti e con dei punti molto strategici in qualsiasi modalità, restano comunque poche in termini di quantità ma chissà, conoscendo l’evoluzione dei Call of Duty in genere, potremo aspettarci qualche sorpresina a breve termine.
Anche in Call of Duty: Black Ops Cold War ci ritroveremo a combattere i famigerati Zombie nell’omonima modalità. In questo caso non possiamo parlare di rivoluzione, Call of Duty: Black Ops Cold War si limita a svecchiare e rinfrescare una modalità per alcuni marginale ma per altri fondamentale unificando il sistema di progressione con quello del comparto multigiocatore online, in questo modo i cultori del multigiocatore che vorranno fare una passeggiata tra gli zombie non dovranno fare i conti con la pistolina livello 1 che spara palline di gomma ma potranno portarsi dietro i loadout da battaglia faticosamente costruiti a colpi di headshot con il mirino termico. Un modo per velocizzare le prime, forse troppo noiose e ripetitive, fasi della modalità Zombie che troverà un po’ di respiro e velocità in più.
Next-gen o old-gen?
Parlando di un titolo “ponte” tra due generazioni, Call of Duty: Black Ops Cold War è sicuramente infuenzato da uno sviluppo multiplo, almeno per quanto riguarda le console. La nostra prova è stata fatta con una fiammante RTX 3070 sotto al cofano di una macchina di fascia alta, in maniera tale da poter valutare il titolo in tutto il suo splendore, senza doverci troppo curare di quale versione faccia cosa. Call of Duty: Black Ops Cold War porta con sé un ventaglio veramente variegato di situazioni ed ambientazioni, il DLSS ed il Ray Tracing lavorano senza sosta, il primo per mitigare gli effetti di una resa grafica imponente, il secondo per trasmettere quel senso di realtà e dinamismo che hanno reso il Ray-Tracing una tecnologia così apprezzata nel mondo dei videogiochi. Qualche incertezza l’abbiamo notata durante le scene più aperte, qualche episodio di stuttering momentaneo che non riesce a scalfire minimamente le performance altrimenti inossidabili di un titolo stabile, concreto e capace di proporre degli scorci davvero interessanti. L’illuminazione è la chiave di tutto, dalle distese innevate della Russia alle strade bagnate di Berlino, Call of Duty: Black Ops Cold War è un titolo che punta sui riflessi e sulla qualità dei materiali come terreno, asfalto e calcinacci. Il senso di realismo è davvero imponente il tutto ampiamente al di sopra dei 60FPS.
Spostandoci nella modalità multigiocatore invece va a scomparire qualsiasi incertezza e, con gli stessi settaggi, ovvero ad Ultra sempre e comunque, veniamo catapultati al di sopra dei 130FPS per un’esperienza di gioco frenetica e responsiva. Unico consiglio per il multiplayer: disattivate il Ray-Tracing se volete godere di ogni singolo dei 144FPS riducendo al minimo i tempi di latenza del vostro monitor.
Se Call of Duty: Black Ops Cold War è un titolo “ponte” su console, per quanto riguarda la versione PC è il primo vero banco di prova delle RTX Serie 30 e, almeno in questo caso, la prova è stata ampiamente superata.
Versione Provata: PC
Configurazione:
GPU: Nvidia GeForce RTX3070
CPU: i9 9900K
RAM: 16GB 3200Mhz
Storage: SSD Samsung 970Evo Plus
La recensione in breve
Call of Duty: Black Ops Cold War rappresenta un ottimo inizio di generazione per Playstation 5 e Xbox Series X ed un buon banco di prova per le RTX Serie 30. Nessuna rivoluzione alla saga, una campagna sorprendentemente innovativa ma che continua a fare il suo compitino ed un comparto multigiocatore che osa in alcune modalità, pur in maniera incerta, e ripiega nella solidità del pacchetto classico. Il trend di Call of Duty è sicuramente in salita rispetto agli anni precedenti e Call of Duty: Black Ops Cold War non fa che confermare una curva qualitativa volta verso l’alto.
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Voto Game-Experience